elaborando

L'albergo prossimo venturo


Non ricordo nessuna receptionist di albergo in modo particolare.Ecco, forse nell'albergo romano in cui mi fermo di tanto in tanto per lavoro ce ne è una con un bel sorriso, bruna e gentile.Quel sorriso costa, dice la catena di alberghi finlandese Omena, e, sempre parole loro, il 5% dei consumatori è diverso dalla massa, pensa in modo razionale e intelligente, e non desidera pagare per il superfluo.Qundi da loro niente receptionist, si prenota "on line", ricevendo un codice che aprirà la porta principale e quella della propria camera. Una vicina pizzeria provvede ai pasti, anche consumabili in camera. Una società esterna pulisce le camere, una di sorveglianza sorveglia e interviene su chiamata. Perfetto, direi che non manca niente.A me però non piace.Immagino cosa dev'essere entrare in quell'albergo: silenzioso, freddo, impersonale. Un posto da cui scappare appena finita la necessità fisiologica di riposare. Allora perché non passare direttamente ai Capsule Hotel di Tokyo? Una cubicolo di due metri per uno per uno e mezzo, un giaciglio e un televisore. Ci si entra distesi, e così si rimane finché non si è finito di riposare. Il cliente tipo? Un uomo d'affari che ha perso l'ultimo treno per tornare a casa. All'arrivo si possono lasciare i vestiti e le scarpe, ricevendo uno "yukata" e delle pantofole. E un asciugamani.Nell'immagine un corridoio di un Capsule Hotel.Sapete che vi dico? La prossima volta che capito a Roma, la bruna me la bacio con passione e le chiedo di non lasciarmi mai. Capirà?Buon sabato.