Il mezzo e il fineE'un viaggio cominciato molti anni fa e sempre in corso... per ciò che è stato, per ciò che rappresenta. |
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« LA SCONOSCIUTA | Quando non si dice tutto » |
Andai nei boschi, sperando di gustare della pace profonda che spesso vi trapela. La si vive ascoltando il silenzio. La luce della sera filtrava, smorzata, attraverso le foglie, rischiarando un lago perduto, sconosciuto all'occhio dell'uomo. Mi avvicinai. Una nebbia leggera diffondeva da quel lago, che pareva immerso in una stasi irreale, quasi dimenticato dal tempo. Mi colse un timore profondo, impalpabile: forse la consapevolezza di troncare la magia di quel luogo, forse la paura di porre fine ad un'amicizia nata lì, quasi per caso. Mi feci coraggio e sedetti su una sponda, a fissare il riflesso della luna, che sola osava specchiarsi in quella pace. Al centro del lago, sospesa sull'acqua, giaceva una rosa. Era lì, mai osservata, mai coltivata, mai vissuta. Pure, era recisa: il lungo stelo troncato di netto. Pensai a lungo, nella speranza di chiarirmi l'arcano mistero. Pensai di coglierla, ma la vidi tremare all'idea: fu solo un soffio di vento? Pensai che osservandola meglio, sarebbe potuta nascere un'amicizia, forse un segreto da noi soltanto vissuto, ma la nebbia s'alzò, e ne celò la vista. Pensai che forse potevo sentirla vibrare, ma non un fremito raggiunse la mia pelle. Pensai di tendere l'udito, ed una nota soave sbocciò dal cento del lago; poi di nuovo il silenzio. Rimasi lì, legato ad una storia vissuta da me soltanto. Poi mi alzai, pensai che quella rosa dovesse restare là, incolta, inesplorata, non mia e di nessun altro ancora. E me ne andai. Percorrendo la strada del ritorno, sentii la rosa mormorare, e m'accorsi che la portavo dentro di me: ma la rosa è ancora là, al centro del lago incantato, dimenticata dal tempo e non più dall'uomo.
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