elaborando

Parole da salvare


Duemilaottocento: sono le parole della lingua italiana, segnalate dall'edizione 2010 del vocabolario Zingarelli come "in estinzione, ma da salvare".Un articolo di Paolo Foschini su Corriere.it si diverte (e diverte) nel trattare la questione, attingendo a piene mani dall'elenco. Perché un vocabolario non è una melensa accozzaglia di lemmi, bensì un aiuto per rendere il proprio eloquio più ricco, facondo e forbito.Accanto a qualche termine che non mi è mai capitato di usare (onusto e celia, ad esempio), ce ne sono altri che invece ho usato (come tedio e ineffabile), a dire il vero non so con quanta proprietà.Il nostro linguaggio sta riducendosi di ricchezza, e quindi di espressività, su questo è difficile esprimere dubbi.Le cause? Certamente la velocità che imponiamo alla nostra vita, ai nostri rapporti con il prossimo. Ma anche il prevalere della rappresentazione visiva sulla descrizione scritta, del video sul libro, della tv sulla radio. Tutte espressioni di quella voglia di velocità a cui accennavo prima.Ci sono rimedi? Ci si potrebbe proporre di adottare ogni settimana una parola in estinzione. Ma poi si finirebbe per cacciarla a forza nel nostro discorso. Meglio, forse, scegliere una parola a settimana da bandire dalle nostre frasi. Esempi: attimo e attimino; ma anche quant'altro. Lo sforzo di girare intorno all'ostacolo potrebbe aiutarci a ripescare qualche termine abbandonato o, meglio, desueto.E se venisse voglia di analizzare un proprio scritto, per dare un'occhiata a quali parole usiamo più spesso, arriva in nostro aiuto il web, come sempre: Textalyser.net (ma ce ne sono altri). Si incolla il testo nella riquadro "Enter your text to analyze here", si correggono due impostazioni ("Minimum characters per word", porre a 1, "Number of words to be analyzed", porre a 1000) e si clicca su "Analyze the text".Il risultato comprende un po' di statistiche e il riquadro "Frequency and top words".Buon divertimento e buon sabato.[Immagine da: blogs.sdf.unige.it/wordpressMU121]