effe

il sicario


sperando tanto di piacere ai tuoi aficionados ti lascio questo racconto da me scritto.Nella notte il gelo paralizza rami come mani in cerca di appiglio nel vento sibilante e con il vento, la neve, un tonfo urla isteriche, luci come lampi attraversano le carrozze del treno, i viaggiatori scossi in preda all’ isteria, lui, resta seduto in disparte, assente, con gli occhi persi nel vuoto, poi volge lo sguardo verso un punto, comincia a sentire melodie astratte mentre fuori é caos, impugna la sua lama argentea e sente caldo restituirgli quiete, che frastuoni! Che strepiti! Che molestie! "Nulla in mundo pax sincera" pensava, scompaiono i passeggeri esaltati e mentre si abbassa il cappello sugli occhi, un sorriso gli rischiara il volto, è ora di eseguire, dorme la nonna stretta al nipotino, il prete prega, la ragazza piange, ottusa, balorda, insignificante… E nel raggiungere l'apice della lirica le stringe la gola fino a quando lei smette di emettere suoni ed incredula, attonita lo osserva infilarle le forbici in gola, alla ricerca dell'ugola, con un tocco deciso, recide l'ugola e poi la lingua, dalla bocca adesso affiora sangue, fluido, rosso e caldo, sorride, appagato, mentre la colpisce al petto con la lama, con la precisione del chirurgo sta delineando una linea netta, intanto muove il capo trasportato da note divine che svolazzano leggiadre nella sua offuscata mente, il taglio è realizzato, dallo sterno all'ombelico. visceri in bella esposizione, la nonna ancora dorme, mentre la ragazza emette gli ultimi lampi di vita dagli occhi vitrei e con la mano implora attenzione, un attimo e tutto è svanito, il prete ora solleva stanco le mani al cielo, sta benedicendo colei che fu, il sicario ritornato al suo posto, sfoglia sbadato un libro di ricette, pensa al tepore della sua casa, alla moglie che cucina, mentre il gatto si acciambella al caldo del camino, avverte calma invaderlo e gioia mischiarsi a mestizia, un breve preghiera e poi a casa