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PD: anno bisesto anno funesto!


Solo poche settimane fa, il  segretario del Partito democratico, Walter Veltroni, commentando i risultati delle elezioni provinciali in Trentino, dichiarava:” … anche nel nostro Paese il clima sta cambiando”. Per Veltroni i risultati del Trentino erano « un dato che deve far riflettere e che si inserisce in un mutato clima politico e sociale dell'Italia nei confronti del governo Berlusconi». Qualcuno aggiungeva che il vento stava cambiando e, in effetti, aveva ragione e il vento cambiava, si rafforzava e volgeva a tempesta. Una tempesta elettorale, ma anche, giudiziaria. Una tempesta che in poche settimane ha colpito gli eredi dei paladini della questione morale con inchieste, arresti, indagini e via discorrendo. Le elezioni in Abruzzo hanno segnato il tracollo del PD ed il rafforzamento esponenziale del nemico-alleato dell’IDV, Antonio Di Pietro. I giornali, già prima dell’apertura delle urne, individuavano prontamente chi sarebbe stato lo sconfitto a prescindere dai risultati: Veltroni. Così è stato ed è inutile ed infantile andare a scomodare, per alleviare l’amaro gusto della sconfitta, i dati dell’astensionismo perché, del resto, la storia insegna che il centrodestra ha sempre, salvo eccezioni, vinto con una partecipazione alta dell’elettorato. E’ vero, l’astensionismo in Abruzzo deve far riflettere e, probabilmente, Veltroni ha ragione quando afferma che "c'è malessere, stanchezza e critica, anche nei nostri confronti. Dobbiamo fare di più sulla strada della moralizzazione della vita pubblica e sulla questione etica. Bisogna intervenire con grande determinazione. Meglio pagare un prezzo elettorale subito ma garantire un futuro al riformismo e al Pd senza comprometterlo". Il prezzo elettorale è stato pagato ma temiamo sia solo l’inizio perché quel malessere di cui parla il Segretario del PD è più di un semplice malessere, è un senso generalizzato di nausea con crampi allo stomaco tali da richiedere un antiemetico. Un senso di nausea generato da tante belle parole ma da fatti che le smentiscono. L’elettorato, il popolo in genere, è stanco. Stanco dei comportamenti di coloro che dovrebbero rappresentarne e diffendere gli interessi ma che, alla prova dei fatti, dimostrano di avere a cuore solo il proprio tornaconto personale e il mero esercizio del potere fine a se stesso e teso al proprio consolidamento. Fa bene Veltroni a preoccuparsi e a chiedere uno sforzo maggiore sulla strada del rinnovamento morale ma la sua è impresa ardua ma anche stimolante. Ma questa è pura teoria, la pratica dice che il Segretario del PD non ha azzeccato una mossa dalla sua discesa in campo in pompa magna. Era venuto per suonare ma continua ad essere suonato. Il nemico, poi, non è alieno, è un nemico tangibile e concreto, un nemico tutto interno al PD. Un nemico frutto della presunzione del volere mettere insieme elementi totalmente estranei e lontani per cultura e, la sempre presente, ideologia di fondo. Un nemico che non porta un nome ma tanti nomi, un nemico infido che non aspetta altro che la capitolazione del Segretario. E’ inutile continuare a fare riunioni davanti al caminetto del loft in cerca della quadra, bisogna dissipare tutti gli equivoci di fondo, bisogna azzerare la classe dirigente perché un partito che nasce con la velleità di essere il nuovo della politica non può presentarsi con, sempre e solo, le solite facce. Non serve mostrare quei pochi volti nuovi per ridare verginità ad un partito che nasce male, un partito senz’anima e neanche bello. Un partito in cui i compromessi sono all’ordine del giorno, un partito che, per dirla con Di Pietro, non è né carne né pesce. L’ibridismo democratico non paga e rafforza l’IdV. Il 2008 si avvia a conclusione, per fortuna, ma il 2009 sarà un anno pieno di rischi per Veltroni ed il PD. I primi sei mesi saranno mesi di campagna elettorale, si inizierà, probabilmente, con le elezioni regionali in Sardegna poi si andrà avanti sino alle elezioni Europee. Insomma, per Veltroni l’anno nuovo porterà nuove sofferenze e, probabilmente, l’avverarsi del suo sogno: l’Africa. Il tornado abruzzese è passato ma gli effetti della devastazione nel campo democratico sono ancora evidenti e si dovrà lavorare molto per ricostruire dalle fondamenta un partito nato morto. Largo ai giovani, alle forze fresche e non coinvolte nel sistema, forze che ancora guardano alla politica come servizio alla collettività e non come collettività al servizio dei politici. E’ arrivato il momento dei fatti, basta con le belle parole e i buoni propositi. La politica, in generale, deve tornare al suo ruolo naturale: essere esempio per la collettività. Esempio positivo s’intende!