Creato da tanksgodisfriday il 26/03/2006
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Per me è arabo

Post n°1825 pubblicato il 08 Maggio 2016 da tanksgodisfriday
 
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Se sentite qualcuno esclamare «Per me è arabo!» mentre guarda un'espressione matematica, sappiate che, di questi tempi, il senso della frase potrebbe andare al di là del semplice «Non ci capisco una fava!», e rivelare invece diffidenza o addirittura timore, paura.

Qualche giorno fa, volo interno negli U.S., da Philadelphia a Syracuse, 45 minuti in tutto. Una ragazza sui 30 guarda con perplessità il suo vicino di posto che continua a tracciare misteriosi tratti sul suo tablet. Prova ad attaccare discorso: «Abita a Syracuse?» La risposta è laconica: «No», e il tizio ritorna rapidamente al suo tablet.
La ragazza si agita, annota qualcosa su un foglietto di carta, chiama l'hostess e le chiede di consegnare il suo messaggio al comandante.

Ancora qualche minuto e l'aereo spegne i motori. Subito dopo i passeggeri vengono invitati a scendere dall'aereo.
A terra il tizio del tablet, capelli ricci, carnagione mediterranea, viene avvicinato da un agente FBI che comincia a fargli qualche domanda. Alla fine arriva quella cruciale: «Abbiamo ragione di sospettare che lei sia un terrorista. Può spiegarci cosa stava scrivendo sul tablet?»
«Un'equazione differenziale».

Già, perché il tizio misterioso è Guido Menzio, laurea con lode in Economia a Torino, insegnante alla University of Pennsylvania, in mezzo diversi premi: Kravis Award for Outstanding Undergraduate Teaching nel 2007, Carlo Alberto Medal for Best Italian Economist Under 40 nel 2015.
E sul tablet stava rivedendo il modello di price-setting che avrebbe presentato nel suo intervento alla Queen’s University di Ontario, non il modo per far saltare in aria l'aereo.

I passeggeri risalgono sull'aereo. Solo la ragazza, non ancora convinta, chiede di salire sul volo successivo. Alla fine, con quasi due ore di ritardo, l'aereo decolla.
Trump’s America is already here. It’s not yet in power though. Personally, I will fight back, ha scritto Menzio sulla sua pagina Facebook.
L'America di Trump, mix di ignoranza e razzismo è già qui.

Tranquillo, è in buona compagnia. Vogliamo parlare dei muri austriaci? o rimanere in casa nostra e parlare delle esternazioni salviniane?

Immagine da economics.sas.upenn.edu
Notizia da marginalrevolution.com

 
 
 

Sadiq Khan e quanto ci costano le elezioni

Post n°1824 pubblicato il 07 Maggio 2016 da tanksgodisfriday
 
Foto di tanksgodisfriday

I londinesi hanno scelto: dopo il conservatore Boris Johnson, il nuovo sindaco è il laburista Sadiq Khan, che ha prevalso con dieci punti di vantaggio sul conservatore Zac Goldsmith.

Valutazioni politiche a parte, merita attenzione il sistema di votazione adottato, il contingent vote, un sistema che consente di condensare primo turno e ballottaggio in un solo turno, dimezzando il costo della votazione.

Il funzionamento è semplice.
L'immagine del post riporta un facsimile della pink ballot paper, la scheda elettorale utilizzata.
L'elettore trova nella scheda l'elenco dei candidati e due colonne di spunta: la prima scelta e la seconda scelta. Potrà apporre quindi una croce nella prima colonna, in corrispondenza del suo candidato preferito, e una nella seconda colonna, in corrispondenza del candidato che preferirebbe, qualora la sua prima scelta fosse trombata.

Al momento dello spoglio, gli scrutatori fanno un primo giro, contando solo le prime preferenze. Si raccolgono i risultati generali e si verifica se il primo candidato ha raccolto la maggioranza assoluta dei voti. Se ci è riuscito, ha vinto, altrimenti si passa al secondo conteggio.

A questo turno rimangono in gara solo i due candidati che hanno raccolto più voti come prime scelte. Le schede che avevano come prima scelta un trombato vengono ora riassegnate a uno dei due superstiti, se indicato come seconda scelta, oppure considerate bianche se la seconda scelta è un altro trombato.

Può venire il dubbio che vengano dispersi i voti di chi, pur avendo indicato preferenze, al secondo conteggio vede il proprio voto classificato come scheda bianca. Diamo un'occhiata a cosa è successo a Londra:

Candidate1st Round2nd RoundTotal
Sadiq Khan (Labour)1.148.716161.4271.310.143
Zac Goldsmith (Conservatives)909.75585.859994.614
Siân Berry (Green)152.027  
Caroline Pidgeon (Lib Dems)121.051  
Peter Whittle (Ukip)94.425  


Ragionando su questi numeri (mancano i voti ricevuti dai candidati minori) si vede che dei 367.503 voti ricevuti dagli esclusi del primo giro, 267.286 sono stati riassegnati ai primi due candidati. Due su tre, quindi.
Nel caso ci fosse stato un effettivo secondo turno di ballottaggio, molti di questi cittadini non sarebbero tornati a votare.

Sistema semplice ed efficace. Perché non si applica anche da noi?
Credo per due motivi:
  • ai nostri politici piace il mercato che si svolge nelle due settimane tra il primo turno e il ballottaggio; il sistema del contingent vote costringerebbe ad avere da subito idee chiare e manifeste sulle alleanze, e non prevederebbe quindi le negoziazioni basate sui risultati del primo giro (esempio: ti porto i miei voti, ma voglio 3 assessorati)
  • a chi ci amministra non frega nulla del costo delle votazioni (né, peraltro, di altri costi, vedi la recente discussione sulle indennità parlamentari)
In casa nostra non vedo all'orizzonte nessun ravvedimento o cambio di marcia.
Basta pensare ai soldi sprecati per il referendum trivelle, che valutazioni politiche hanno accuratamente tenuto separato da altre votazioni.
Ma, se da un lato è condivisibile che la democrazia abbia un costo, perché buttare così i nostri soldi dalla finestra?

Probabilmente c'è da rassegnarsi, anche se così non recupereremo mai l'efficienza degli altri sistemi-paese, con i quali, ci piaccia o non ci piaccia, siamo in quotidiana competizione.

 
 
 

9 gennaio 1915: nasce Mollie Orshansky (L'importanza di 150 € al mese)

Post n°1783 pubblicato il 09 Gennaio 2014 da tanksgodisfriday
 
Foto di tanksgodisfriday

Una

  delle notizie angoscianti degli ultimi tempi è il continuo crescere della percentuale dei poveri in Italia.
L'aggiornamento dello scorso luglio da parte dell'Istat riporta che nel 2012 "la povertà relativa coinvolge il 12,7% delle famiglie e la povertà assoluta il 6,8%".

E qui già nasce una prima domanda: ci sono poveri "relativi" che non sono "assoluti", evidentemente. Cosa distingue le due situazioni?

La risposta si trova spulciando il sito dell'Istat: povero assoluto è chi non arriva a fine mese, nemmeno dopo aver ridotto le uscite ai minimi livelli di sopravvivenza; povero relativo è chi, invece, ha un tenore di vita nettamente inferiore a quello medio della realtà in cui vive.
Per esemplificare, se ho una Panda e nel mio condominio hanno tutti una Ferrari, allora sono relativamente povero; ma in un condominio in cui gli altri avessero al più una bicicletta, allora sarei relativamente ricco.
E anche: in una situazione di crisi senza grosse diseguaglianze sociali, si può essere poveri assoluti senza esserlo relativi.

Dei due dati riportati evidentemente quello del 6,8% di poveri assoluti è il più angosciante.
Ma come fa l'Istat a ricavare queste statistiche?

La storia della misura scentifica della povertà parte negli Stati Uniti, con Mollie Orshansky, figlia di emigranti ucraini e nata a New York il 9 gennaio del 1915.
Di professione "statistica", spese la sua vita lavorativa in uffici governativi, sempre occupandosi dei problemi legati al livello di povertà nel paese.
Era competente in materia, lei stessa faceva notare che, per capire la povertà, non le occorreva immaginazione ma solo buona memoria. Eppure, nonostante le difficoltà ad arrivare a fine mese, i genitori le avevano assicurato un diploma in statistica, a cui lei aveva poi affiancato la laurea.

Il senso dell'attenzione alla spesa l'accompagnò per tutta la vita: pare che fosse rimasta inorridita nell'apprendere che l'Ufficio Statistico vendesse i dati statistici annuali a 2.500 $, cifra superiore al salario medio annuo di una famiglia composta da una donna single con figli a carico.
Soprannominata "Ms. Poverty", concepì l'indice di povertà (Orshansky index) per meglio correlare livelli di vita, condizione sociale e salari, quando si occupava di infanzia e classi socialmente deboli.
Solo successivamente, quando nel 1964 il presidente Lyndon Johnson dichiarò la "War on Poverty", il suo lavoro venne giudicato come il miglior punto di partenza per determinare la soglia di povertà.

Il suo sistema, molto semplice e pragmatico, è ancora in vita oggi, a 60 anni dalla sua ideazione: si assume che, in un nucleo familiare, 1/3 delle spese vada all'alimentazione e che ci si nutra rispettando, a spesa minima, le tabelle di alimentazione minima dell' USDA (U.S. Department of Agriculture).

"Ms Poverty" se ne andò a 91 anni nel dicembre del 2006.

E in Italia?
L'italia si è dotata di un sistema di calcolo della soglia di povertà in tempi recenti (1997), per poi rivederlo nel 2005.

I dati che servono per definire uno stato di povertà assoluto sono due: le entrate reali di ciascun nucleo familiare e il valore della soglia di povertà, ovvero le uscite ipotetiche per garantire la sopravvivenza.
L'attuale sistema italiano è descritto con molta chiarezza nel documento scaricabile dal sito Instat.

Si parte dal classificare le spese in:

  • alimentazione
  • abitazione
  • altro

Poi, per ciascun capitolo di spesa, viene definito il minimo accettabile e ne viene determinato il costo, in funzione della composizione del nucleo familiare e della sua collocazione geografica.

Dalle tabelle minuziose si scopre così che l'alimentazione media giornaliera per me prevede (tra l'altro) un minimo di 2,28 gr di grana e 2,38 gr di pecorino romano (pag. 32 del documento Istat).
È l'effetto della media statistica: escluso che io condisca la pasta con un mix di grana e pecorino, vuol dire che da qualche parte qualcuno condisce con il mio pecorino, e io mi rifaccio sul suo grana. Interessante, comunque, che il pecorino prevalga sul grana.

La lista è anche una guida alimentare: niente pecorino e niente mortadella sotto gli 11 anni, ad esempio. Mozzarelle e caciottine, invece, vanno bene a qualunque età.
Alla fine, secondo l'Instat, per sopravvivere nel 2005 a un maschio della mia età abitante al Nord servivano 4,36 € al giorno, ovvero 130,90 € al mese.
L'equivalente femminile è un po' più parco, con una spesa di 4,01 € al giorno (120,45 € al mese).

Pizzerie, ristoranti, bar e simili luoghi di perdizione sono banditi. Nel documento viene anche calcolato l'effetto "famiglia": quanti più si è, tanto meno si spende a persona. Un minestrone da 3 persone costa meno di tre minestroni separati, ça va sans dire.

Se non ho trovato grosse sorprese nella sezione alimentazione, mi ha colpito invece il minimo abitativo: rigorosamente in affitto, minimo 28 mq per un single, 38 mq per una coppia e 42 mq per tre componenti; sempre secondo l'Istat, in 100 mq si riesce a far vivere 8 persone, immagino senza che si uccidano a vicenda prima di sera.

Nel mio caso, 2 persone nel Nord, nel 2005 ce la saremmo cavata con 270,28 € al mese. Possibile, forse; tutto sta a trovare 38 mq e non uno di più.
All'abitazione sono associati: energia elettrica, beni durevoli (televisore, frigorifero, lavabiancheria, cucina e scaldacqua a gas) e riscaldamento.
Per queste voci ci sarebbero serviti, al mese, altri: 13,63 € di elettricità, 7,63 € per i beni durevoli (sperando che reggano almeno 10 - 15 anni), 58,59 € di riscaldamento (al Sud ce la saremmo cavata con 19,81 €).

Nella classe altro c'è "il minimo necessario per arredare e manutenere l’abitazione, vestirsi, comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi e mantenersi in buona salute".

Il tutto, sempre per due, al Nord e nel 2005, faceva 390,84 €, ispirati da grande ottimismo, chiaramente visibile negli 8,2 € mensili per i trasporti.
Per mantenersi in salute, invece, nel 2005 erano previsti 82 € al mese.

Intuibile che, a chi si trova appena sopra la soglia di povertà, basta un niente per precipitare nel baratro: una malattia seria, ad esempio. Per un anziano non è nemmeno un evento così imprevedibile.

Oppure, immaginate: famiglia mono-reddito, in affitto. Un paio di figli messi al mondo con incauta precipitazione. Lui, insegnante, sballottato di anno in anno nella provincia, gli 8 € mensili dell'Istat li spende in un paio di giorni di spola casa-scuola.

E un bel dì, con una seraficità che non cessa mai di stupirmi, ecco il niente: prelievo di 150 € al mese, perché "ci eravamo sbagliati".
Nonostante il ripensamento di ieri, rimane l'amaro in bocca: l'intera classe politica è, semplicemente e senza appello, inadeguata.

Che tornino al proprio lavoro, e spero che siano in grado di svolgerne uno.

Buon giovedì.

[Tutti i post su compleanni.]
[Per chi volesse divertirsi, l'Istat fornisce un calcolatore della soglia di povertà.] 

 
 
 

Il voto, secondo G.

Post n°1744 pubblicato il 24 Febbraio 2013 da tanksgodisfriday
 
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Come

  completa Google la chiave di ricerca: "Votare è "?
Le proposte sono le solite, si va dal diritto all'inutilità. Comunque la pensiate, però, è meglio andare, anche se nevica.

E anche se questa volta non ci fosse nemmeno un candidato convincente.
Buon voto.

[Tutti i post su politica.]

 
 
 

Spread, pessimismo e ottimismo

Post n°1740 pubblicato il 30 Dicembre 2011 da tanksgodisfriday
 
Foto di tanksgodisfriday

Il
 lavoro mi ha abituato a cercare l'andamento nei grafici, più che a seguirne picchi e avvallamenti. L'attenzione va anche a questi, ma solo dopo aver colto la linea di tendenza.

E il mio primo sguardo al grafico dell'andamento dello "spread" mostrato ieri dal nostro Presidente del Consiglio Mario Monti, ha colto la linea in nero che ho sovrapposto all'immagine (presa dal sito di Bloomberg).
Un attimo dopo lo zoom della telecamera ha mostrato l'andamento colto invece dal PdC, completamente diverso, e che ho tracciato (spero correttamente) in verde nella stessa immagine.

Nero e verde, pessimismo e ottimismo?
La mia linea è semplicistica, guidata solo dall'abitudine a lavorare sui grafici, mentre ignoro le reali dinamiche che guidano l'andamento dello spread. Per dirne una: se nella prima parte della salita gli acquisti di nostri buoni da parte della BCE hanno limitato la rampa in salita, negli ultimi tempi questi aiuti si sono praticamente azzerati, se ho ben compreso la spiegazione del PdC, quindi la pendenza adesso è "reale".

Technicalities a parte, però, una meditazione su pessimismo e ottimismo ci sta.
Vivo ancora il primo, maturato negli ultimi anni a fronte dell'improvvisazione, della voracità e dell'inadeguatezza della nostra classe politica. Nessuno escluso, da partito a partito varia solo la composizione dei tre ingredienti.
Ma forse è il momento di virare al secondo, all'ottimismo. Almeno finché a guidare il Paese c'è chi anticipa e promette poco, ma lascia sperare molto: equità sociale, lavoro ai giovani, lotta all'evasione.

Sperando che esista un meglio nella nostra politica, che abbia forza e coraggio per venir fuori e poi continuare con serietà e trasparenza il lavoro cominciato in questo scorcio di fine anno. Le elezioni sono al più tardi nel 2013, dietro l'angolo, quindi.

Buon venerdì.

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