elaborando

Love Bot


Jason Thorton vive a San Francisco, dove ha fondato una piccola società che per adesso sembra ben avviata. Un po' di volte al giorno scrive qualcosa su Twitter, risponde a qualche tweet, aggiunge qualcuno alla lista di quelli che segue, dà il benvenuto a chi comincia a seguire lui.Il solito, insomma.I suoi tweet parlano di Amore, o meglio di Love, in versione english, e in tutte le forme: «I love that song! :-)», «Sending blessings for wonderful times, beautiful weekend and all the Love there is. HUGS.♥♥♥♥♥♥♥», «HAHA i love you too chica (:».A scorrere i suoi tweet non è che venga proprio l'entusiasmo, però ha messo insieme 208 followers (profili che lo seguono su twitter, una sorta di fan). Sono sempre più dei miei 130, numero che include anche dei bot.Cos'è un bot? Semplicemente un programma che finge di essere un umano: si registra, poi comincia ad agire, in genere per uno scopo commerciale. Ad esempio portare visitatori su un sito porno, che eroga contenuti a pagamento. Qualcuno che compra si trova sempre.La logica del programma di un bot è semplice: si registra a Twitter con un profilo femminile e una foto caruccia, scrive su Twitter una frase ammiccante seguita da un collegamento al sito che vuole pubblicizzare, seleziona in qualche modo degli utenti di Twitter, comincia a seguirli. Il pollo vede la bionda (bruna, rossa) caruccia, legge il tweet, clicca sul collegamento. Fatto.Questo tipo di bot si sgama facilmente: pochissimi tweet, un numero enorme di "following" (quelli che il bot segue), pochi follower (i pollissimi che oltre a cliccare decidono pure di seguire la bionda (bruna, rossa)).Torniamo a Jason, ai suoi tweet sull'Amore, ai suoi 208 followers. Ci sarà tra loro un bot? Sarebbe divertente, perchè Jason, è stato rivelato venerdì, è lui pure un bot. L'ha creato Ryan Merket, un programmatore.La logica del suo programma è semplicissima: cerca la parola "Love" tra i tweet recenti, poi rimanda il tweet appena trovato così com'è, oppure risponde più o meno sensatamente al mittente e comincia a seguirlo. Probabile che questi ricambi la cortesia.L'intento di Ryan Merket è chiaro: se con una logica semplicissima (tre ore per scrivere il programma, metterlo a posto e lanciarlo), si ingannano un bel po' di persone, cosa si può fare con qualcosa di più sofisticato?E non si può rispondere come ritornella LeAnn Rimes: "Big deal. So What? Who cares?" (traduzione libera: Azz. E allora? Ma chi se ne frega!)Buona domenica.[Tutti i post su web e tecnologia.]