l'elbablog

Il Divo. Giulio Andreotti visto dal regista Sorrentino.


Ho visto il film qualche giorno fa, mi ha colpito perchè, sebbene attroverso la finzione e l'arbitrio che sono proprie di un'opera cinematografica, mi è parso che si sia resa l'idea del ruolo che questo signore ha assunto negli ultimi cinquanta anni. Magistrale l'interpetazione di Servillo, da sola vale il biglietto di ingesso. Tornato a casa, qualche riflessione è venuta fuori, qualche parallelo si è imposto alla mia attenzione. Andreotti, lo sappiamo, non è certo una crocerossina, ha avuto le mani in pasta praticamente dappertutto. Vaticano, IOR, servizi segreti, grande potere economico, e forse anche criminalità stragista e mafiosa. Ma ha sostenuto tutti i processi, si è difeso a schiena dritta (non prendetemi in parola, visto il personaggio), non ha accusato i magistrati di complotti geopolitici. E' stato ripetutamente assolto, talvolta "quasi assolto", ma gli va riconosciuta la dignità di essersi difeso nell'ambito dei processi. L'attuale capo del governo no. Lui i processi che lo riguardano intende bloccarli, rinviarli. Lui intende modificare le regole processuali a suo piacimento, e per il suo tornaconto. Non si difende dalle imputazioni, offende gli organi giudicanti. Non è tanto interessato a dimostrare la propria innocenza, quanto a derubricare i reati, in maniera che essi, alla data in cui fossero stati eventualmente consumati, non potessero essere considerati tali. Tutto questo è molto triste. Nel decreto sicurezza, un paio di emendamenti di straforo. Sicurezza per chi?