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E il sesto dice: Non uccidere


 Niente e nessuno.Né te,né altri,né uomo,animaleo creatura vivente vegetale. (Genesi 9:6) Questo comandamento riflette un altro precetto  che prevede la formula "Ama il prossimo tuo come te stesso”.Né più né meno; ma sostanzialmente come te stesso, ed in quanto te stesso. lo tirzach significa propriamente non assassinare. E quando a colpi di kalashnikov si azzerano funzioni vitali e si annichilisce un essere vivente, o anche decine di esseri viventi, indiscriminatamente, e quando, soprattutto, questo accade in modo da destrutturare un equilibrio di apparente pace, il senso di quelle parole diventa inequivocabile, non soggetto ad interpretazione, e lampante.Quando si mira su una folla con un fucile e c’è il sangue ancora vivo di corpi già morti in un grottesco dappertutto, o quando ogni qualvolta, attaccando apparati militari, si colpisce anche un solo civile uomo, donna  di età, umori e fisionomia indefiniti, e con essi la loro bella anima parzialmente in cancrena, come quella di ognuno di noi, tutto è evidente.Il Non uccidere, quando saltano gli arti ed i panorami scomposti fissati nello sguardo che si sta freddando, è un concetto facilmente comprensibile.Ed è immediatamente riferibile ad una morte fisica, corporale: piovono litri di liquidi organici ancora tiepidi mentre il cuore già non ha più battiti.Ed in questo caso le divinità (ebraica, cristiana, islamica et similia…) sembrerebbero raccontare un’unica storia.Ma nel mondo schizofrenico, declinato sui paradossi incompresi, il racconto non è mai un unico racconto, e la storia non è mai un’unica storia.E così, c’è chi per vincere l’integralismo propone altro integralismo, e chi scambia l’idealismo e la temperanza con l’accoglienza masochistica del proprio suicidio, il tutto in mortali dosaggi affatto conformi ad alcun risultato omeopatico. Ama il prossimo tuo come te stesso, viene detto. E significa "non di più di te stesso", in quanto il prossimo tuo "è te stesso"…Tutti si contraddicono nella loro storia, tutto è scisso in una dissociazione senza ricomposizione, dove persino le armi odiate del nemico in nome del quale si uccide, diventano le proprie.Ambite, desiderate e stravolte in deliranti soluzioni "tanto amate".  Ma non uccidere non è solo un non porre fine a quell’incessante battito che ti accompagna in questo involucro di ossa e venerate carni.Significa non privare alcuno dei mezzi di sussistenza (Yevarnot 78b) esattamente come non tenerlo sotto scacco, in un sequestro della possibilità e in un stupro mentale lungo quanto l’inferno del nulla, che trasforma ogni singolo uomo in un’apnea eterna a breve scadenza.E significa prendere decisioni legali quando non si ha la giusta competenza per farlo, o il rifiutarsi di farlo quando si è, invece, adeguatamente qualificati. Il sesto dice non uccidere…e nel Talmud  è scritto che anche umiliare una persona facendole conoscere la vergogna e l’ imbarazzo equivale ad ucciderla. Non uccidere. Niente e nessuno. Né te, né altri, né uomo, animale o creatura vivente vegetale, si dice...E davvero l’uomo non sa fare nient’altro, con maggiore facilità e frequenza.         UCCIDERE UN UOMO NON E' DIFENDERE UNA DOTTRINA, E' UCCIDERE UN UOMO. Sébastien Castellion - Saint-Martin-du-Frêne, 1515 – Basilea, 29 dicembre 1563