Il mezzo e il fine

Liberi... di (non) intervenire.


[...] in quel momento nella sua corazza si era aperto uno spiraglio, una fessura minima nella quale io avrei potuto entrare. Una volta dentro avrei potuto fare come quei chiodi che si allargano appena entrano nel muro: a poco a poco si dilatano guadagnando un pò più di spazio. Mi sarei trasformata in un punto fermo nella sua vita. Per farlo avrei dovuto avere polso. Quando lei mi ha detto "devi proprio andartene" sarei dovuta rimanere. Avrei dovuto prendere una camera in un albergo lì vicino e tornare ogni giorno a bussare alla sua porta; insistere fino a trasformare quello spiraglio in un varco. Mancava pochissimo, lo sentivo. Invece non l'ho fatto: per vigliaccheria, pigrizia e falso senso del pudore ho obbedito al suo ordine.[...] Dietro la maschera della libertà spesso si nasconde la noncuranza, il desiderio di non essere coinvolti. C'è un confine sottilissimo, passarlo o non passarlo è questione di un attimo, di una decisione che si prende o non si prende; della sua importanza ti rendi conto soltanto quando l'attimo è trascorso. Solo allora ti penti, solo allora comprendi che in quel momento non ci doveva essere libertà ma intrusione: eri presente, avevi coscienza, da questa coscienza doveva nascere l'obbligo ad agire. L'amore non si addice ai pigri, per esistere nella sua pienezza alle volte richiede gesti precisi e forti. [...] S. Tamaro