elaborando

i-Woman


L'ho incrociata stamattina verso le otto, nel mio giro di corsa verso il mare, in fondo alla discesa: occhiali da sole, i-Pod, stesso giro mio ma in senso inverso.Come si usa tra corricchiatori della domenica, ho proposto un «Salve!». Nessuna risposta, forse a causa dell'i-Pod, o forse la mia voce era bassa. Va bene.Risalgo dalla strada asfaltata; ci ri-incrociamo proprio prima della chiesa, il tratto più duro per me che salgo. Quindi non sto correndo, vado al passo, la vedo da lontano e mi preparo.«Salve!», sparato a  pieni polmoni, non c'è i-Pod che regga il confronto. Neanche ha aggrottato le sopracciglia, imperterrita ha continuato a ruzzolare lungo la discesa.Stavolta però ho avuto il tempo per osservarla e me la sono ricordata: ci siamo incrociati anche l'anno scorso, stessa scena, io saluto e lei non risponde. La cosa mi fa incacchiare: rispondere le costerebbe zero e comunque è anche una questione di educazione. L'ho ribattezzata "i-Woman", ma dovrei trovare un termine più adatto per questa sintesi di modernità: tecnologia e maleducazione. A colazione racconto a lei la cosa. Commenta: «Forse se la saluta George Clooney, gli risponde».«Perché, cos'ha sto Clunei che manca a me?» - «Niente!». Mi sa che prende per i fondelli.«Ma ti piaceva mi pare, no?» - «Si, ed è uno di quelli che migliora con l'età».Ci provo: «Come me, no?» - «Certo, siete in tre: Sean Connery, George Clooney e tu».Prende per i fondelli. Meglio un buon caffé, va.Buona domenica.