Creato da: diegosabry il 11/01/2007
spsicologo nella scuola risponde umberto galimberti

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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 11 Gennaio 2007 da diegosabry

Il disagio scolasticoScrive Freud nel 1909: "La scuola non deve
mai dimenticare di avere a che fare con individui ancora immaturi, ai quali non
è lecito negare il diritto di indugiare in determinate fasi, seppur sgradevoli,
dello sviluppo. Essa non deve assumere la prerogativa di inesorabilità propria
della vita, non deve voler essere più che un gioco di vita"

Risponde Umberto Galimberti


Come può un insegnante influenzare in modo positivo gli alunni?
Ed ecco che in risposta a questa domanda, propone lo psicologo come risolutore
di ogni guaio. Peccato che è da più di 10 anni che lo psicologo "aiuta" la
scuola, ma non si riescono ancora a vedere cambiamenti positivi. Gli interventi
degli "esperti" nella scuola, nonostante i pessimi e nulli risultati, stanno
diventando istituzionali pur essendosi presentati all'origine come
"facoltativi". Attraverso test somministrati ai ragazzi (anche all'insaputa dei
genitori e con il benestare di alcuni insegnanti) sono state create statistiche,
disturbi e malattie inesistenti che etichettano i nostri ragazzi e li rendono
loro potenziali clienti. Gli "esperti" ormai sono approdati in ogni tipo di
scuola, dalla materna alle scuole medie superiori. I nostri figli vengono
"testati" in nome dell'aiuto e in parte consigliati di andare a colloquio con lo
psicologo, a volte anche con i loro genitori. Quanti clienti potenziali si
procacciano questi "esperti"? Quale aiuto reale ed efficace è stato dato fino a
oggi? Nella scuola media superiore nella quale io insegno, di ragazzi con reali
problemi ce ne sono pochissimi (se mai ce ne sono!). Grazie a un progetto già
inserito nel P.O.F. e approvato dal collegio docenti, nelle classi di prima
liceo con consiglio di classe accondiscendente, lo psicologo affiancherà
l'insegnante durante i primi 15 giorni di scuola per individuare la figura
leader della classe attraverso test e osservazione diretta; quindi, in base al
giudizio dello psicologo, l'insegnante agirà. Inizialmente gli psicologi si sono
inseriti nella scuola per aiutare e limitare la "dispersione scolastica". Visto
il fallimento della loro iniziativa si ripropongono in "accoglienza" per la
formazione classi e individuazione leader del gruppo. Io non ci sto! La figura
dell'insegnante, grazie a questi tipi di interventi, sta decadendo; la nostra
responsabilità di bravi insegnanti viene delegata al giudizio di questi
personaggi. Noi insegnanti possiamo aiutare i nostri ragazzi utilizzando una
buona comunicazione e fornendo gli strumenti per riuscire a studiare con
successo, utilizzando una corretta ed efficace metodologia. Marilena Zuccheri
Sono d'accordo con lei che a scuola basterebbero gli insegnanti. Ma sarebbe
necessario che questi insegnanti, prima di essere assunti nella scuola, fossero
sottoposti a un test di personalità per verificare innanzitutto che non abbiano
gravi patologie e poi, in assenza di queste, che non abbiano rigidità
caratteriali, sfondi marcatamente depressivi (dico questo perché da un'inchiesta
condotta qualche anno fa da L'espresso risulta che la categoria degli insegnanti
è quella che fa maggior uso di psicofarmaci), che, oltre a conoscere la materia,
abbiano buona capacità comunicative ed empatiche, perché tutti sappiamo che
chiunque, e in modo particolare lo studente, non impegna la volontà all'infuori
dell'interesse, che l'interesse non esiste al di fuori del legame emotivo, che
il legame emotivo non si costituisce quando il rapporto tra insegnante e
studente è un rapporto di reciproca diffidenza, quando non di assoluta
incomprensione. Non ho mai capito perché se uno è alto un metro e cinquanta non
può fare il corazziere, mentre un laureato senza alcuna delle qualità sopra
elencate, e magari senza alcuna inclinazione all'educazione degli adolescenti,
possa fare l'insegnante. Ma così è. E allora, per risolvere il problema della
demotivazione degli studenti, che ogni giorno vanno in classe come si può andare
a messa quando non si crede in Dio, si è pensato di introdurre nelle scuole gli
psicologi che, concordo con lei, sono di scarsa utilità, perché le loro parole,
per sagge e confortanti che possano essere, non hanno mai il valore di una
parola d'aiuto e di sostegno che provenga da chi ha il potere di promuovere o
bocciare, ossia di riconoscere o misconoscere la personalità dello studente che,
a partire del voto o dal giudizio, costruisce l'autostima o la disistima di sé.
A riprova di tutto ciò prendiamo il caso di quei ragazzi che a scuola, in
presenza dell'insegnante, hanno preso a calci un loro compagno down. Come ha
reagito il corpo insegnante riunito in consiglio di classe? Con una punizione
definita "esemplare", che è stata poi quella di sospendere i ragazzi per
l'intero anno scolastico, privandoli della possibilità di essere rieducati dopo
un evidente fallimento educativo, dal momento che gli insegnanti che si sono
succeduti in quella classe non si sono neppure accorti che quei ragazzi non
disponevano neppure dei fondamentali della convivenza umana. Se la scuola si
limita (quando ci riesce) a "istruire" e si esonera dall'"educare", perché sono
gli insegnanti stessi a dire che non sono chiamati a fare gli psicologi, ma è
già tanto quello che fanno per 1500 euro al mese, allora ben vengano gli
psicologi e ancor meglio i consulenti filosofici (più aperti degli psicologi),
non per accaparrarsi futuri clienti, ma per soccorrere il disagio giovanile, che
non è causato dalla scuola, ma a cui la scuola fa davvero ben poco per porre
rimedio.

 
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