elaborando

Sintesi storiche


Un sms trasporta fino a 160 caratteri.Poi ci sono quelli lunghi, viaggiano nell'etere come un trenino di sms, ma sia chi spedisce che chi riceve li vede come un unico messaggio più lungo: trecento, quattrocento, seicento caratteri.Ma sempre caratteri, sequenze di lettere, numeri, segni di interpunzione, al massimo si possono comporre faccine per comunicare rudimentali emozioni: sorrido, sono contrariato, ammicco.E allora tocca alle parole trasmettere altro: «Stiamo studiando Napoleone, io ne parlo affascinata e lei ne ride, io dico grande uomo e lei sghignazza. Piango?». Si intuisce l'indignazione che fa tremolare gli angoli della bocca della genitrice, anche senza emoticon.La mia prima reazione è schierarmi dalla sua parte: non può una mocciosa, classe '95, esatto 1995, chiamiamola Delfino, sghignazzare su un argomento così serio. Porti rispetto. Anzi, non può impunemente lasciarsi andare a dichiarazioni, riportate da  fonti solitamente ben informate, del tipo: «Ma devo studiare sei pagine per questo che ha rubato due quadri?».Come si fa a ridurre la figura di Napoleone a questa sintesi così estrema e brutale?Poi, dopo la prima viene la seconda reazione. Arriva sulla scia di ricordi di un liceale, classe '52, chiamiamolo Tanks, alle prese con le Catilinarie. Ricordate? Quattro orazioni di Cicerone, davanti al Senato romano, per accusare Catilina di congiura contro lo stato: «Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?». Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza? E' il momento della prima orazione, l'8 novembre; in tarda serata Catilina fugge da Roma, implicitamente dichiarandosi colpevole.Il liceale, a questo punto, immagina che va bene così, l'obiettivo è raggiunto, non ci sarebbe senso a orare anche le altre tre orazioni. Invece Marco Tullio C. prosegue, con la seconda, la terza, la quarta.«Che obiettivo aveva?» si chiede il giovane Tanks. Rompere le balle ai posteri, oltre che appagare un ego smisurato.Una sintesi estrema, brutale. Il che mi porta a rivalutare quella su Napoleone.Mi informo su Wikipedia e scopro che c'è addirittura una sezione dedicata ai suoi furti d'arte! Trattati di pace in cui costringeva i vinti a riconoscere come legittimi i suoi furti! Il Louvre che si arricchiva di roba trafugata in giro per il mondo!Di più, finalmente lo mettono al fresco all'Elba, ma lui, nella migliore tradizione furfantesca, evade e riprende a delinquere; ce l'ha nel sangue, evidentemente. Finché lo riprendono e lo rinchiudono in un posto da cui non potrà più scappare, l'isola di Sant'Elena.Insomma, se proprio la sintesi del Delfino pecca in qualcosa è nell'aver voluto minimizzare, quasi fosse stata un'arringa difensiva: «In fondo erano solo due quadri, Vostro Onore».Forse se eccesso c'è stato, è nell'l'irruenza della giovane età, che l'ha portata a non considerare l'età della madre, e con essa la sua fragilità, il rischio di sgretolare le sue sicurezze smontandole i punti di riferimento. Ecco, caro Delfino, la prossima volta considera anche questo, per il suo bene.Buona domenica!Nell'immagine: il Delfino in una foto di repertorio