Difendi il tuo diritto di pensare! (IPAZIA) Un ammasso di roccia cessa di essere un mucchio di roccia nel momento in cui un solo uomo la contempla immaginandola, al suo interno, come una cattedrale. (Antoine de Saint-Exupéry)
Una volta c’era Aurora, detta "la Bella Addormentata", ad insegnare alle bambine a non essere...invadenti...con oggetti invasivi ed appuntiti, dalla forma vagamente fallica.E c'era sempre lei per ricordare alle fanciulle come avere un contegno glaciale ed acquisire una certa aplomb anche in orizzontale.Insomma, la Bella dormiente c'era e c'è stata per insegnare ad ogni bambina del regno come essere una perfetta preda per tutti i necrofili romantici.E poi c’era un’orfana ereditiera, spodestata dall’ambiziosa matrigna e le di lei figlie con piedi lunghi e la circonferenza toracica extra small; ma senza il fisico da top model.Questa giovane, detta soltanto Cenerentola, e con un sensato nome di battesimo mai pervenuto, insegnava alle bambine aspiranti donne l'abnegazione della perfetta slave, molto prima che arrivassero su questi schermi non solo varie sfumature di colore; ma anche di lettere, dalla Justine del marchese alla Histoire d’O…E della stessa generazione sadomaso senza nome apparteneva anche Biancaneve, bruna come l’ebano (o la notte), dalla pelle nivea e le labbra rosse come il sangue vivo. Anche lei venne amata dai romantici necrofili con gusti gotico-carnivori ed inneggiata dai feticisti, probabilmente pure gli stessi che spasimavano per le scarpe di Cenerentola e diventati, in seguito, fans dei nani (prima dei magnifici 7, poi di quelli da giardino di Amélie).Da Biancaneve le bambine imparavano come disobbedire fidandosi dell’istinto, come svenire con grazia e come accudire la casa stando in ginocchio…In sostanza, modelli di virtù per ogni maschio dominatore.Anche se di dominatori, in quelle favole non è che ce ne fossero molti. A parte un drago, tra l’altro fieramente trasgender perché, in realtà, anche lui, appena prima di sputare fuoco, si chiamava Malefica ed era una regina...E tra le calzemaglie verde acqua, azzurre e turchesi dubito che le principesse s/m vissero, alla fine, così felici e contente.Ma non divaghiamo.Questo, comunque, accadeva una volta. Poi, mutando tempi ed esigenze generazionali, la Walt Disney production, insieme alla DreamWorks e via dicendo, si buttarono su altri esempi di femminilità, proponendo nuove icone che potessero indirizzare il cammino alle future donne.S’affacciò, pertanto, l’era delle nuove principesse. Quelle anarchicamente spettinate, buffe ed impacciate, seppure atletiche, quelle disorientate ma ugualmente smargiasse e provocatrici, decisamente ed immancabilmente disobbedienti e giusto un tantino nevrotiche. Quanto basta.E sembrerebbe proprio che questi modelli femminili non amino farsi mettere in orizzontale (non lo dichiarano, poi non si sa…) né dalle mele avvelenate né dai fusi...(di arcolai superstiti); e preferiscano, invece, trasmettere alle piccole donne in crescita un messaggio d’assonanza sessantottina del tipo “la corona è mia e la solamente gestisco io”.Ricordiamoci anche, però, che visti i pretendenti delle nuove principesse, l’offerta sul mercato non si può certo definire ottima o abbondante…
Facciamo un esempio.Gli autori della Disney la chiamarono “The brave”, la coraggiosa, anche se poi l'aggettivo venne tradotto in italiano con “ribelle”: mi riferisco a quella regale fanciulla scozzese con i riccioli flambé che circa cinque anni fa prendeva l’arco e vinceva il torneo di cui lei stessa era la posta in palio, pur di non diventare la moglie premio di un cavaliere a random.Ma siamo seri, per quanto dotata di iniziativa e temerarietà, forse molto più coraggio (e stomaco) ci sarebbe voluto, da parte sua, nel restare ferma a guardare, aspettando di prendersi “finché morte non li avesse separati”, uno qualsiasi fra il campionario da corte dei miracoli che giostrava per la sua virtù (fisica, morale e molto, molto regale).E se non basta né è mai bastato dire "ti conquisto" per fare di un individuo un vincitore e non un occupante usurpatore; allo stesso modo non basta dimostrarsi remissivi per essere realmente accoglienti...Il gioco del trionfo e della resa non è così lineare ed immediatamente comprensibile come può sembrare e così, ricordiamoci, per un attimo, di Shakespeare.Se la bisbetica della sua commedia viene, al termine dei cinque atti, definitivamente domata, dichiarando espressamente che "Colui che è tuo marito è anche il tuo signore, custode, vita, capo e sovrano…" oltre che "A questo la mia nano è pronta, ed a fare tutto ciò che lui mi chiederà", probabilmente la sua mano dev’essere stata molto contenta di mostrare autonomamente tanta abnegazione.Ma anche molto convincente dev’essere stato chi l’ha resa così contenta…
E dipende sempre un po' da dove e come si guarda la cosa.
Ma questo accadeva ed è accaduto fino ad ora; perché adesso non sono solo più le principesse coraggiose a dire alle bambine “Andiamo a comandare”; ma ben 100 donne, e senza pigmenti necessariamente blu nel sangue. Da fine febbraio, infatti, nelle librerie italiane sono disponibili altre storie della buonanotte da raccontare a tutte le bambine ribelli, raggruppate in una raccolta scritta da Elena Favilli e Francesca Cavallo, fondatrici della Timbuktu Lab, una società che si occupa della creazione di contenuti editoriali e progetti didattici per l’infanzia.Le due scrittrici hanno ideato un libro di favole senza principesse dai nomi non pervenuti e principi dalle calzemaglie pastello ed hanno raccontato solo storie che sembrano "favole"; ma sono le vite di donne assolutamente esistenti o, comunque, esistite.Così, il libro è una sfilata di creature femminili che la storia, in un modo o in un altro, attraverso una strada piuttosto che un'altra, l’hanno di fatto cambiata.
E nella parata troviamo la filosofa greca del IV secolo Ipazia; le scienziate come Rita Levi Montalcini o l’astronoma Jill Tarter, la “bambina che voleva fare amicizia con le stelle”; le attiviste per i diritti civili come Rosa Louise Parks; la piratessa Jacquotte Delahaye che per fuggire dai suoi inseguitori ha simulato la propria morte assumendo una finta identità maschile; le sportive come la nuotatrice Yusra Mardini che ha partecipato alle Olimpiadi nella prima squadra di rifugiati, e le artiste: in una carrellata che passa dalle Bronte Sisters a Frida Kahlo, fino a Zaha Hadid, l’architetto irachena tra le più rilevanti esponenti della corrente decostruttivista. E poi si trovano la pasticciera e poetessa Cora Coralina, la tatuatrice Maud Stevens Wagner e la prima ministra Margaret Thatcher o la giornalista Anna Politkovskaja…Ma al di là della bontà delle scelte di questi “100 personaggi” (non l’ho ancora letto, e non posso garantire a priori per tutte le storie), posso, però, già dire che l’idea è assolutamente buona.Perché l’intento è quello di poter assicurare alle bambine che Baudelaire aveva ragione quando diceva che l’immaginazione è la regina del vero e che il possibile è certamente una delle province della verità! Ah, un’ultima cosa…tra le varie favole elencate all’inizio, non ne ho nominata una:C’era, infatti, una volta, anche la Bella con la Bestia, ed è pure la mia preferita. E questo soprattutto perché…Ma, no, basta. Perché questa è tutta un’altra storia...