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SURE, PROFUGHI E IMMIGRAZIONE


 La stessa grande nebbia appoggiata sulle differenze fra il cattolicesimo romano ed il Verbum Christi, e che si ritrova anche fra i versetti biblici e le sure coraniche, si appoggia ugualmente su termini molto più prêt à parler e di pertinenza sociale, inseriti in un contesto molto e troppo umano/disumano, quali: profughi, immigrati, perseguitati, rifugiati e simili. Ed i confronti si accendono soprattutto su alcune domande specifiche come l'interrogativo che fa parlare tutti i salotti fuori e dentro la tv, soprattutto nelle prime 48 ore dopo un attentato, vale a dire se la Bibbia ospiti (traduzioni e interpretazioni dei testi fallaci a parte) versi meno violenti rispetto al Corano o, ancora, come sia giusto muoversi riguardo al flusso di tutti coloro che si presentano in Italia e in Europa.Partiamo da alcuni punti se non altro franchi. Quattro punti.Ed intanto, smettiamo di chiamare questa guerra, una guerra religiosa, perché prima di ogni altra cosa quella che passivamente, indirettamente, attivamente e nascostamente si sta combattendo oggi è una guerra di ideologie fra civiltà addotte. Una guerra, come tutte le guerre, imbastita sugli interessi cavillosi (esclusivamente economici e politici) che utilizza sure, versetti, mentalità parziali, costumi fanatici, abitudini assolutiste, comportamenti estremi e borderline per cucire pretestuosi schermi religiosi e bandiere di fedi.Quindi:Punto 1.    Il culto religioso fine a se stesso non c’entra perché i precetti della jihad che istigano a qualsiasi mezzo senza remore per diffondere l’islam, se non fossero impugnati da chi sa perfettamente come servirsene ripiegando sull’esaltazione feticista di menti deboli per perseguire tutt’altri compensi, resterebbero muti e inattivi, come un qualsiasi esplosivo disinnescato. E Dio, naturalmente, in qualsiasi forma lo si senta o lo si voglia pensare, c’entra ancora meno. Punto 2.   Ciò detto, guardiamo il Corano, la Bibbia, il cattolicesimo, l’islamismo: ammettendo l’inesattezza della trasmissione dei testi da ambo le parti che risultano in più passi inquietantemente intolleranti, intransigenti, selettivi e violenti, esistono comunque alcune differenze  che sono, di fatto, sostanziali.La differenza fra la violenza documentata agli atti dell’Antico Testamento e quella leggibile sulle sure coraniche consiste fondamentalmente nel fatto che quella leggibile nell’Antico Testamento è una violenza essenzialmente descrittiva che non vuole essere una prescrizione trascendente l’ambito teologico, in sostanza non è un imperativo categorico. Al contrario, il Corano ordina questa violenza reiterandola in azioni temporali senza scadenza, in quanto la "guerra santa", nell'economia dell'islamismo, è un obbligo, un dovere imprescindibile dettato da parole invariabili di una divinità irremovibile, finalizzato alla conversione universale per acquisire la sovranità sulle altre nazioni.E se la violenza è un onere che sciaguratamente condiziona in modo coercitivo ogni fedele all’islam, la motivazione, come affermava il giurista Majid Khadduri, si ritrova nel fatto che "la jihad è considerata da tutti i giuristi, praticamente senza eccezioni, come un obbligo collettivo di tutta la comunità musulmana". Punto 3.    Le figure di riferimento, all'interno del cristianesimo e nell’islamismo sono il Cristo e Maometto. Come per i cristiani il modello a cui rifarsi è il modus vivendi del Nazareno, i musulmani sono indirizzati verso l’emulazione del messaggero di Allah, da tutti gli islamici considerato un eccellente esempio di condotta e maestro dal quale attingere saggezza comportamentale e stile di vita.Ed è questo, evidentemente, il problema.Almeno da quel che si evince dalla sunna del profeta musulmano (e tale norma comportamentale, non scordiamolo, è anche un costante riferimento del pensiero giuridico e sociale della comunità dei musulmani) che dimostra come l'ambito religioso e quello politico siano, di fatto, indissolubilmente intrecciati.Le abitudini di altruismo, abnegazione e pacifismo manifestate dal modello che si propongono di seguire i cristiani, probabilmente, le conosciamo tutti, almeno teoricamente; mentre è imbarazzante ma anche necessario ricordare che Maometto partecipò a 19 guerre e che non rimase mai troppo a lungo a Medina senza ordinare saccheggi, incendi e distruzioni di fortificazioni, scorrerie o stupri. E se questa sunna del profeta è il solo modello tramandato per i seguaci del culto islamico, come icona inappuntabile di irreprensibilità, come ci si può appellare, nel cercare con essi un’interazione, a valori umani (ancor prima che religiosi) quali la moderazione, la non violenza e l’amore, inteso come comprensione totale dell’alterità, riconosciuta come parte integrabile a noi stessi?E se, naturalmente, gli esempi sopracitati di violenza sventagliata non sono pratiche accolte e seguite da tutti i musulmani, certo è che ogni islamico osservante sarebbe, comunque, legittimato dal Corano stesso qualora decidesse di compiere, invariabilmente, una qualsiasi azione ad immagine e somiglianza di un siffatto profeta.Ed anche collocando l’esempio di Cristo in un contesto a parte, volendo affiancare al confronto con la sunna di Maometto solo i patriarchi totalmente umani ed imperfetti descritti nella Bibbia, da Abramo a Giacobbe, Mosè, Davide e Salomone (anche se nessuno di essi si avvicinò mai ai costumi così esaltati dal Corano), dobbiamo riconoscere che ogni qualvolta essi mentirono, si abbandonarono all’ira, all’adulterio o a qualsiasi altra mancanza verso la morale ebraica, furono ripresi dal severo Dio giudaico che pregavano e non certo premiati o posti sul pulpito della condotta più esemplare.Ed ora una specificazione sui vocaboli più invertiti e confusi riguardo agli stranieri che in Italia arrivano, si stabiliscono o muoiono prima ancora di  sbarcarvi.Ultimo punto: 4.    Profugo è il termine che definisce la condizione di chiunque sia costretto ad abbandonare la sua terra, il suo paese, la sua patria in seguito a eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi e grazie a quanto sancito dalla Convenzione di Ginevra può richiedere asilo nell’attesa di sapere se gli verrà concesso o meno lo stato di rifugiato politico.Gli uomini, le donne e i loro figli che scappano dalle proprie case in Siria, in Nigeria, in Somalia o in Sudan a causa del fondamentalismo musulmano, sono profughi. E queste persone possono legittimamente richiedere asilo.Tutti gli altri non sono profughi; ma immigrati. E gli immigrati senza il permesso di soggiorno sono definiti, letteralmente, clandestini. E profugo, immigrato e clandestino non sono sinonimi. 
  L'immagine utilizzata per il post è l'opera "Lo straniero" di Daniele Baron.