ElettriKaMente

IL GRANDE SOLE


  
  “Non è un periodo facile” è una frase che si dice quando le cose vanno meno bene o decisamente peggio del solito. Personalmente, come molte persone che hanno un certo tipo di problemi di salute combinati e ciclici, io non saprei parlare di “periodi” perché è difficile che un periodo di remissione da una condizione piuttosto negativa combaci con quello favorevole di un’altra, non troppo bella; quindi parlo di “positivo” o “negativo” in base all’atteggiamento più predisposto e libero nell’affrontare il male.E non si tratta propriamente di periodi…sono un pò troppo fluttuanti e brevi questi elementi di successione per comporre un “periodo” e poi manca la condizione principale, e cioè che alla fine dei quali, le caratteristiche del fenomeno tornino ad essere le stesse…Ma, a parte la premessa del periodo non periodo, il caldo mi sta veramente scarnificando, anche i pensieri sono senza pellicola protettiva, fatico a tenere alla mente le idee e mi ritrovo la differenziata fredda nel frigo al posto dell’insalata, marcita chissà in quale contenitore dell’immondizia.Non c'è spazio per un respiro d'aria, sono stanca e se penso a quanto l'avrei amato, anche così eccessivo, questo caldo di "vera estate" quando ero un’adolescente quindicenne...inizio a contare che ne sono passati altri 25 da quegli anni e tante cose sono pian piano diventate differenti.E ieri pensavo a come ci faccia essere in molti modi diversi, l'incontro prolungato e viscerale con il dolore.I miei trent'anni sono stati tutti, singolarmente, profondamente radicali per la mia esistenza, ma assolutamente devastanti. A tratti si potrebbero definire mortiferi, e non perché sia deceduta e stia parlando post mortem; ma per come ho vissuto la morte da attrice coprotagonista e da spettatrice sinesteticamente coinvolta e per come ho visto non tutte, ma veramente molte, delle sue innumerevoli "sfumature di nero"...Anche se, poi, alla fine dei patteggiamenti, non ne sono stata presa.Posso certo dire, però, che anche senza aver avuto un rapporto completo con lei, per i preliminari avanzati e decisamente spinti non posso non considerare ugualmente i nostri incontri come ravvicinati e intimi...In ogni caso, tutto questo per dire che mi dispiace. Riflettevo anche sul mio nervosismo, la mia intransigenza, la mia durezza.A volte, e di rado ormai, anche se capita ancora come ieri notte, accade che mi tornino addosso solamente gli eidola delle persone; anzi mi sembra di essere proprio io, immersa o avvolta, in un vapore di sensazioni non contestualizzate, senza tempo, in una sorta di distillati puri di essenze. E in questi momenti sento solo la bellezza e il calore delle persone e delle cose a cui tengo e che amo. E sono intatte. A al di là di ogni lite, discussione, dolore, incomprensione o bruttura.E la scorsa notte, in questo calore che, stranamente, oltre al mal di testa, mi scendeva dentro gli organi interni sempre un tantino raffreddati e un po’ mi rincuorava anche. E non so il perché, ma sembrava scendere come un’armonica liquorosa dentro il torace, come a proteggermi da tutti i diavoli blu del blues…La temperatura eccessiva  stava vincendo ed era un ottimo vantaggio il suo, su di me, nello sciogliere un po’ di quei ghiaccioli che da sette anni mi affittava la Regina delle Nevi in versione storica, prima d’intiepidirsi nell’era di Frozen, e che ogni volta, imperterriti e fiscali come funzionari ottusi, si riformano dopo essersi un minimo liquefatti ed ottusamente chiudono tutti gli spazi che si aprono incauti alla luce.Ieri notte invece, stava accadendo questo disgelo. Mi è venuto a trovare in un gomitolo di vapore e nebbia l'affetto che provo per le persone a cui tengo. C'era la nuvola del solo sentimento, anche sganciato da loro. Quella calda, che protegge e resta leggera. Ed è il calore molto profondo che anche con questo caldo ti fa respirare. E addirittura meglio.Di tutto questo biblico papiro dell'estate del Signore 2015 già si potrebbe decidere definitivamente sulla mia follia; ma non voglio risparmiarmi dalla quasi certezza di venir presa altamente in giro in modo assolutamente irriverente da chi mi conosce dicendo anche un'altra cosa. Per la prima volta ho sentito interamente una canzone di una ragazza che ha vinto X Factor anni fa. Il punto, però, essendo io in questa bolla emozionale di essenze, non è quello di parlare di questa canzone da un punto di vista tecnico, qualitativo o altro. Il punto è quel che invece è passato al setaccio, in questa mia bolla, di quella canzone.Forse l'avrei potuta scrivere io perché condivido quel che sostiene tra una nota e l’altra ma sentirla mi ha fatto realizzare quanto la mia cerebralità ossessivo-compulsiva oltre a rendermi intransigente e rigida e magra, mi abbia sterilizzato le emozioni. Rimanendo al testo, sostanzialmente si può leggere come una qualsiasi canzone d'amore verso chissà chi, o comunque leggerla mantenendola nell'individuale; ma in realtà è una canzone d'amore perché ne evoca l'essenza. Estendendosi oltre al "ti amo" rivolto ad un interlocutore umano specifico, è una dichiarazione all'amore stesso e alla sua capacità di posarsi ovunque.Ed io, che dell'amore ho scritto, osservato, indagato le dinamiche e le fonti sezionandolo scientificamente e ne ho parlato tanto, pur amando per come ne sono capace, mi ero dimenticata di sentirlo e di ascoltarlo.E mi sembra strano ma mi sento per i sentimenti come chi non ha gli arti inferiori ma riesce a camminare con un ausilio esterno, come se la canzone fosse stata una protesi per il mio limitato altruismo...Questo per? Per dire che se e quando quel caldo dell'amore mi addolcisce, io sono capace anche di essere temperante, e accettare quelle angolature di diversità disturbante di questa vita che altrimenti faccio fatica ad integrare, come le calorie...Probabilmente persino il materialismo pragmatico e disseminante come la luna. Ed ho veramente finito ora. Niente più post sul caldo nella notte, per quest'estate.   L'immagine utilizzata per il post è Il grande sole, M. Chagall.