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Direzione nazionale PD: parole,parole,parole...


Il gran giorno è arrivato, Veltroni ha riunito i vertici nazionali del PD per cercare di dare un’anima ed una strada da percorrere al Partito nato dal connubio, forzato, degli eredi del glorioso PCI e di quelli del “biancofiore” democristiano. La riunione odierna era vista da molti come la resa dei conti dopo i continui, con la sola eccezione delle elezioni provinciali del Trentino, insuccessi elettorali e l’apertura di numerose inchieste giudiziarie in cui sono stati coinvolti esponenti di rilievo del PD.  Le diverse anime del partito si sono ritrovate a Roma per cercare di far quadrare i conti, per capire il perché dell’astensionismo in Abruzzo, il perché il Paese non capisca e non abbia capito il progetto democratico w per ritrovare unità e dare più forza alla leadership Veltroniana. Una leadership traballante. Dalla riunione odierna tutti, militanti e non, si aspettavano risposte sul futuro del partito, si aspettavano progetti concreti e primi, timidi, segnali di cambiamento ma, come era facile da prevedere, sono arrivate , sempre e solo, le solite belle frasi sulla bellezza del PD, sul suo essere la novità della politica italiana, le consuete provocazioni al principale esponente dello schieramento avverso definendolo inadatto a governare il Paese, qualche distinguo sull’alleato, ma anche ex, Di Pietro, sulla serietà morale, se la suona e se la canta da solo, del PD e i tanti bei progetti sul futuro del Paese. Veltroni ha fatto ciò che è in grado di fare: parlare, parlare, parlare.  Ha criticato, auspicandone la fine, il berlusconismo, per lui il futuro del Paese sara diverso è democratico, l’Italia “sarà un paese senza il berlusconismo, che nonostante le apparenze è un modello culturale, prima ancora che economico e politico, che inevitabilmente volge al tramonto.” Questa è l’illusione democratica, un’illusione che nasce dal desiderio recondito di eliminazione, politica, dell’avversario. Un avversario che, nonostante le tante campagne pseudo militari contro di lui, ha dimostrato che la sua capacità di attrarre il consenso è nettamente superiore a quella degli avversari. Un consenso che, in contrasto con le convinzioni dei benpensanti di sinistra, nasce dall’idea che Berlusconi rappresenta: lo Stato liberale. Uno Stato al servizio dei cittadini, uno Stato snello ed efficiente, uno Stato che non sia vessatore e omnipervasivo. Uno Stato che risponda alle vere esigenze, uno Stato che non sia dispensatore di ricchezza ma fonte di opportunità. Insomma, l’esatto contrario di ciò che regna nella mente e nella cultura del centrosinistra. Non serve fare inutili paragoni con Obama e il Partito Democratico americano, il PD italiano nasce dal tentativo di crearsi una sorta di nuova verginità da parte di partiti che hanno fatto il loro tempo e che sentivano la necessità, come ribadisce Veltroni, di rinnovarsi.” Il Partito Democratico è nato per rinnovare la politica, per restituirle dignità, credibilità, autorevolezza. Per liberarla da queste degenerazioni: non per ereditarle, non per farle sue. Il Partito Democratico fa parte della soluzione, non del problema.” Ma Veltroni aggiunge che il suo disegno per il partito democratico è rivolto al futuro e, anzi, ribadisce che”Il Partito Democratico invece è nato per abitare il futuro. Per essere la vela con la quale l’Italia può prendere il vento nuovo: quel vento democratico che oggi sembra essere l’unica energia che può portare il mondo fuori dalla crisi.” Ma poi, giustamente, pensando all’ibrido a cui ha dato vita o, per dirla con le parole di Massimo D’alema, “amalgama mal riuscita” dice:”Potremmo ritrovarci in un Paese che non riconosciamo. Migliore o peggiore: dipenderà anche da noi, da cosa decideremo di fare e prima ancora di essere”. Ecco, il problema è capire cosa il PD voglia essere ma dall’intervento odierno ancora non è ben chiaro questo concetto. Appare chiaro solo il solito presuntuoso modo di porsi, un modo altezzoso e privo di umiltà che li porta sempre a guardare il prossimo dall'alto in basso, sprezzanti.  Ancora, nel suo intervento odierno, apertosi con una pagina più degna del melodramma che della politica, Veltroni ha parlato di disagio sociale, di tutti coloro che vivono in gravi difficoltà economiche, ha parlato della necessità di ridurre i costi della politica, della necessità di trasparenza nei partiti, insomma di tante belle cose che, però, sono il sunto delle cose che il cittadino italiano sente dalle origini della Repubblica. La differenza sostanziale sta nel fatto che ai i Padri della Repubblica quelle parole nascevano dal cuore e dal loro amore per la Patria mentre per i politici attuali quelle parole sembrano scaturire da ragionamenti opportunistici e di convenienza. Ricco di spunti è stato l’intervento di Adinolfi che, in compagnia di una decina di coraggiosi, ha presentato un documento in cui, prendendo atto delle difficoltà del partito e individuandone le cause (Le sue difficoltà si riassumono nella distanza fra le intenzioni di rinnovamento, democrazia, partecipazione alla base del progetto originario ed effettiva costruzione del partito dalle primarie del 2007 ad oggi.) , chiede “che oggi il PD riparta da quelle intenzioni, offrendo ai propri elettori garanzie capaci di ricostruire un rapporto fortemente compromesso: le persone affezionate alle sorti della sinistra in Italia si sentono travolte e spaesate e percepiscono come sempre piú ampia la distanza tra fiducia accordata un anno fa e immagine attuale del partito: apatico, inefficace, governato da egoismi e dissensi personali e di corrente. Non è questo il PD per il quale hanno votato, non è quello che doveva e deve essere. Il PD non deve essere un cappello di rinnovamento appoggiato su strutture, meccanismi e politiche ereditate da altri partiti, altre storie, altri tempi. Non deve essere un organismo ancora centralista e sempre meno democratico. Non deve essere la ripetizione di schemi anacronistici e perdenti. Se oggi c’è una questione morale nel PD, è quella di far bene, democraticamente, una politica di sinistra, raccogliendo il consenso degli elettori grazie a un progetto efficace e vincente: è la cattiva politica ad alimentare la corruzione, è quella buona a tenerla lontana.”. E a nulla serve la chiosa finale del Segretario che conclude il suo intervento dicendo che “Oggi la sfida è quella di riprendere un percorso innovativo, da decenni interrotto. E non abbiamo molto tempo. Dando vita al Partito Democratico, abbiamo alimentato grandi aspettative, abbiamo suscitato una speranza nuova. Ora, abbiamo il dovere di non deludere.”. E’ vero, la speranza era stata suscitata ma purtroppo non si è riusciti ad evitare la delusione e non basta prendere le distanze da coloro che, ferma restando la presunzione d'innocenza, sono incappati nella rete di solerti magistrati per poter affermare categoricamente che il PD è un partito di gente perbene. Nessuno lo mette in dubbio ma sta ad altri affermarlo, sulla base di fatti concreti. Il giudice ed il giudicato non possono coincidere. Del resto, in passato, questo film è stato già visto e da quel film qualcuno ha tratto giovamento ed è uscito indenne da una trama spesso basata su teoremi e congetture. Se per tanti il teorema del " non poteva non sapere"è stata la causa della loro scomparsa dalla scena politica per lo stesso teorema, o forse per la legge del contrappasso, altri ancora potrebbero subire la stessa sorte. Rimane una speranza, quella che nutre L'Italia intera, la speranza che, dopo aver visto una classe politica impegnata nel tentativo di conquista di una banca, chiamata in causa dalla magistratura per vicenda di appalti e favori ad amici generosi, si torni ad una politica che abbia come unico obiettivo non la conquista ed il mantenimento del potere ad ogni costo ma il bene comune: la Patria e tutto ciò che essa rappresenta. Una politica seria e concreta fatta da uomini che si lasciano guidare dal credo kantiano "il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me". Una politica capace di guidare la collettività con la forza dell'esempio e della concretezza. È finito il tempo delle parole, adesso i cittadini tutti e non solo gli elettori del PD chiedono fatti concreti e un bel bagno d'umiltà. Un bagno d’umiltà per tutti, segretario compreso, che porti a serie riflessioni e ad una sana autocritica. Si può fare!