elaborando

Sistema metrico e sistema imperiale


Ovvero, cronaca di un percorso dal profano al sacro.Il percorso comincia da gizmodo.com, il blog americano che si autodefinisce la guida ai gadget. E di un gadget si tratta: Inch Perfect. Un vibratore che riporta una scala graduata, marcata sia con misure metriche che con quelle "imperiali", quelle anglosassoni, per intendersi.Impagabile il video della pubblicità, da vedere assolutamente. E il sito riporta anche un'amara verità per noi maschietti: sono disponibili due versioni, una da 9 pollici a 15 sterline, l'altra da 6 pollici a 10 sterline; quindi le dimensioni contano, sembrerebbe di dover concludere.Quello che mi ha colpito della notizia è la pervicacia anglosassone a tenersi il loro sistema di misura: iarde, pollici, galloni, once e via via misurando. Sono fermi lì, unici al mondo, da oltre duecento anni.E non è che nessuno ci abbia provato a convertirli. A partire dal Presidente americano Thomas Jefferson, che voleva che gli Stati Uniti fossero la seconda nazione ad adottare il metro, dopo la Francia.Perché lì era nato il metro, figlio della Rivoluzione Francese, con l'ambizioso progetto di sostituire la babele delle misure esistenti con un'unica, oggettiva e universale definizione di lunghezza. E di babele si trattava, perché erano ottocento solo i nomi delle diverse unità di misura adottate nel paese; ma poi sotto lo stesso nome, ad esempio "piede", esistevano decine, se non centinaia di variazioni locali.Il metro, invece, nasceva con l'ambizione di essere patrimonio comune di tutto il genere umano, definito in modo scientifico e con un procedimento che non fosse "francese", ma, appunto universale. Le proposte iniziali furono tre: la lunghezza di un pendolo che batte il secondo a 45° di latitudine, una frazione della lunghezza dell'equatore terrestre e una frazione della lunghezza di un meridiano. Fu scelta que'ultima proposta, in particolare si definì il metro come la decimilionesima parte del tratto di meridiano terrestre compreso tra il Polo e l'Equatore.Niente di più semplice, quindi, bastava misurare quel tratto di meridiano terrestre e dividere la misura per 10.000.000. Nel giugno del 1792 due spedizioni scientifiche, una affidata a Jean-Baptiste Joseph Delambre  e l'altra a Pierre François-André Méchain lasciarono Parigi. La prima diretta a nord e destinata a raggiungere DunKerque, la seconda a sud, destinazione Barcellona.La stessa missione per entrambi: misurare con la massima precisione la lunghezza del tratto di meridiano tra le due località. E lo stesso metodo, naturalmente: tracciare sul terreno dei triangoli ideali di cui misurare con accuratezza gli angoli, in modo da poterne poi calcolare con altrettanta precisione i lati.La loro missione durò sette anni, Méchain, il più sfigato, si trovò anche capovolgimenti di alleanze internazionali, al punto da trovarsi prigioniero degli ex-alleati spagnoli.E commise un errore, sbagliò un calcolo senza avvedersene immediatamente. Se ne accorse solo mesi dopo, quando era improponibile tornare indietro e ripartire dall'ultimo rilevamento corretto. E reagì come sarebbe tentato di fare chiunque: nascose il suo errore. Ne seguì una storia di rimorsi che lo portò sull'orlo della follia e all'instabilità mentale fino alla morte.L'entità dell'errore? La misura effettuata dai due astronomi portò a definire un metro in errore di 0,2 millimetri rispetto a quanto deriverebbe da una misura aggiornata del meridiano terrestre. E l'errore di Méchain è causa di una frazione di questo scostamento, forse meno di un decimo di millimetro.Mi viene da pensare alla precisione sul lavoro di chi ho incrociato e continuo ad incrociare oggi."O tempora o mores". Cioè, meglio dedicarsi alle tempie delle more.Buon mercoledì.Nell'immagine: le misure secondo minerva.unito.it