Il mezzo e il fine

E'un viaggio cominciato molti anni fa e sempre in corso... per ciò che è stato, per ciò che rappresenta.

 

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Una bustina di cracker

Post n°36 pubblicato il 08 Settembre 2010 da eclampsis

Entrò nel ristorante un uomo strano.
Era vestito di stracci e d'una antica cortesia, un modo di fare stranamente gentile che mal si accompagnava a ciò che indossava.
Lo fissavo dal mio tavolo, avevo interrotto il parlare... m'aveva rapito. Lo seguii dirigersi alla cassa.

Tesi l'orecchio.

In mezzo al frastuono del ristorante era impossibile sentirlo. Guardavo il mio cestino del pane.
Aveva pane, grissini e cracker imbustati.

La figura alla cassa era rimasta perplessa, senza dubbio a causa dell'inusitata cortesia dell'uomo.
Non chiedeva soldi: vidi il cassiere proporgli un biglietto da 10. L'uomo fece un sorriso gentilissimo e rifiutò con un gesto della mano.
Sembrava di sentirlo: "No, no. Davvero, la ringrazio... non voglio denaro. Ho fame, solo fame.
Se fosse così cortese da darmi due confezioni di cracker o qualche grissino... anche aperto... la ringrazio, davvero".

Il cassiere gli offrì di cenare con loro, lui rifiutò di nuovo: "mangio pochissimo ormai, non faccio complimenti, davvero...
Capisce, lo stomaco si ritira col tempo e chiede il giusto.. tanto per non far cadere le ossa..."

Il cassiere gli dette tre confezioni di cracker, ancora chiuse, e lo salutò... Rimase perplesso senza dubbio... quell'uomo scavato era cortese, più di mille clienti.
E colto. S'intuiva dai verbi, dal garbo, dalla scelta di vocaboli e gesti.

Uscì chinando leggermente il capo dalla scena di un teatro creato lì da lui, come per caso.
Io rimasi immobile a guardare il mio cestino del pane... fuori pioveva.
Qualche ragazzo adulava la ragazzina benvestita che portava a cena quella sera, con la quale si sarebbe fermato dopo a fare l'amore in qualche angolo remoto della città.
E fuori pioveva a dirotto...

Uscii dal locale col chiodo fisso di quell'uomo, entrato un momento nella mia vita ed uscito con garbo dalla vita di tutti noi.
Girando l'angolo per tornare alla macchina lo trovammo lì, riverso sul terreno, perso nell'acqua.
Chiamammo inutilmente un'ambulanza: il suo stomaco aveva smesso di chiedere cibo...

 
 
 

Incontro

Post n°34 pubblicato il 05 Ottobre 2009 da eclampsis

Un uomo e una donna s'incontrano per caso, lungo un marciapiede grigio d'una grande città. Gli occhi s'incontrano, si seguono, azzurri di lei, scuri di lui; incanto d'un lampo, lo sguardo li tiene,  l'uno e l'altra e la strada.


Un muro di rosso mattone sbiadito, una via e alberi e case in bianco e nero, mondo come di foto. Scatta la mente una serie di pose, dipinge a tratti la strada e resta sugli occhi di lei, sullo sguardo di lui. Le labbra, lo sguardo, le ciglia, le labbra ancora, uno sguardo fugace al corpo, poi di nuovo il volto e gli occhi, quegli occhi di mare e di pietra, di terra, non si perdono, non si staccano un attimo; poi s'incrociano, si sorpassano, l'occhio si tende in un angolo, cerca ancora la vista dell'una e dell'altro.

Varcano appena il confine, ruotano appena la testa l'uno verso l'altra, sempre allontanandosi, cercandosi.


Un destino li ha presi, posati sul mondo l'uno dell'altra, sono stati l'uno dell'altra, anche se solo un momento, l'uno gli occhi dell'altra, lui grigi-celesti spazi d'avorio, lei brulla terra fertile, d'antica memoria. Nessuna forza li costringe ad andare, forse solo un vago timore, o il sentore d'un breve ritardo nel lungo tempo della vita...

Un passo ancora e tornano, un uomo, una donna, nel mondo grigio d'una grande città.

 
 
 

perchè proprio in quell'istante? ...

Post n°33 pubblicato il 22 Settembre 2009 da eclampsis

"A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'é una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'é che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran.   Non si capisce
È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando
cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più."

 

Baricco

 
 
 

Riflessioni

Post n°32 pubblicato il 31 Agosto 2009 da eclampsis

Il valore che dai al tuo tempo, ai tuoi pensieri, alle tue cose in genere... è esattamente lo stesso valore che le altre persone ti riconosceranno. Quando sei disposto a dare molto, poco importa se e quanto quel tempo l'hai sudato...

...gli daranno sempre poco valore.

 
 
 

Nessun uomo è un'isola...

Post n°31 pubblicato il 28 Agosto 2009 da eclampsis

Nessun uomo è un'isola, intero in se stesso.

Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte della terra.
Se una zolla viene portata dall'onda del mare, l'Europa ne è diminuita, come se un promontorio fosse stato al suo posto, o una magione amica, o la tua stessa casa.

Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perchè io partecipo all'umanità.
E cosi non mandare mai a chiedere per chi suona la campana:
Essa suona per te.

J. Donne

 
 
 

L'attizzatoio

Post n°30 pubblicato il 05 Agosto 2009 da eclampsis

Una povera nonna allevava con molta fatica un nipotino rimasto orfano in tenera età.

Ma con l'andar del tempo si trovò di fronte ad una scoperta allarmante: il bambino aveva preso l'abitudine di rubare... Era un ladro!

Adoperò tutti i mezzi per combattere quella tendenza. Ma niente da fare: quel vizio ormai il bambino lo aveva nella pelle. Nè minacce né promesse sortivano alcun effetto.

A corto di risorse, la nonna gli minacciò un castigo terribile, se mai avesse dovuto ricadere anche una sola volta in quella colpa.

"Vedi questo attizzatoio?.. se ti colgo ancora a rubare, lo faccio arroventare nel fuoco e ti trapasso la mano da parte a parte".

Ma il bimbo tornò a rubare...

Arraffò dal logoro portafogli della nonna uno dei pochi biglietti e si precipitò a spenderlo.

Tornato che fu, la nonna, che già aveva scoperto il furto, gli afferrò le mani e lo trascinò in cucina. Poi impugnò l'attizzatoio, lo immerse nel carbone incandescente e stette ad aspettare che si arroventasse.

Il bambino contemplava smarrito quei preparativi insensati. Non riusciva a credere alla minaccia.

Era così convinto della bontà della nonna, da ritenerla incapace di un gesto tanto atroce.

Non ci poteva credere.

Ma ecco, la vecchia lo agguantò spingendolo presso il fornello, estrasse l'attizzatoio ormai incandescente.

Poi bruscamente allentò la presa, lo lasciò andare, e trapassò la propria mano da parte a parte.

Adesso il piccolo ladro è diventato un uomo.

Un uomo che non ruba. Piuttosto che metter la mano sulla roba che non gli appartine, se la farebbe bruciare.

 

 
 
 

Un uomo libero

Post n°29 pubblicato il 24 Luglio 2009 da eclampsis

Ero giovane. e mi sentivo forte.
Quella mattina di primavera uscii di casa e gridai:
"Io sono a disposizione di chi mi vuole. Chi mi prende?"
Mi lanciai sulla strada selciata.
Ritto sul suo cocchio, con la spada in mano e seguito da mille guerrieri, passava il Re.
"Ti prendo io al mio servizio", disse fermando il corteo, "e in compenso ti metterò a parte della mia potenza"
Ma io della sua potenza non sapevo che farmene.
E lo lasciai andare.
"Io sono a disposizione di tutti. Chi mi vuole?"...
Nel pomeriggio assolato, un vecchio pensieroso mi fermò e disse:
"Ti assumo io, per i miei affari. E ti compenserò a suon di rupie sonanti"
E cominciò a snocciolarmi le sue monete d'oro.
Ma io dei suoi quattrini non sapevo che farmene. E mi voltai dall'altra parte.
La sera arrivai nei pressi di un casolare.
Si affacciò una graziosa fanciulla e mi disse "Ti prendo io. E ti compenserò col mio sorriso".
Io rimasi perplesso. Quanto dura un sorriso?
Ma nel frattempo quello si spense e la fanciulla dileguò nell'ombra.
Passai la notte disteso sull'erba e al mattino ero madido di rugiada.
"Io sono a disposizione... Chi mi vuole?"...
Il sole scintillava già sulla sabbia, quando scorsi un fanciullo che, seduto sulla spiaggia,
giocava con tre conchiglie. Al vedermi alzò la testa e sorrise, come se mi riconoscesse.
"Ti prendo io" disse. "E in cambio non ti darò niente."
Accettai il contratto e cominciai a giocare con lui.
Alla gente che passava e chiedeva di me, rispondevo:
"Non posso. Sono impegnato"
E da quel giorno mi sentii un uomo libero...

 

Tagore (mi pare)

 
 
 

L'umanità ha bisogno di te

Post n°28 pubblicato il 23 Luglio 2009 da eclampsis

A F.  ...per F.

 

Se la nota dicesse:
non è una nota che fa la musica …
non ci sarebbero le sinfonie

Se la parola dicesse:
non è una parola che può fare una pagina …
non ci sarebbero i libri

Se la pietra dicesse:
non è una pietra che può alzare un muro …
non ci sarebbero le case

Se la goccia d'acqua dicesse:
non è una goccia d'acqua che può fare il fiume …
non ci sarebbe l'oceano

Se il chicco di grano dicesse:
non è un chicco di grano che può seminare il campo …
non ci sarebbe il pane

Se l'uomo dicesse:
non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità …
non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità nella terra degli uomini

Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco

L'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile

 

Michel Quoist

 
 
 

L'Amore

Post n°27 pubblicato il 21 Luglio 2009 da eclampsis

Nessuno è creato dalla Vita come sostegno per i vostri sogni, perché due occhi non sono fatti per guardare l’uno verso l’altro, ma entrambi verso la stessa direzione; diventando così ognuno luce per l’altro. Crescete comprendendo questo, e troverete, assieme a ciò che cercavate, anche ciò che non cercavate.

 

Ma dopo questo, non dubitate più. Se dubitate che sia Amore, infatti, già non è Amore. E non calcolate. Se calcolate i vostri passi, infatti, già non è Amore. Non appoggiatevi all’altro con tutto il vostro peso. Ma posatevi come un raggio di Sole su una foglia. E come una foglia accogliete l’altro raggio di Sole. Asciugate le vostre lacrime e senza timore concedete al vostro cuore questa luce e al vostro animo questo calore. Ma state attenti agli incanti! Perché i raggi di Sole non sono il Sole. Non riversate sull’altro tutta la vostra nostalgia di cielo: egli non è in grado di contenerlo, né mai voi potreste contenere il suo.

 

Non valutate l’altro per ciò che non potrebbe mai avere, o finirete per svalutare voi. E tutto questo non è Amore. Non precipitate l’uno dentro l’altro, ma tenendovi per mano camminate insieme.

Portate l’amato non al centro del vostro cuore, ma del suo, perché lì troverà anche il vostro, e insieme troverete il cuore al centro del cosmo.

Sarete sottoposti a molte prove, e spesso l’orgoglio vi chiederà di scegliere sé al posto dell’Amore. Ma non ritiratevi da queste battaglie, perché altre non ve ne sono di più utili per voi. Se vincerete, avrete vinto. Se perderete combattendo e affilando il cuore, avrete vinto. E quando il tempo vi avrà condotto fino a farvi decidere di fondere per sempre le vostre due vite, conoscerete quote più alte, ma anche la durezza di cadute mai pensate. E vedrete spesso andare in frantumi tutti i vostri sogni. Ma sarà allora che potrete dischiudere davvero le vostre ali.

 

 

Stefano Biavaschi

 
 
 

15 centesimi

Post n°26 pubblicato il 21 Luglio 2009 da eclampsis

Ai tempi in cui un gelato con sciroppo e frutta costava molto meno, un ragazzo di dieci anni entrò nel bar di un albergo e si sedette a un tavolo. Una cameriera mise un bicchiere di acqua davanti a lui.
"Quanto costa un gelato con sciroppo e frutta?".
"50 centesimi" replicò la cameriera.
Il ragazzino tirò fuori la mano dalla tasca ed esaminò il numero di monete che aveva.
"Quanto costa una porzione di gelato normale?" s'informò.
Alcune persone stavano cercando un tavolo e la cameriera era un po' impaziente.
"35 centesimi" disse bruscamente.
Il ragazzino contò ancora le monete. "Prendo il gelato normale" disse.
La cameriera portò il gelato, mise il conto sul tavolo e se ne andò. Il ragazzo finì il gelato, pagò al cassiere e se ne andò. Quando la cameriera ritornò, iniziò a pulire il tavolo e rimase di stucco per quello che vide. Accanto al piatto vuoto, messi ordinatamente, c'erano 15 centesimi, la sua mancia.

 

L'autore non sono io.. ma non ricordo chi sia.
Sorry...

 
 
 

IL MONACO E LA PROSTITUTA

Post n°23 pubblicato il 15 Luglio 2009 da eclampsis

Nelle vicinanze del tempio di Shiva viveva un monaco. Nella casa di fronte alla sua, abitava una prostituta. Osservando la quantità di uomini che le facevano visita, il monaco decise di chiamarla.

"Siete una grande peccatrice," disse rimproverandola. "Disonorate Dio tutti i giorni e tutte le notti. Non pensate di essere capace di smettere e di iniziare a riflettere sulla vostra vita dopo la morte?"

La povera donna fu molto scossa dalle parole del monaco; con sincero pentimento pregò Dio, implorandone il perdono. Chiese inoltre che l'Onnipotente le facesse trovare un nuovo modo di guadagnarsi da vivere.

Ma non trovò nessun lavoro. E, dopo una settimana di fame, tornò a prostituirsi.

Ogni volta, però, che consegnava il proprio corpo a un estraneo, pregava il Signore e chiedeva perdono.

Il monaco, irritato perché il suo consiglio non aveva prodotto alcun effetto, pensò fra sé e sé:

"D'ora in poi conterò quanti uomini entrano in quella casa - fino al giorno della morte di questa peccatrice."

E da quel giorno egli non fece altro che sorvegliare la vita della prostituta: ad ogni uomo che entrava, metteva una pietra su un mucchio.

Dopo un certo tempo, il monaco chiamò di nuovo la prostituta e le disse:

"Vedete questo mucchio di pietre? Ogni sua pietra rappresenta uno dei peccati mortali che avete commesso, anche dopo i miei avvertimenti. Ora vi ripeto: state attenta alle cattive azioni!"

La donna cominciò a tremare, rendendosi conto di quanto fossero enormi i suoi peccati. Tornando a casa, versò lacrime di sincero pentimento, pregando:

"Oh Signore, quand'è che la Vostra Misericordia mi libererà da questa miserabile vita che conduco?"

La sua preghiera fu ascoltata. Quello stesso giorno l'angelo della morte passò per la sua casa e la portò via. Per volontà di Dio, l'angelo attraversò la strada e portò via con sé anche il monaco.

L'anima della prostituta salì immediatamente in cielo, mentre i demoni portarono il monaco all'inferno. Quando s'incrociarono a metà del cammino, il monaco vide ciò che stava accadendo ed esclamò:

"Oh Signore, è questa la Tua giustizia? Io, che ho passato la vita in devozione e povertà, ora vengo portato all'inferno, mentre questa prostituta, che ha vissuto in continuo peccato, sta salendo in cielo!"

Udendo queste parole, uno degli angeli rispose:

"I disegni di Dio sono sempre giusti. Tu pensavi che l'amore di Dio si riassumesse nel giudicare il comportamento del prossimo. Mentre tu ti riempivi il cuore con l'impurità del peccato altrui, questa donna pregava con fervore giorno e notte. La sua anima è divenuta tanto leggera, dopo aver tanto pianto, che possiamo portarla fino in Paradiso. La tua anima si è tanto appesantita di pietre che non riusciamo a farla salire lassù."

 

P. Coelho

 

 
 
 

Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 14 Luglio 2009 da eclampsis
Foto di eclampsis

 
 
 

Tempo...

Post n°19 pubblicato il 24 Luglio 2007 da eclampsis

Prenditi tempo per pensare

perché questa è la vera forza dell’uomo.

Prenditi tempo per leggere

perché questa è la vera base della saggezza.

Prenditi tempo per pregare

perché questo è il maggior potere sulla terra.

Prenditi tempo per amare ed essere amato

perché questo è il cammino della felicità.

Prenditi tempo per ridere

perché il riso è la musica dell’anima.

Prenditi tempo per dare

perché il giorno è troppo corto
per essere egoisti.



Pablo Neruda

 
 
 

SE...

Post n°18 pubblicato il 20 Luglio 2007 da eclampsis

Se riuscirai a non perdere la testa quando tutti
la perdono intorno a te, addossandoti la colpa;
se riuscirai ad avere fede in te quando tutti ne dubitano,
mettendo in conto anche il loro dubitare;
se riuscirai ad attendere senza stancarti dell’attesa, 
se calunniato, non perderai tempo con le calunnie;
se odiato saprai non odiare senza atteggiarti a buono e saggio;

se riuscirai a sognare senza che il sogno sia il tuo padrone;
se riuscirai a pensare senza che il pensiero sia il tuo scopo,
se riuscirai ad affrontare il successo e la sconfitta
trattando questi due impostori allo stesso modo;
se riuscirai ad ascoltare la tua verità
distorta da furfanti per intrappolarvi gli ingenui,
o a veder crollare le cose per cui desti la vita
e chinarti a raccoglierle con i tuoi logori arnesi.

se riuscirai ad accumulare le tue vincite
e giocarle e perderle e ricominciare tutto daccapo, 
senza una parola di stizza o di rimpianto;
se riuscirai a tendere cuori, nervi e muscoli, 
benché sfiniti, a servire i tuoi scopi,
e a tener duro quando in te non resta più niente
tranne la forza di dire “resisti!”

se riuscirai a parlare con i barboni e con i re 
senza cambiare il tono della tua voce;
se né gli amici più cari né i nemici più accaniti riusciranno più a ferirti;
se tutti contano per te, ma nessuno più degli altri;
se riuscirai a riempire l’attimo che scorre
in una cosa che valga sessanta secondi;
tua sarà la terra con tutto quello che ci cresce sopra;
ma quel che più conta tu sarai un uomo,
figlio mio!

 
 
 

Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 23 Novembre 2006 da eclampsis
Foto di eclampsis

Mio piccolo regalo,
alcune cose della vita non saranno mai del tutto chiare.
Siamo poggiati sul bordo d'un piccolo pianeta, vagante nella vastità dello spazio. E ci poniamo domande.
Forse ti domanderai perché insisto: sei il mio piccolo regalo. Petulante.
E ricciuto, oltretutto.
E forse anche un pò maschiaccio. E donna, molto.
Un regalo che s'agita nei discopub e s'infagotta in pigiami improbabili.
Un regalo che tratto male, spesso.
Ed al quale non faccio domande, che non fa domande. Che non attende risposte.
Perché è un regalo che si dà risposte.
Arrivano tutte le risposte dalla vita, qualche volta in ritardo.
Qualche volta arrivano quando hai scordato le domande. Te le trovi lì per caso. E non sai cosa farne.

Adesso hai domande. Su quanto ho scritto.
Ed hai comunque domande, per [...]
Ed io ho voglia di copiare qualcosa. Un mondo di cose.
Ed alla fine saremo ancora un regalo.
Ed io.

Stai cercando l'uscita migliore per crescere nel mondo del lavoro. Da qui nasce la mia risposta. "...la vita non è una corsa ma un tiro al bersaglio: non è il risparmio di tempo che conta, bensì la capacità di trovare un centro."
"Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti. E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Rrespira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e và dove lui ti porta.*"

Mi curo del mio regalo. Che non voglio.
Come non voglio che piova, che tiri vento, che faccia freddo e tante altre cose.
Ed accadono tutte, queste cose: piove, tira vento, fa freddo.
Ed io amo la pioggia, il vento ed il freddo.
Quanto il caldo, l'aria immobile e l'arsura dell'estate. Come i ricordi.
I ricordi di bambino.
Le biciclette. La prima, rossa, da cross.
Poi blu.
Poi argento, da passeggio. Contro i motori rombanti delle moto che allora sognavo.
E che oggi ho.
Mi curo del mio regalo. E dei miei ricordi. Della mia stravaganza. Non voglio che passi come una malattia.
Della mia solitudine. Non voglio che la si porti via.
Non ora.
Mi piace talvolta sedermi e viaggiare su questo piccolo astro.
Che non so dove va. E non m'importa.
Voglio una foto. Una foto di alcune rose che vidi in Inghilterra. Vorrei battere i piedi. Non si può, quando si cresce.
Mi manca quella foto. Che non ho più.
Ne abbiamo perse tante di foto. Scordando i negativi chissà dove.
Mi curo del mio regalo. Che oggi assolutamente non voglio.
Ed è una cosa bella da dire, anche se non lo sai.
Come non voglio che piova.


*S. Tamaro, da "Va dove ti porta il cuore"

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 19/03/2005
 

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