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Pi-pi-ti e il Premio Nobel

Post n°852 pubblicato il 21 Giugno 2008 da tanksgodisfriday
 
Foto di tanksgodisfriday

Al Gore, secondo l'articolo di Wired, con una presentazione non so se in PowerPoint o altro, ha, in un colpo solo, rafforzato il movimento ambientalista in giro per il mondo, vinto due premi accademici e messo il cappello sul premio Nobel.
L'articolo pone una domanda a questo punto retorica: volete imparare a fare le presentazioni come lui? A me basterebbe meno, non ho ambizioni di Nobel, però un'aggiustatina al mio skill non farebbe male. Un'occhiata alle regole auree secondo Nancy Duarte della Duarte Design, la società che ha aiutato Al Gore a preparare la presentazione, è d'uopo, dunque. (D'uopo, erano anni che non lo scrivevo, che bello!)

Il primo suggerimento è scontatello: devi sapere cosa la tua audience vuole da te e cosa tu vuoi da loro. Forse però scontato non è, ho visto presentazioni buttate lì, che alla fine pensavi: «E quindi?» Ok, questo me lo segno.

A seguire due suggerimenti legati tra loro: non leggere la presentazione, devi sapere già di cosa tratta, no?, e guarda il tuo pubblico. Qui a volte ci casco, so benissimo che devi guardare chi ti ascolta e guardare tutti, non solo la bruna procace sulla sinistra. Solo che accade che mi concentro sul primo che mi sembra rivelare un barlume di interesse per quello che dico. La bruna, appunto.

Caratteri grossi, almeno un corpo 24, e se possibile frasi secche, non racconti completi di dettagli scritti con caratteri sempre più piccoli. Questo mi torna, anche se i miei caratteri sono in genere un 20. E mi dilungo in dettagli scritti in piccolo, ma solo quando servono. Ok, ho capito, anche questa non l'azzecco.

Immagini: evitare quelle della clip-art, danno del vostro lavoro un'idea cheap, da quattro soldi; ma attenzione a quelle immagini bellissime che trovate in giro sul web: avete il diritto di usarle? Qui si rischia il Nobel, eh.
Decisamente su questo punto ci sono, mai usata la clip-art di PowerPoint; anzi, immagini di rado, al massimo schermate del computer, quando servono, o disegni fatti da me. Ricordo quando lavoravo "nella rete", mi ero fatto delle nuvole (la Rete) di cui ero abbastanza orgoglioso.

E infine c'è il suggerimento subliminale: rivolgetevi alla Duarte.com o almeno compratevi il libro che ha scritto Nancy Duarte: slide:ology: The Art and Science of Creating Great Presentations.

Non mi pare sia cambiato molto dai primi anni 90 quando, in un corso di comunicazione, mi capitò di ricevere consigli su come preparare una buona presentazione. Mi ricordo quello del kiss and kill: Keep It Short and Simple, Keep It Large and Legible. Ma allora era più complicato trovare immagini e ci si preoccupava della dimensione dei file.
Nell'articolo non ho invece trovato un suggerimento che seguo da sempre e che secondo me è chiave. Quando comincio una presentazione, la prima impostazione la faccio utilizzando la colonna di sinistra della schermata di PowerPoint, quella che consente di scegliere due viste: Struttura e Diapositiva. Scelgo "Struttura", e lì imposto la sequenza di diapositive, annotando in ognuna l'obiettivo della diapositiva e una traccia del suo contenuto. Poi rivedo se la sequenza "fila" e solo a questo punto passo a editare le singole diapositive, magari aggiungendone di approfondimento dove servono.
Questo approccio, che poi ho ereditato dallo svolgimento dei temi scolastici, dovrebbe aiutare a dare un senso al proprio discorso, e quindi a catturare l'attenzione della bruna procace. Sorry, dell'audience tutta.

Eppure così, ho paura che al Nobel non ci arrivo.
Buon sabato.

 
 
 
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