Creato da culturarur.ambiente il 14/07/2011
ambientalismo non conforme
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Questo blog che oggi inauguriamo, si riferisce al Circolo dell'Ambiente e della Cultura Rurale delle Marche, con sede a Falconara M.ma.
I Circoli dell'A.C.R. intendono ripensare l'ambientalismo e l'ecologia in termini "non conformi", vale a dire "fuori dalla matrice reazionaria e negativista" che in tutti questi anni ha portato l'opinione pubblica alla paura e al sospetto nei confronti di tutto quello che si è prospettato in termini di sviluppo civile, scientifico e tecnologico, a favore di un regresso culturale inconcepibile che, mistificando la difesa totalitaria della natura, l'ha voluta palesare come "maligna" e, tutti coloro che la vorrebbero sfruttare in termini scientifici, ma anche di svago e salutistici, "veri e propri malfattori". In realtà la natura e l'uomo, come intendono i negativisti, non agiscono su piani diversi, ma interagiscono su questo pianeta da almeno 100.000 anni, e si può dire che la Terra, nel suo complesso, lo consideri poco più di quelle migliaia e migliaia di specie che si sono susseguite sulla sua superficie per milioni e milioni di anni, per poi scomparire nel nulla! Lo dimostrano i contraccolpi che i fenomeni naturali apportano alla nostra cosiddetta civiltà: non esiste una natura "consapevole" che "preferisce" la pala eolica piuttosto che il rigassificatore, nè che si impensierisce se l'anidride carbonica prodotta dagli uomini raggiunge limiti troppo alti. In un solo anno i vulcani attivi della Terra emettono milioni di tonnellate di CO2 che l'uomo non potrebbe emettere in dieci anni: e lo fanno da tanto di quel tempo che le foreste equatoriali si sono sviluppate grazie a questo gas, e noi siamo vivi oggi, su questo sasso umido che ruota attorno al sole, grazie al fatto che gli alberi lo scambiano con l'ossigeno!
Da circa vent'anni, l'ambientalismo ufficiale ha intrapreso strade profondamente sbagliate: da quando ha capito che il discorso naturalistico puro andava sostituito con battaglie politico-finanziarie, il cui fine era la partecipazione agli utili di una guerra tra il progresso e il regresso; tra una società globale impegnata a sobbarcarsi comunità sempre più impoverite e affamate, non solo di pane ma anche di energia, e una società totalitaria, pronta a mantenere le condizioni di vivibilità ottimali, a un numero circoscritto di individui, da essa eletti a godersi una natura intonsa: il mito illuminista del “buon selvaggio”, che, durante la Rivoluzione Francese si ammantò di naturalismo, ma ungendo bene le molle della ghigliottina. Finchè costoro hanno pensato di "difendere" le balene, colpendo le baleniere giapponesi, o l’ecosistema polinesiano, assaltando gli impianti nucleari francesi o, appunto, la biodiversità delle foreste equatoriali, combattendone il disboscamento e l’abbattimento, hanno operato saggiamente, anche se la retorica e la malafede non li risparmiò mai: ci riferiamo ai grandi enti internazionali, retti da personaggi per lo meno discutibili, che li hanno creati per difendere, più che la natura, le proprie tasche! Poi è avvenuto il cambiamento graduale, con l’avvento di una serie di personaggi, finanzieri e imprenditori, che hanno “capovolto” i fini della battaglia, imbrigliando l’ambientalismo nel giro d’affari che ruota attorno al businness delle energie alternative, e da quel giorno gli ecologisti “verdastri” hanno “predicato bene e razzolato male”. Hanno limitato le loro guerre a chi non apparteneva al loro credo politico (condannando addirittura centrali a carbone, rigassificatori e fotovoltaico purchè non fossero di proprietà di tycoon di sinistra), perdendo la faccia. Così i grandi enti internazionali, disegnati in orsetti arcobaleno, hanno fatto scena muta quando il Golfo del Messico è stato inondato dalla marea nera, poiché i loro finanziatori sono i grandi petrolieri americani, i quali stanno ripetendo lo stesso esperimento (sondaggi a profondità pericolose) in altre parti del pianeta, come Israele. In casa nostra certe nobili battaglie ambientaliste sono “filtrate” da consigli d’amministrazione in cui si mescolano ambiente e affari, compreso quello strepitoso della gestione dei parchi nazionali, con un giro vorticoso di milioni!
Il nostro ministero dell’Ambiente che fa? Niente, osserva e passa oltre e non pronuncia parola neppure sullo scandalo susseguente al referendum dell’acqua, dimostrando con la sua ignavia di condividere le nefaste conseguenze del sì.
Crediamo, quindi, che l’iniziativa dei Circoli dell’Ambiente e della Cultura Rurale debbano “entrare in guerra”, perché tale è diventata questa fase in cui la retorica, le mistificazioni e le bugie dei negazionisti tendono semplicemente a inserirli in cordale finanziarie, come quella dei crediti CO2, che causeranno al sistema molti più danni di qualsiasi “effetto serra”.
Ci auguriamo di essere seguiti in questa battaglia, perché il tempo della prudenza e dell’”inciucio” è finito.
Riccardo Scagnoli, Presidente.
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