Il mezzo e il fine

Il mezzo e il fine.


Ho una macchina. Quando l'ho comprata l'ho voluta con i sedili in pelle. Squilla il telefono in questo momento.Mi sobbalza il cuore. Poi qualcuno risponde, io tendo orecchie e cuore e poi ricado, riprendo a respirare. Con circospezione... non è per me.Io sono nato in una città del centro-nord, ricca di palazzi e di storia. Tra migliaia di palazzi si snodano mille e più vie, incroci, milioni di finestre che la sera s'accendono di luci. Lì, in una di queste vie, c'è un palazzo.Sono sicuro che esiste ancora, ma non so dove sia, sebbene io ne conosca l'indirizzo. In quel palazzo, ventisette anni fa, è stato attaccato alla porta un fiocco blu. Quel fiocco blu sono io. E tutti voi. Ognuno di voi è nato in quel palazzo ventisette anni fa. Ma questo ancora non lo sapete.Scrivo questo libro per M., per quello che è stato, per ciò che è, per ciò che rappresenta. E lei leggerà questo libro.M. è una ragazza alta, semplice ed elegantissima.Sa camminare. Quando vedi la gente per strada pensi che tutti sappiano camminare: non è vero, camminano e basta.M. ha portamento, stile. E si veste di abiti semplici, che sono i più belli che abbia mai visto. Danza tra un negozio e l'altro, tra le vie. Pare che si muova sospesa nell'aria, ma non si può descrivere una fata.Dal sorriso alle gambe è la prova tangibile che Dio è un Artista.Lei è nata qui, dove vivo io ora. Ma non parlo d'una città...