Il mezzo e il fine

UNA ROSA (1992)


Andai nei boschi, sperando di gustare della pace profonda che spesso vi trapela.La si vive ascoltando il silenzio. La luce della sera filtrava, smorzata, attraverso lefoglie, rischiarando un lago perduto, sconosciuto all'occhio dell'uomo.Mi avvicinai.Una nebbia leggera diffondeva da quel lago, che pareva immerso in una stasi irreale,quasi dimenticato dal tempo.Mi colse un timore profondo, impalpabile: forse la consapevolezza di troncare la magiadi quel luogo, forse la paura di porre fine ad un'amicizia nata lì, quasi per caso.Mi feci coraggio e sedetti su una sponda, a fissare il riflesso della luna, che sola osavaspecchiarsi in quella pace. Al centro del lago, sospesa sull'acqua, giaceva una rosa.Era lì, mai osservata, mai coltivata, mai vissuta.Pure, era recisa: il lungo stelo troncato di netto.Pensai a lungo, nella speranza di chiarirmi l'arcano mistero.Pensai di coglierla, ma la vidi tremare all'idea: fu solo un soffio di vento?Pensai che osservandola meglio, sarebbe potuta nascere un'amicizia, forse un segretoda noi soltanto vissuto, ma la nebbia s'alzò,  e ne celò  la vista.Pensai che forse potevo sentirla vibrare, ma non un fremito raggiunse la mia pelle.Pensai di tendere l'udito, ed una nota soave sbocciò dal cento del lago; poi di nuovo il silenzio.Rimasi lì, legato ad una storia vissuta da me soltanto.Poi mi alzai, pensai che quella rosa dovesse restare là,  incolta, inesplorata, non mia e di nessun altro ancora.E me ne andai.Percorrendo la strada del ritorno, sentii la rosa mormorare, e m'accorsi che la portavo dentro di me: ma la rosa è ancora là,  al centro del lago incantato, dimenticata dal tempo e non più  dall'uomo.