elaborando

Salsedine e umanità


Il lungomare al mattino è frequentato, umanità varia.Il mio giro di corsa mattutino (ma non di tutte le mattine, sono troppo pigro) prevede: discesa a mare per il sentiero ripidissimo (saranno poco meno di due chilometri), vai-torna-vai-torna sul lungomare a inalare salsedine, quattro chilometri circa in tutto, risalita per il sentiero (dura! nel frattempo il sole è pure diventato caldo). Il sentiero non è molto frequentato a quell'ora ma il lungomare si, dicevo, da umanità varia.Si comincia con la fanciulla "non-te-la-do": bella, alta, pantaloncini e magliettina sexy, i-pod o similare alle orecchie. Accenno ad un "salve" di educazione (si usa, almeno nei sentieri tra i boschi di casa mia è così), lei distrae il suo sguardo dal vuoto che fissava fino ad un attimo prima e mi invia muto il messaggio surriportato. Va bene, me ne farò una ragione. Il problema è che tra vai-torna-vai-torna ci incroceremo quattro volte e, anche se non parte nessun altro "salve" da parte mia, lei mi ribadisce il messaggio, sempre muto.Qualche metro più in là una figura rassicurante: "l'impiegato in exploit estivo". Si riconosce dal fatto che è sudatissimo, e che mi chiede: "quanto sarà da un capo all'altro?". Non sono domande da fare, sai quanto ci metti, è in piano, sai a che velocità vai in genere, metro più metro meno la distanza la sai. Gli rantolo: "un chilometro".Eh si, rantolo, perché non è che nemmeno io sia un campione. Aneddoto di qualche anno fa, quando ero molto più giovane ed allenato: gara dalle mie parti, 22.5 km di saliscendi tra colline e laghetti. Mi mancavano 5-6 km, ed era l'anno in cui feci il tempo migliore, in forma smagliante, insomma. Davanti a me un papà di schiena, con in braccio la figlioletta che mi sorride. Ricambio e le faccio "ciao!". Il papà si volta, mi guarda, poi rivolto alla bimba: "lascia stare in pace il signore, non vedi in che stato è?".Torniamo al lungomare: ancora qualche metro e incrocio "la tosta". Avrà 35-40 anni, asciutta, capello corto, il passo più deciso del mio. Mi è andata bene, ho detto "incrocio" e così mi sarà risparmiata l'umiliazione del sorpasso, sempre sesso debole è.Invece il mio passo mi consente di riprendere agevolmente "il figo col cane". Alto, abbronzato, occhiali da sole, cagnolino affannato che gli trotterella al seguito. Forse è il cane che lo rallenta, ma superarlo mi dà un notevole senso di appagamento, tié.Ventidue minuti, compresa una breve sosta ad ammirare il panorama dal mio punto preferito, all'estremo sud del giro. Non malissimo per quattro chilometri. Poi mica devo confessare che mi sono impegnato allo spasimo, posso sempre dire che è giusto una sgambata. Occhio, ripassa "non-te-la-do", pancia in dentro ...