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Quando la Ricerca preoccupa


Spesso sono i risultati di una ricerca scientifica a creare perplessità, se non addirittura preoccupazione: pensate agli esperimenti di clonazione, con la loro doppia valenza di aiuto e di minaccia per il genere umano. Altre volte, però, è la mancanza di informazioni, il silenzio su certi risultati a preoccupare.È il caso di una notizia che ho ritrovato stamattina, partendo da questa: degli scienziati francesi stanno cercando di riprodurre una bocca artificiale, capace di masticare il cibo esattamente come fa un essere umano. Hanno costruito un equivalente meccanico della cavità orale, simulano il respiro e la produzione di saliva, poi provano a far masticare al loro robottino una mela. Il passo finale è paragonare il masticato "meccanico" con uno umano, notare le differenze e correggere il meccanismo, finché riusciranno a ottenere una perfetta masticazione.A cosa serve? Boh, ringrazio solo di non essere l'addetto al check sui masticati.L'articolo di theregister.co.uk che racconta la cosa esordisce citando che già i robot possono ribellarsi all'uomo, sparargli, sedurlo.Il primo caso si riferisce a robot utilizzati nella guerra in Iraq, che senza comprensibili motivi hanno rivolto le loro armi contro chi li azionava; Control+Alt+Del deve averli bloccati, perché nessuno è rimasto ferito, ma intanto ne stanno attentamente debuggando il codice.Il secondo si riferisce invece alla triste storia di un signore australiano che ha costruito un robot capace di sparare, azionabile via telecomando: un click e si è suicidato. Sarebbe stato preferibile cliccare, che so, su Rai1, per una puntata di Porta a Porta, ma forse in Australia non arriva, o non aveva la parabola.Il terzo caso è più interessante e a mio avviso preoccupante.Risale allo scorso novembre: scienziati, questa volta belgi, hanno costruito un robottino che emula i comportamenti di una scarafaggia, e poi l'hanno inondata del profumo tipico delle fanciulle di quella specie. Una pupa da sballo, insomma, lasciata libera di muoversi in un piccolo recinto pieno di scarafaggi maschi, giovani e assatanati. In più pare fosse anche sabato sera.Bene, lo scarafaggio rifugge la luce, si rintana negli angoli più bui che trova. Non così, però, se c'è l'equivalente dell'Arcuri che gli passa vicino, strizza l'occhio e va  piazzarsi sotto i riflettori: è più forte di lui, il poveretto vince l'istinto di conservazione e comincia a tampinarla; e "fanculo la luce", per dirla usando tecnicismi.Perché hanno scelto degli scarafaggi per il primo esperimento? Perché gli scarafaggi hanno un'organizzazione abbastanza destrutturata, senza leader, e ci vedono poco. Mi torna familiare, come caratterizzazione di un particolare gruppo di individui, a dire la verità.Interrogati sul dopo, gli scienziati affermarono: «Stiamo lavorando adesso a una gallina, sarà abbastanza credibile da ingannare un pulcino appena nato. Questo ci consentirà di studiare fino a che punto un essere può seguire le indicazioni di un leader, anche contro i propri interessi.»Aggiunsero pure di non essere interessati ad applicazioni simili su esseri umani. Poi, dallo scorso novembre, più nulla, il silenzio.E se avessero cambiato idea? Saranno mica già tra di noi il leader e la maliarda artificiali? Oh my God!Buon sabato.