elaborando

Facciamo a parlar chiaro


Plainenglish.co.uk ha assegnato il premio “Foot in Mouth 2007” all'ormai ex-allenatore della nazionale britannica di calcio, Steve McClaren.Il premio va a chi si è particolarmente distinto nell'anno, per l'essersi espresso in modo oscuro. E mr. McClaren, in un'intervista radiofonica, si era espresso così sul giocatore Wayne Rooney: “He is inexperienced, but he's experienced in terms of what he's been through”. Più o meno: “È inesperto, ma è da ritenere esperto se si tiene conto di quello che ha vissuto”.Siamo ai livelli del mitico Trapattoni? Non ancora, basta un esempio del Trap a dimostrarlo: “Non vorrei che a enfatizzare troppo certe situazioni da una parte e non dall'altra finisce che si crea una uniformita' di idee e non una forma equivalente generale: noi abbiamo giocato bene”.Un po' ci si era avvicinato il vincitore del “Foot in Mouth 2003”, il Segretario alla Difesa statunitensa, Donald Rumsfeld: “Reports that say that something hasn't happened are always interesting to me, because as we know, there are known knowns; there are things we know we know. We also know there are known unknowns; that is to say we know there are some things we do not know. But there are also unknown unknowns — the ones we don't know we don't know”.Anzi devo dire che in fondo il concetto del Trap l'ho afferrato, quello di mr. Rumsfeld, sarà pure per via dell'inglese, mi è ancora oscuro.Il sito plainenglish.co.uk è stato lanciato da Chrissie Maher, una signora inglese non più giovanissima, con una storia interessante alle spalle. La signora nasce nel 1938 a Liverpool in una famiglia povera e numerosa, la scuola d'obbligo non le lascia praticamente nulla, è a tutti gli effetti analfabeta.Imparerà più tardi a leggere, a quattordici anni, e la sua curiosità la porterà a informarsi, spesso senza riuscire a cogliere il senso dei contorti discorsi che legge su giornali, atti legali, contratti.“Ma non si può parlare chiaro?”, deve essersi chiesta. Parte così nel '79 la sua campagna per un inglese migliore, la “Plain English Campaign”, che ogni anno assegna un po' di riconoscimenti, oltre al “Foot in Mouth”.Il “Golden Bull”, vinto nel 2006 da questa perla: “The re-writing of the vocabulary of intemporal Irish heritage is a possible vector for submissions on the condition that this transposition is resolutely anchored in the 21st century through a contemporary lens that absolutely avoids drifting into the vernacular”.E poi assegna un premio serio, il “Plain English Awards”, che ogni anno va a pubblicazioni giudicate chiare, comprensibili.Un bel premio, non c'è che dire. Ma anche senza riconoscimenti di questo tipo, dovremmo fare tutti uno sforzo per scrivere nel modo più semplice possibile. Spesso il lavoro ci porta al gergo, al linguaggio oscuro per iniziati; e allora il blog può essere il momento per provare a cambiare abitudine, finalmente si parla con qualcuno che non è obbligato a capirci, che decide rapidamente se vuol rimanere da noi o se lasciarci alle spalle con un semplice click.Ecco, anche in ufficio, nella vita reale, alle volte ci vorrebbe la minaccia di un click.Buon giovedì.[Nell'immagine uno dei presepi di casa. Lei ne ha una piccola collezione, i più belli alla fine]