elaborando

Trafficanti d'armi - seconda parte


(Continua dal post precedente)Non so se il mio telefono sia sottoposto a intercettazione, di questi tempi potrebbe anche esserlo. Ma se fosse così troverei difficile spiegare quella telefonata dei primi dello scorso settembre.Mi immagino il GIP che incalza:«La sua storia non regge, si rende conto? Perché non rende tutto più facile con la verità? Avanti, quelle armi, come faceva a farle arrivare dalla ex-Jugoslavia?».Sono tre ore che sono nel suo ufficio, ho ripetuto più volte la mia versione: aiutavo mia figlia a fare i compiti. Una cosa normale, lo fanno tutti i genitori, quando è necessario. E poi, nella ex-Jugoslavia non conosco nessuno, giusto una collega dei tempi dell'Olivetti, saranno sei-sette anni che non la vedo; è croata, ma anche un'attivista della non-violenza. Poi basta, nisba, non conosco nessuno lì e con il contrabbando d'armi non c'entro.Si apre la porta ed entra l'aiuto del GIP. Il volto è tirato ma soddisfatto.«La ragazza ha cantato».Mi tendono una trappola, non ci casco. Nostra figlia danza, da quando era piccola, ma cantare non mi risulta, è pure un pochino stonatina. Non canterebbe mai.Ma torniamo al reale. Quella sera, ai primi di settembre, la figliola preparava un compito per il suo corso di specializzazione in scrittura di testi per soggetti audiovisivi ecc. ecc. o una cosa simile; nell'anno in cui ha frequentato il master non sono riuscito ad imparare il titolo. Il compito consisteva appunto nell'abbozzare la sceneggiatura di una fiction del genere thriller, e lei, sempre piena di fantasia, si era lanciata in una storia complicata.Avevo anche obbiettato:«Ma la Liberia, sei sicura che non sia un paese pacifico che non saprebbe che farsene delle armi?».E lei, pronta:«Ho cercato su internet, si sono fatti due guerre civili di recente. Potrebbero prepararne una terza, no?».Mannaggia alle fiction, auguro ai liberiani di vivere tranquilli e felici.Ma non basta andare a rompere i liberiani, questi prodotti che ci propinano per tivvù hanno anche altri aspetti distorsivi. Il linguaggio, ad esempio.«Come è andato il tuo primo dialogo?».«Un disastro, non me ne parlare».Strano, Vale scrive molto bene; al liceo era in estremo affanno in matematica, ma in italiano brillava.«Perché un disastro?».«Il Capo mi ha rivoltato, dice che nessuno si esprime come ho scritto io. Congiuntivi, condizionali, devo ripassare tutto all'indicativo. E anche il passato remoto, troppo sofisticato».Meglio semplificare? Non so, potrebbe anche darsi che il declino si manifesti così, col linguaggio che si appiattisce. Curioso che proprio la televisione, che prima ci ha alfabetizzato, adesso agisca al contrario.Speriamo almeno che la piccola trovi lavoro presto. E va bene anche questa roba, per iniziare.[Immagine da: "IMMAGINARIO - immagini per un abbecedario (comunicare con i segni)" di Manuela Epifano]