elaborando

Il filo di Arianna


Ero in macchina, ieri sera, quando mi è tornato in mente il motivetto: "Il m'appelle sa p'tite bourgeoise / Sa Tonkiki, sa Tonkiki, sa Tonkinoise". Un brano della buon'anima di Josephine Backer (mi raccomando l'accento sulla "e": Backèr"), "La petite tonkinoise", di cui ricordo anche un'interpretazione di Mia Martini, in una qualche gara tra big della musica di quelle che si usavano una volta. Spero non sia l'Alzheimer a giocarmi brutti scherzi.Divertente la storia della canzone: partita con un "Je suis navi, navi, navi, navigatore", con l'intento di parlare di un marinaio, si trasformò nell'elogio di una bellezza canterina: "Quand ell' chante à sa manière / Taratata, taratata, taratatère", per poi atterrare sulla versione definitiva, elogio della bellezza asiatica. In realtà le versioni sono due, una per quando canta una lei, l'altra per quando canta un lui.Rapida ricerca su Youtube e, accanto alle versioni della mitica Josephine, ne trovo anche una molto divertente di un gruppo francese: Le petits froufrous.E chi sono? Google mi porta sul loro sito: una sorridente Nathy, che poi è la cantante del gruppo, spiega che si propongono per animare feste ed eventi con il loro repertorio di canzoni francesi del tempo passato, canzoni come appunto La petite tonkinoise.Torno su Youtube e ascolto un altro brano postato dallo stesso utente: Kalinka. Me la ricordo! Credo se la ricordino tutti, magari intepretata dal coro dell'Armata russa. Un paio di click e sono finito su Katiusha, altro brano russo arcinoto, interpretato da un inquietante duo: le sorelle Tolmachevy. A quell'età si dovrebbero frequentare i banchi di scuola, invece di mimare le cantanti "grandi".Dai banchi di scuola è di sicuro già fuori Varvara, che di Katyusha offre una gradevole versione. Gradevole, e infatti l'ho gradita.Si, Varvara è grande abbastanza. Anzi, accidenti, la frega la nazionalità, altrimenti si sarebbe meritato di sicuro un posto al parlamento europeo.Buon venerdì.