elaborando

Razzismo


Sono razzista.E' una scoperta di qualche minuto fa, avvenuta sfogliando il sito di QN, il Quotidiano Nazionale. Pensare che fino ad un attimo prima mi ritrovavo nella celebre frase di Mark Twain: "io non ho pregiudizi di razza, di casta o di religione. Tutto quel che m'importa sapere di un uomo è che sia un essere umano: questo mi basta... non potrebbe essere niente di peggio". E quindi non avevo mai pensato di affermare: tu non puoi fare questo, perché sei di un'altra razza. Fino a pochi minuti fa.Poi è accaduto, il pensiero che evidentemente sopiva nel retro della mente è improvvisamente balzato in prima fila: uno sguardo alla foto del giorno di qualche giorno fa, leggo la didascalia che l'accompagna, rileggo incredulo, copio il nome del personaggio e cerco su google. Confermato.Il tipo, fosse stata una graziosa fanciulla avrei citato forse il Sol Levante, ma date le circostanze mi sembra più appropriato definirlo "muso giallo", il tipo, dicevo, viene dal Giappone in casa nostra, a fare cose che non gli competono. Si, perché Makoto Onischi, evidentemente invitato per un eccesso di benevolenza verso popoli non ancora acculturati, è venuto al Pizzafestival di Napoli, e se l'è aggiudicato, lasciandosi dietro al secondo posto la pizzeria «Umberto» di Napoli e al terzo «Al Borgo» di Caserta. Ed è pure un recidivo, aveva già vinto nel 2003.Ma che ne può sapere lui di pizza al pomodoro? E il bianco che si vede in foto, sarà mozzarella o sushi? E usa rucola o alghe? Capite che è difficile immaginare che una cultura che nel ramo pizze non dico sia inferiore, per carità, ma quantomeno in ritardo, questo si, diciamo in ritardo di un migliaio di anni, possa venire in casa nostra e realizzare una "verace pizza napoletana", come richiedeva il concorso?Una più attenta lettura al web però lascia forse trasparire una spiegazione: Makoto Onischi lavora in un ristorante di Tokio, di proprietà di un signore che si chiama Salvatore Cuomo, che tra l'altro scopro essere una celebrità internazionale. Ahhhhhh, ecco, la notizia si rivolta come un calzino, cambia completamente aspetto. Nella sua grande magnanimità, mai avaro delle grazie che il Cielo o il Destino, fate voi, gli ha concesso, il popolo napoletano ha inviato per il mondo missionari a diffondere la propria cultura. E i risultati si vedono. Ecco, così va bene, così posso accettare di lasciare il primo posto ad un esponente del Sol Levante. Sono benevolmente razzista, direi.La notizia del Pizzafestival, tenuta alla Mostra d'Oltremare di Napoli, mi ha fatto affiorare un ricordo della fine del mio corso universitario. Primavera del 1976, facevo la spola tra il Politecnico di Napoli e il Centro di Calcolo. Per chi ha familiarità, tra la palazzina di Elettronica, vicina allo stadio San Paolo, e l'ingresso a Edenlandia. Uscivo a sera inoltrata, il mio pacco di schede perforate a fare compagnia agli appunti nella borsa, nell'aria i primi profumi primaverili, a terra coppiette stese nei giardini a scambiarsi effusioni. Per raggiungere l'uscita dovevo sempre scansarne in slalom qualcuna. 1976.Buon sabato.