Correva l'anno 2002 e Sergio Romano, sulle colonne del Corriere scriveva:..."Vorremmo che la magistratura fosse sobria, severa, riservata, solenne.
Crediamo che abbia il diritto di difendersi contro le interferenze del
potere esecutivo, soprattutto quando sembrano dettate da interessi
personali. Ma crediamo che possa farlo con maggiore efficacia e
credibilità servendosi esclusivamente dei formidabili strumenti di cui
dispone: sentenze, ordinanze, conflitti di competenza. Non ci piace che
l' apertura dell' anno giudiziario venga usata per inscenare
manifestazioni e pronunciare discorsi contro il governo e il
Parlamento. Qualcuno potrebbe osservare che un procuratore è
personalmente coinvolto nei suoi processi e ha un legittimo interesse a
difendere in pubblico il buon fondamento delle sue iniziative
giudiziarie. Forse. Ma a noi sembra che questa facoltà possa essergli
riconosciuta soltanto se ammette che la sua funzione, quando non anche
la sua carriera, deve essere nettamente distinta da quella del
magistrato giudicante. Non ci piace che la magistratura si consideri
«potere», ma si comporti spesso come un ordine professionale o
addirittura come una organizzazione sindacale. Non ci piace che un
magistrato cerchi di usare la stampa per i suoi fini, scriva libri
autobiografici, lasci la carriera per entrare in politica e lasci la
politica per tornare in carriera. Non abbiamo nulla contro Elena
Paciotti, già presidente della Associazione nazionale magistrati, ma ci
sembra che la sua candidatura al Parlamento di Strasburgo getti un'
ombra sulla credibilità della sua attività precedente. I pronunciamenti
di alcuni procuratori di fronte alle telecamere ci sono parsi
incompatibili con la funzione dell' Ordine giudiziario. La pubblica
«svestizione» di Antonio Di Pietro in un' aula di tribunale e i servizi
fotografici sugli svaghi domestici di Borrelli ci sono parsi una offesa
alla dignità della loro funzione. Ordine o potere, la magistratura è
tanto più autorevole quanto più appare estranea alle passioni, alla
vanità e alle civetterie degli uomini che deve giudicare. Ecco alcune
delle riflessioni suggerite dalle vicende degli scorsi giorni. Sappiamo
che concernono soltanto alcuni magistrati.
Ci scusiamo con gli altri.
Sergio Romano"evidentemente qualcosa che non va c'è, eccome se c'è!Buona lettura