elaborando

Memoria (mancanza di)


Ne ho poca di memoria.Il cervello che abbiamo in dotazione è più o meno lo stesso per tutti e allora delle due l'una: o si è più dotati con la memoria oppure prevale il piacere dei meccanismi mentali.Io devo aver optato inconsciamente per questi ultimi, o più probabilmente mi ha indirizzato la scuola. Il fatto è che mi delizio con algoritmi, adoro i linguaggi di programmazione, rimpiango di non avere nessuna occasione per utilizzare ancora il Lisp (che ho quasi dimenticato, per la verità) o il Prolog, le macro di excel non hanno segreti per me (più o meno).Ma memoria niente. Ho vissuto quindi con disagio i momenti in cui a scuola dovevo mandare a mente odi, poesie o brani della letteratura.Un esempio? Prendiamo la Vispa Teresa:  La vispa Teresaavea tra l’erbettaA volo sorpresagentil farfallettaPunto. Non vado più in là di questo. Ricordo solo vagamente che la farfalletta ne esce bene, ma i dettagli non mi si sono fissati.Un esempio più "serio"? Il Cinque Maggio di Manzoni:Ei fu. Siccome immobile,dato il mortal sospiro,stette la spoglia immemoreorba di tanto spiro.Stop. Del seguito ricordo che si parla di Alpi e di Piramidi, del Manzanarre (non è una pietanza spagnola, ne sono ragionevolmente sicuro) e del Reno. Ma non potrei argomentare oltre.E di due episodi scolastici legati alla mia scarsa memoria ho un ricordo particolarmente vivido.Il primo. Sono alle medie, "Luigi Vanvitelli" di Caserta. Le aule sono all'ultimo piano dell'ala destra del Palazzo Reale. Sono gli anni del boom, l'esubero di ragazzi costringe al doppio turno. Quella è una giornata infame. A pranzo la pietanza che mi piace meno, pasta con i cavolfiori. Poi ho lezione di pomeriggio, è inverno e le aule sono illuminate da un'unica lampadina appesa all'altissimo soffitto delle stanze pensate per i soldati di guardia dei Borbone. E per finire in bellezza mi attende l'interrogazione d'italiano, il "Corradino di Svevia" dell' Aleardi da mandare a memoria:Lo vidi.Era biondo, era bianco, era beato,sotto l'arco d'un tempio era sepolto.Una storia terribile. Giovanissimo condottiero ghibellino, sceso in Italia l'attraversa trionfante, passando di vittoria in vittoria, destando la preoccupazione del Papa. Sconfitto nella battaglia di Tagliacozzo, tradito, lascerà la testa sul ceppo del boia nella Piazza del Mercato a Napoli.A me andò meglio, un voto così così, recuperato in seguito. Ma al nome "Corradino" mi scatta automaticamente il ricordo dei pomeriggi bui poco illuminati, del sapore del cavolfiore, l'angoscia di non riuscire a ricordare quel benedetto pezzo.Il secondo ricordo: seconda liceo scientifico, Promessi Sposi. "Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna ...".Comincia così quello che probabilmente è il solo brano dei Promessi Sposi che mi sia rimasto vivo nella memoria. Sicuramente merito della forza espressiva di quel brano, ma un po' anche del pomeriggio passato a cercare di mandarlo giù a memoria. È l'episodio della "madre di Cecilia", che nel consegnare al monatto la sua bimba portata via dalla peste, le dà appuntamento per la sera, sapendo di non poter sopravvivere oltre, né lei, nè l'altra piccola che attende in casa. Terribile, struggente. Sarà per questo che, quando mi è capitato di incontrare una Cecilia, un impulso irrefrenabile mi ha indotto a prendere la sua mano tra le mie e chiedere, con autentica preoccupazione: «tutto bene?»Nell'immagine: decapitazione di Corradino di Svevia.nota del 4 gennaio: godibilissima "Vispa Teresa" di Trilussa, segnalata da angie71r.