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L'ORA DEL SOLE CHE BRILLA SULLA PIOGGIA


  “La primavera sta arrivando?” “Come è fatta?” “E’ il sole che brilla sulla pioggia, ed è la pioggia che scende sotto il sole”  Frances Hodgson Burnett                   
  Si dice, e non lo sostenne solo Sir Francis Bacon, il filosofo inglese da noi italianizzato in Francesco Bacone, che affinché la luce possa essere chiara e splendente, debba necessariamente esserci l’oscurità. E questo va da sé.E' sufficiente osservare un contrasto cromatico: la percezione della chiarezza viene determinata dallo sfondo, in modo che se un medesimo colore viene posto su di un fondale chiaro piuttosto che su di uno scuro viene percepito in modo totalmente differente.Per questo non è vantaggioso né efficace per noi, "angeli di creta con ali che non volano", illuderci di poter eliminare definitivamente l’inverno nei nostri giorni stanchi ed il buio nelle nostre viscere o nei nostri sguardi ancora più stanchi.Più saremo consapevoli dell’esistenza di un buio apneico, ostruttivo ed estraniante nella nostra realtà, tenendo a mente l’oscillazione continua fra un opposto e l’altro in cui ci troviamo ad ondeggiare, maggiormente e più agilmente riusciremo a destreggiarci tra il buio e la luce. Negare l’esistenza ai pigmenti che assorbono la luce invece di rifletterla, infatti, non ci aiuta a cancellarla.Ci sono.E fingere che esista un modo per spegnere dallo spettro policromatico dell’esistenza tutte quelle lunghezze d'onda ed intensità che ci feriscono, irradiandoci di dolore, significa solamente metterci nei guai.Perché la finzione che ci raccontiamo ci distrarrà, impedendoci di allenarci a sufficienza per schivare e reggere quei colpi precisi e violenti che prima o poi ci pungeranno. E colpiranno anime, retine e sistemi nervosi, tutto in una volta sola.                                        
  Pertanto il celeberrimo "conoscere se stessi" (ed il sapere di non poter, comunque, mai totalmente conoscersi) significa, anche, essere consapevoli dell'irrinunciabile esistenza di opposti all'interno e fuori da noi. Ma questa conoscenza non va cercata per accettare arrendevolmente di soccombere alle varie stilettate di tutti quei “pigmenti” che non riflettono la luce; al contrario è utile per "praticarle".Così, forse, potremo prendere spunto anche da Picasso, in modo da avvicinarci il più possibile a quei pittori che sanno trasformare una macchia gialla nel sole e provare, magari, a smettere di trasformare quello stesso sole in una macchia…                             
  E in un tempo di pulizie & aerazione di sepolcri, in una stagione impaziente di meli, mandorli e narcisi, voglio fare anche io una sorta di “conciliazione degli opposti in embrione”, almeno nel virtuale.Così, per chi non mi conoscesse, ecco un’eterogenea amalgama di versioni verosimili della mia immagine. Chi sono io? Ok recuperiamo gli occhiali da astigmatica sul naso, che la congiuntivite allergica è tornata...
                             e vediamo che si trova...   Prendiamo la mia naturale intolleranza e la predisposizione verso una perfezione inafferrabile (nonché persa in partenza) mentre flirtano pericolosamente con venature di superbia…
                                                                 e conciliamole con la mia paraculaggine...                                                                
 con la mia assoluta affidabilità da "croce sul cuore",
                                                             con il mio carattere estremamente consenziente                                                                         
                 e con la mia lucida follia...
   Bene. Ed ora che dire, dopo questa confessione senza remissione di peccati?Prendendo a prestito Neruda, posso solo aggiungere che se n’è andato l’inverno ed il melo appare trasformato d’improvviso in cascata di stelle odorose.  Ed io... vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi.                                                                                
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