una voce sincera

La Genesi (secondo me)


Non ho intenzione di raccontarvi o analizzare chissà che cosa, scrivo questa storia per come la vedo io e lascio voi giudicare. La mia storia forse non vi suonerà nuova, e potrà ricordare tante altre narrazioni scritte e trasmesse dall'antichità, è la storia dell’errante estremo e il lavoratore, è la storia dei fratelli Carino, Arbele, Arbese e Albanese raccontata nuovamente. Imitando tanti altri narratori, anch'io devo ambientare la mia storia e per non farla troppo complicata, vi dico subito che questa storia si svolge all'interno di uno stadio. All'inizio, quando la tribù di questi fratelli entrò allo stadio, tra gli spalti gli spettatori cominciarono i soliti discorsi da stadio, dove le poche certezze che venivano fuori erano: "Non sono figli della lupa", "Sono poveri e disgraziati", "Sono figli del peccato originario"* e nessuno era in grado di dire se erano venuti attirati dalla tentazione o dalla speranza, e l'unica certezza era che erano venuti dalle acque. Non mi fermo a discutere sulla tentazione e la speranza, semplicemente volevo ricordarvi le definizioni di come venivano percepite all'epoca queste due nozioni: Tentazione di poter fare una vita come i modelli della pubblicità e Speranza di trovare le possibilità di poter lavorare e aggregarsi con gli stessi spettatori. Tuttavia, inizialmente, tra il timore e curiosità, tra gli spettatori prese sopravvento la bontà. E come in un "Grande Fratello", la perversione degli spettatori accendeva la loro presunta "indifferenza" quando in campo succedono fati degni di poter alimentare i loro discorsi tra una brioche e un cappuccino. Successe che Carino, attirato dalla tentazione di entrare in quello stadio, sedentario e "furbo", cerca tutt'altro che al lavoro il modo di trovare e creare il suo benessere tanto sognato e descritto dal tentatore (che sia stato un serpente o no, a voi la decisione) e per questo non esita di esercitare tutti gli espedienti (che in questo caso veramente si sono esercitati dall'antichità) per potersi assicurare tutto e subito. Lui non esitò e non fece distinzione se i fregati erano spettatori o i suoi fratelli... lui pur di non affaticarsi, non esitò a far vedere la sua ferocia per realizzare "Il sogno". No, non è un assurdo e per lo più un plagio dalle altre narrazioni, nella mia storia Carino nel proseguire il suo progetto per la realizzazione del GRANDE SOGNO non esita di pugnalare il proprio fratello Arbele ( o Arbese, Albese, Albanese...) La voce della tribù dei fratelli che chiedeva giustizia veniva soffocata e (forse volutamente) non sentita dal coro che veniva dagli spalti: "Nessuno tocchi Carino" e tutti a difendere "il pentimento" e la compassione per Carino, ma nessuno che guardava Arbele... Come avevo preannunciato, sapevo che questa storia non sarebbe suonata nuova, se non per il proseguimento della storia, ma non tanto quel che riguarda la storia tra Carino e Arbele ma l'opinione degli spettatori verso i loro fratelli, dove in ogni caso (gli spettatori) non esitarono più nell'additarli come criminali (perché fratelli di Carino). No, non scrivo per risvegliare compassione, perché so che ormai la stragrande maggioranza della nostra "tribù dei pastori erranti" cercando di guadagnare con il lavoro onesto la possibilità di vivere e educare i propri figli, non bada più alle chiacchiere e gli scoop... anche quando quelle vengono offerte con la solita enfasi giornalistica paragonabile con "l'arresto del braccio destro (di turno) di Riina o di Provenzano". Per questo, basta ricordare "la presunta banda di albanesi coinvolta" puntualmente negli fati di cronaca (Novi Ligure e Cogne su tutti) oppure nel sentire i vari Tg dove gli stranieri nei fatti di cronaca vengono suddivisi (casualmente?!) in albanesi e extracomunitari (cioè tutti gli altri). Coinvolto malgrado la mia volontà, nel sentire i cori di quelli che urlano "Nessuno tocchi Carino" e quelli che hanno preso la consuetudine di etichettarci come "Criminali", in quanto sono ateo, non posso discutere per le ragioni che spingono in tanti a manifestare e gridare "Nessun tocchi Carino", ma lo Stadio deve saper prendere le distanze quando è STATO e quando è DIO (adesso sapete il perché della mia scelta di ambientare la mia storia nello sta(to)dio). Non voglio soltanto unire la mia voce con il coro di quelli che chiedono la certezza della pena (finché non ho il diritto di voto, sono parole che poi si perdono al vento) ... però, per certi versi (e senza nessun pregiudizio religioso e senza voler offendere i veri credenti)... ma quanto vorrei chiudere la bocca a quelli che urlano "Nessuno tocchi Carino" in quanto quest'ultimo, oltre ad essersi sporcato le mani, infanga anche tutta la tribù. Tutto questo nella speranza che quando sarà giustamente punito Carino, nessuno continuerà di etichettare come criminali gli altri fratelli di Arbele. Grazie!