elaborando

Marmellata


Ho sempre abitato in appartamenti di città, mai avuto un albero.Poi, con la casa al mare, ho conquistato un po' di verde, e con il verde, un albicocco. Sto scrivendo proprio seduto al tavolo sistemato sotto il suo fresco, nel silenzio del tardo pomeriggio. Bello, ora che i furori della battaglia si sono spenti.Va bene, non è stata proprio una battaglia, diciamo una discussione: tra lei e me. Forse nemmeno la posso definire discussione: niente della lite canonica, semplicemente ognuno ha tenuto il suo punto, senza mollare.Tutto è partito dalla Natura, che se ne frega che siamo solo in due e fa si che l'albicocco sfoghi la sua produzione in due settimane al massimo: piccole pietre pallide si trasformano in dolcissime albicocche, ma praticamente tutte insieme. Appena pronte si danno uno sguardo intorno, roba da qualche ora, e si lasciano cadere, ammaccandosi sul terreno. In poche ore sono da buttare.Il piano messo a punto dal Capo è semplice ed essenziale: piazzi la scala sotto l'albero, prendi quelle pronte o quasi e io le metto via sotto forma di marmellata.Prendo la scala, e qui comincia lo scontro.Naturalmente abbiamo tutti e due lo stesso obiettivo, la marmellata, ma partiamo da ideologie diverse.La mia è probabilmente riconducibile a destra, mi spiace ammetterlo: tavolo e sedie mi danno fastidio, sgomberare, devo avere campo di manovra libero con la scala. Voglio ordine e pulizia, sono estremamente deciso nel'azione.La sua è ambientalista, libertaria: lascia tutto com'è, è la scala che hai allungato troppo, basta tenerla più corta e non dai fastidio né al tavolo né all'albero. Colgo un "e nemmeno a me" non detto, ma conosco la mia antagonista, si che la conosco.In questi casi ci sono due approcci possibili:a. capitolazione immediata: accorcio la scala e amen.b. faccio l'uomo vero, mi tengo la scala lunga, mi destreggio tra i rami e non le rivolgo la parola fino a operazione terminata; e ogni tanto sottolineo le inutili difficoltà che sto incontrando per colpa del tavolo o delle sedie.Scelgo la b., oggi è giornata da uomini veri. Anzi, mi accerto che la scala sia estesa al massimo, la posiziono e salgo.La mia scelta mi regala una visuale migliore, dà più sicurezza, non devo sporgermi. Per contro devo dire che ha ragione lei, mi impiglio tra i rami, fossi più basso non succederebbe, mi tocca spostare spesso la scala, che così lunga si manovra con difficoltà. Ma non posso ammetterlo, non dopo che ho imboccato a testa alta e sguardo fiero la strada b.Sali e scendi, scendi e sali, do una decina di zuccate a rami sporgenti, angoli di legno durissimo (ma non era il teak ad essere duro?). E ogni volta la sbircio: se colgo un sorriso l'ammazzo. Niente, tiene duro, è tutta dolcezza e comprensione, si offre perfino di tenermi il cestino mentre manovro, finge di non essersi nemmeno accorta del "porca miseria" che mi è appena sfuggito. Non mi dà appiglio, ma so che attende che io mi lasci andare a una recriminazione, per dirmi che con la scala più bassa non sarebbe successo.Ne abbiamo raccolte abbastanza per oggi. Mentre richiudo la scala sento che mi è rimasto un desiderio di litigio inappagato: in fondo il sabato a questo serve, no? a metabolizzare le incacchiature della settimana.Ma non finisce qui: con le albicocche di oggi pomeriggio fanno sei vasetti, ma domani si replica e neanche allora saremo a metà. Metabolizzerò domani, sicuro.Dimenticavo, la marmellata di albicocche non mi spiace, ma preferisco quella di amarane.Buona serata.