una voce sincera

Democrazia e demagogia nell'Albania di oggi.


Cosa è successo in Albania e perché è successo? Teoricamente niente. Secondo i governi di turno continua a fare passi da gigante verso la perfezione dello Stato secondo i migliori modelli delle democrazie mondiali. Praticamente non tutto quello che viene dichiarato o non è delle dimensioni dichiarate o, come al solito, risulterà la solita bomba carta della propaganda. E sempre difficile distinguere, specialmente quando sei all'interno, il confine tra la democrazia e demagogia. Quest'ultima, secondo Aristotele, è l' arte di trascinare e incantare le masse. Da bambini abbiamo avuto la certezza che la storia, per come ci veniva raccontata, fosse un seguito di battaglie, chi vinceva dominava, chi perdeva doveva subire. Dopo aver fatto tanti "sacrifici" per ribaltare il sistema comunista, anche i politici albanesi d'oggi cercano quello che di "diritto" spetta ai vincitori: governare... in eterno. Il comportamento politico dei demagoghi d'oggi, incline ad assecondare le aspettative della gente per una vita migliore in un paese migliore con uno stato migliore utilizza frasi retoriche per formulare promesse inconsistenti al fine di conquistare consensi, dove spesso fa leva su sentimenti irrazionali, ed alimentando la paura o l'odio nei confronti del nemico o dell'avversario politico, spingendo il popolo a fare qualcosa contro il suo stesso interesse, allontanando la percezione delle necessità reali. La demagogia non dipende dai cattivi politici, i quali salvaguardano i Propri interessi, ma dipende dal popolo e l'unica cosa che può arginarla è il livello di civiltà (non dei governanti ma quella del popolo). In un paese primitivo e incolto, il demagogo ha facile presa. Può promettere qualsiasi cosa. Anzi, ha il dovere di prometterla perché se non lo facesse lui lo farebbe un altro il quale vincerebbe le elezioni, e cosi perderebbe tutti i privilegi "guadagnati nel nome del popolo". Cosi, dopo 50 anni di ateismo di stato, finalmente arriva la nuova classe politica che, per colmare il vuoto lasciato, prega e ottiene un posto onorario nella Conferenza Islamica e, per non far mancare niente anche agli ortodossi, importa come arcivescovo un papa greco. Se qualcuno si illudeva che l'anima dei nostri politici sarebbe elevata, ora che aveva conosciuto la fede, si sbagliava. Il traffico d'armi per alimentare guerre da qualche parte del mondo assicurava (per le loro tasche) maggiori introiti rispetto a quanto poteva fare la fede. Per essere sinceri, loro cercavano di tenere tutto lontano dai nostri occhi questi affarucci , ma per pura casualità, per loro sfortuna lo scoppio di Gerdec li ha messi sotto gli occhi di tutti (almeno di quelli che vogliono vedere). Già che parliamo di armi e della loro provenienza, speso attribuita alla mania di Hoxha per la difesa, gli stessi che parlano di lui dimenticano che prima che cadesse Il Muro di Berlino, la corsa per l'armamento era una voce non indifferente nelle economie di quasi tutti i paesi del mondo. Sono loro stessi che dimenticano che Hoxha, per quanto potrà essere stato un dittatore, ha detto basta al Trattato di Varsavia... quindi oggi dobbiamo essere felici di partecipare ad un altro Patto (Nato) per essere pronti per altre guerre. Si susseguirono i governi e, ormai non vincono quelli che presentano programmi e progetti fattibili (almeno economici e di primaria necessità)... vincono quelli che promettono "lotta alla corruzione". Non sarebbe questo il male minore (magari), perché peggio ancora di una promessa non mantenuta in campagna elettorale, vi è la dichiarazione, a fini di pressione verso gli altri, di fatti di cui la politica è a conoscenza. Questa frase non uscì dalla bocca di un usciere del palazzo ma dalla bocca della presidente del parlamento albanese Jozefina Topalli: "Quei conti li vederemo per tutti. Le carte si apriranno per chiunque, non vi preoccupate, vedremo le carte degli ex capi del governo, degli ex ministri ... anche del vostro segretario del partito, per i permessi edilizi pagati 300 mila euro cadauno..."alludendo di essere a conoscenza della grave situazione di corruzione da parte dei politici albanesi di ieri e di oggi. Spontaneo nasce l'interrogativo: Perché non esiste il senso civico nei nostri politici?