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9 gennaio 1915: nasce Mollie Orshansky (L'importanza di 150 € al mese)

Post n°1783 pubblicato il 09 Gennaio 2014 da tanksgodisfriday
 

Una

  delle notizie angoscianti degli ultimi tempi è il continuo crescere della percentuale dei poveri in Italia.
L'aggiornamento dello scorso luglio da parte dell'Istat riporta che nel 2012 "la povertà relativa coinvolge il 12,7% delle famiglie e la povertà assoluta il 6,8%".

E qui già nasce una prima domanda: ci sono poveri "relativi" che non sono "assoluti", evidentemente. Cosa distingue le due situazioni?

La risposta si trova spulciando il sito dell'Istat: povero assoluto è chi non arriva a fine mese, nemmeno dopo aver ridotto le uscite ai minimi livelli di sopravvivenza; povero relativo è chi, invece, ha un tenore di vita nettamente inferiore a quello medio della realtà in cui vive.
Per esemplificare, se ho una Panda e nel mio condominio hanno tutti una Ferrari, allora sono relativamente povero; ma in un condominio in cui gli altri avessero al più una bicicletta, allora sarei relativamente ricco.
E anche: in una situazione di crisi senza grosse diseguaglianze sociali, si può essere poveri assoluti senza esserlo relativi.

Dei due dati riportati evidentemente quello del 6,8% di poveri assoluti è il più angosciante.
Ma come fa l'Istat a ricavare queste statistiche?

La storia della misura scentifica della povertà parte negli Stati Uniti, con Mollie Orshansky, figlia di emigranti ucraini e nata a New York il 9 gennaio del 1915.
Di professione "statistica", spese la sua vita lavorativa in uffici governativi, sempre occupandosi dei problemi legati al livello di povertà nel paese.
Era competente in materia, lei stessa faceva notare che, per capire la povertà, non le occorreva immaginazione ma solo buona memoria. Eppure, nonostante le difficoltà ad arrivare a fine mese, i genitori le avevano assicurato un diploma in statistica, a cui lei aveva poi affiancato la laurea.

Il senso dell'attenzione alla spesa l'accompagnò per tutta la vita: pare che fosse rimasta inorridita nell'apprendere che l'Ufficio Statistico vendesse i dati statistici annuali a 2.500 $, cifra superiore al salario medio annuo di una famiglia composta da una donna single con figli a carico.
Soprannominata "Ms. Poverty", concepì l'indice di povertà (Orshansky index) per meglio correlare livelli di vita, condizione sociale e salari, quando si occupava di infanzia e classi socialmente deboli.
Solo successivamente, quando nel 1964 il presidente Lyndon Johnson dichiarò la "War on Poverty", il suo lavoro venne giudicato come il miglior punto di partenza per determinare la soglia di povertà.

Il suo sistema, molto semplice e pragmatico, è ancora in vita oggi, a 60 anni dalla sua ideazione: si assume che, in un nucleo familiare, 1/3 delle spese vada all'alimentazione e che ci si nutra rispettando, a spesa minima, le tabelle di alimentazione minima dell' USDA (U.S. Department of Agriculture).

"Ms Poverty" se ne andò a 91 anni nel dicembre del 2006.

E in Italia?
L'italia si è dotata di un sistema di calcolo della soglia di povertà in tempi recenti (1997), per poi rivederlo nel 2005.

I dati che servono per definire uno stato di povertà assoluto sono due: le entrate reali di ciascun nucleo familiare e il valore della soglia di povertà, ovvero le uscite ipotetiche per garantire la sopravvivenza.
L'attuale sistema italiano è descritto con molta chiarezza nel documento scaricabile dal sito Instat.

Si parte dal classificare le spese in:

  • alimentazione
  • abitazione
  • altro

Poi, per ciascun capitolo di spesa, viene definito il minimo accettabile e ne viene determinato il costo, in funzione della composizione del nucleo familiare e della sua collocazione geografica.

Dalle tabelle minuziose si scopre così che l'alimentazione media giornaliera per me prevede (tra l'altro) un minimo di 2,28 gr di grana e 2,38 gr di pecorino romano (pag. 32 del documento Istat).
È l'effetto della media statistica: escluso che io condisca la pasta con un mix di grana e pecorino, vuol dire che da qualche parte qualcuno condisce con il mio pecorino, e io mi rifaccio sul suo grana. Interessante, comunque, che il pecorino prevalga sul grana.

La lista è anche una guida alimentare: niente pecorino e niente mortadella sotto gli 11 anni, ad esempio. Mozzarelle e caciottine, invece, vanno bene a qualunque età.
Alla fine, secondo l'Instat, per sopravvivere nel 2005 a un maschio della mia età abitante al Nord servivano 4,36 € al giorno, ovvero 130,90 € al mese.
L'equivalente femminile è un po' più parco, con una spesa di 4,01 € al giorno (120,45 € al mese).

Pizzerie, ristoranti, bar e simili luoghi di perdizione sono banditi. Nel documento viene anche calcolato l'effetto "famiglia": quanti più si è, tanto meno si spende a persona. Un minestrone da 3 persone costa meno di tre minestroni separati, ça va sans dire.

Se non ho trovato grosse sorprese nella sezione alimentazione, mi ha colpito invece il minimo abitativo: rigorosamente in affitto, minimo 28 mq per un single, 38 mq per una coppia e 42 mq per tre componenti; sempre secondo l'Istat, in 100 mq si riesce a far vivere 8 persone, immagino senza che si uccidano a vicenda prima di sera.

Nel mio caso, 2 persone nel Nord, nel 2005 ce la saremmo cavata con 270,28 € al mese. Possibile, forse; tutto sta a trovare 38 mq e non uno di più.
All'abitazione sono associati: energia elettrica, beni durevoli (televisore, frigorifero, lavabiancheria, cucina e scaldacqua a gas) e riscaldamento.
Per queste voci ci sarebbero serviti, al mese, altri: 13,63 € di elettricità, 7,63 € per i beni durevoli (sperando che reggano almeno 10 - 15 anni), 58,59 € di riscaldamento (al Sud ce la saremmo cavata con 19,81 €).

Nella classe altro c'è "il minimo necessario per arredare e manutenere l’abitazione, vestirsi, comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi e mantenersi in buona salute".

Il tutto, sempre per due, al Nord e nel 2005, faceva 390,84 €, ispirati da grande ottimismo, chiaramente visibile negli 8,2 € mensili per i trasporti.
Per mantenersi in salute, invece, nel 2005 erano previsti 82 € al mese.

Intuibile che, a chi si trova appena sopra la soglia di povertà, basta un niente per precipitare nel baratro: una malattia seria, ad esempio. Per un anziano non è nemmeno un evento così imprevedibile.

Oppure, immaginate: famiglia mono-reddito, in affitto. Un paio di figli messi al mondo con incauta precipitazione. Lui, insegnante, sballottato di anno in anno nella provincia, gli 8 € mensili dell'Istat li spende in un paio di giorni di spola casa-scuola.

E un bel dì, con una seraficità che non cessa mai di stupirmi, ecco il niente: prelievo di 150 € al mese, perché "ci eravamo sbagliati".
Nonostante il ripensamento di ieri, rimane l'amaro in bocca: l'intera classe politica è, semplicemente e senza appello, inadeguata.

Che tornino al proprio lavoro, e spero che siano in grado di svolgerne uno.

Buon giovedì.

[Tutti i post su compleanni.]
[Per chi volesse divertirsi, l'Istat fornisce un calcolatore della soglia di povertà.] 

 
Rispondi al commento:
bimbayoko
bimbayoko il 09/01/14 alle 18:36 via WEB
fa riflettere e tanto....scusa l'assenza ma conosci le novità...inoltre mi operano...
 
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