...il seguito

Post n°30 pubblicato il 02 Agosto 2011 da efrai

...intanto il vecchio, sempre seduto sulla sua sedia scricchiolante, mi scrutava dalla testa ai piedi come se mi stesse scannerizzando, avendo fatto assomigliare la sua espressione facciale ad una maschera dubbiosa dell'antica grecia. in quel momento anch'io presi a scrutarlo e al contrario di me che ero estraneo a quella situazione, lui, era perfettamente compatibile con tutto ciò di assurdo si trovava dentro quella specie di casa. la mia mente vagava nella confusione più totale. fino a qualche tempo fa mi trovavo a visitare una enorme struttura antropomorfa e ora invece analizzavo un povero demente che voleva raccontarmi la sua vita in un contesto patairreale. si alzò quasi di scatto facendomi segno di seguirlo. ridiscendemmo per la botola fino ad un cunicolo laterale proprio davanti a una porta di legno verdastro con grosso battente di ferro arruginito. battè due colpi secchi che rimbalzarono cupamente lungo le gallerie piene di ferraglie...dopo poco diversi scatti diedero il via alla arruginita serratura di aprire la porta. il vecchio mi fece cenno di seguirlo sparendo nel buio. io lo seguii con quella specie tremarella alle ginocchie che è il preludio a uno svenimento...

 
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è quasi notte, credo...

Post n°29 pubblicato il 25 Maggio 2010 da efrai

...il vecchio era sparito, sicuramente si era andato a coricare da qualche parte. rimasi seduto sul divano ,si fa per dire, a pensare, e intanto scrutavo tutti gli angoli del locale cercando qualcosa da mangiare; era già passato un casino di tempo da quando avevo fatto un pasto decente. vedendo in fondo, sulla sinistra, una specie di armadietto vicino a un'altra specie di fornello a gas, mi precipitai con tutte le mie forze ad esplorarlo sperando di trovarci dei manicaretti o un bel polpettone con delle patate rosolate. aprii piano piano lo sportello che, cigolando sinistramente, lasciò vedere, messo su l'unico scaffale polveroso, un grosso vaso con una trentina, a occhio e croce, di fagiuoli rinsecchiti immersi in un liguido giallastro...

 
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il racconto

Post n°28 pubblicato il 20 Maggio 2010 da efrai

Il vecchio si trascino una sedia e si sedette tra mille scricchiolii di fronte a me cominciando un racconto a dir poco incredibile. Tanti anni fa, cominciò, vivevo in una città che si chiamava london in africa. Vivevo con mio padre che come lavoro risolava le scarpe dei cavalli del re, era il ciabattino di corte. Lui mi insegnò l’urlo di tarzon nostro parente e precisamente mio zio, così io mi guadagnavo da vivere andando a urlare nei più famosi circhi dell’africa. Un giorno me ne andavo a zonzo per i vicoli della città quando precipitai dentro un tombino lascito aperto da qualche cretino, feci un volo di parecchi metri, caro amico e quando mi ripresi, intorno a me c’era un gran buio, cioè non vedevo un c….allora cominciai a camminare a tastoni tenendomi accostato al muro. Dopo parecchi tastonate scivolai non so per quanti metri ancora e alla fine andai a sbattere con la testa contro un grosso coso che risultò poi, essere un camion dell’ultima guerra. Allora non ci vidi più e urlai il più potente urlo che fino allora avessi urlato. Con mia grande meraviglia tutto s’illuminò e intorno a me cerano un casino di animale di tutte le specie, leoni a strisce gialle con la criniera biondo cenere, giraffe col collo orizzontale, elefanti a pallini blu, coccodrilli albini e tanti altri animali che stavano tutti di fronte a me con gli occhi sbarrati. Una scimmia viola che sembrava il capo di tutti si avvicinò e con una parlata strana mi disse: olà tu finolmento si arrivate, ti aspittavomo tutti o populo delle fogne di sutto. Tutti gli animali si sedettero intorno a me. Così, in seguito, mi elessero  loro re allora giulio cesare si inabissò nel rubiconde cercando di salvarmi e allora la palla rotolò…fermo lì, dissi, me la racconti prossimamente, nonno, ogni tanto credo che perdi l’equilibrio mentale. Il vecchio mi guardò scotendo la testa, si alzò sparendo dietro una tenda.

 

 
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il tempo...

Post n°27 pubblicato il 20 Maggio 2010 da efrai

...il tempo passava lentamente. cercavo di vedere se qualcosa di vivo girasse li intorno ma nulla si muoveva, mi muovevo solo io cercando di slegarmi. stavo rimettendo le idee a posto quando finalmente, apparirono due grossi scimmioni che accompagnavano un vecchio con una lunga barba bianca, si avvicinarono e velocemente mi tolsero i legacci che ormai stavano facendomi sanguinare i polsi. i due se ne andarono da dove erano sbucati, rimase solo il vecchietto con la lunga barba che mi guardava intensamente. rimanemmo a scrutarci per un bel po di tempo, poi finalmente vidi aprirsi un buco nella posizione dove presumibilmente c'era la bocca e... -  tu cosa ci fai quaggiù? - la domanda poteva essere pretestuosa, lo guardai meravigliato, gli dissi: - chiede a me cosa ci faccio qui sotto? secondo me - proseguii - è lei che mi deve dire cosa ci fa quaggiù, caro signore. il barbuto fece una smorfia tra la meraviglia e il disappunto, si accarezzò la barba, mi guardò meglio e poi con un gran sorriso mi fece cenno di seguirlo. dopo un'altra mezz'ora di cunicoli e pozzanghere ci fermammo davanti ad una scala a chiocciola mezza arruginita. salimmo fino ad arrivare a una grande sala illuminata con una grossa lampadina di quelle che si usano per i lampioni di strada, sulla destra, in angolo con un separè, un grande divano rosso pieno di molle in libera uscita...

 
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Post n°26 pubblicato il 05 Febbraio 2010 da efrai

si avvicinò  guardandomi dritto negli occhi mentre furiosamente aspirava fumo da un grosso sigaro nero e con voce roca, direi cavernosa: ma cu cassu si tu? e cu ci faci qua?, probabilmente mi stava dicendo a modo suo: chi sei e che ci fai qui sotto. gli risposi che non sapevo perchè ero li e che ci ero arrivato cadendo dentro un tombino incustodito. non feci in tempo a rispondere che i due scagnotti che lo accompagnavano mi agguandarono e mi trascinarono dentro una specie di gabbia con le ruote. come una specie di animalaccio mi spinsero giù per dei cunicoli sempre più angusti, quasi completamente ostruiti da carcasse di ogni genere di elettrodomestici e atomobili di tutte le epoche fino alle carrozze ottocentesche e carri funebri; insomma c'era tutta la storia cronologica del pattume umano. dopo circa una mezz'ora, arrivammo a uno spiazzo illuminato dalla luce fioca di un lampione. mi tirarono giù dalla carrozza-gabbia e mi legarono all'unico palo conficcato proprio al centro del piazzale.

 
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