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LA DEA DELLA SPERANZA


 
  Io ne sono consapevole. Lo so che l’orrore è parte della nostra vita.Un’amica molto preziosa, appena qualche settimana fa, mi ha chiesto di buttare giù alcune righe per supportare una sua ricerca. Mi chiese di spiegare cosa fosse l'orrore nelle sue varie forme e a quali parole o morfemi potesse dare origine...L’orrore possiede sinonimi, iponimi, iperonimi, antonimi e sembra anche mutare con il tempo, almeno nell'aspetto delle sue forme che via via, e di volta in volta, incarnano meglio i fantasmi collettivi, contestualizzandoli agli ambiti sociali come alle epoche storiche; ma forse c’è ben poco da capire e ben poco da definire in lui, in quanto probabilmente altro non è se non l’inesprimibile e il nulla.Non è in qualcosa e in molte cose; ma è semplicemente nel niente che ci visita.E sono consapevole che non si può eliminare l'orrore in senso universale, neppure come "concetto" perché, di per sé, detiene nella sua stessa identità la particolarità d'essere privo di una soluzione.Molto probabilmente, quindi, la sola cosa che si può fare, per quanto esso sia uno scandalo per la logica e rimanga "indefinibile" oltre che non "concepibile", è quella di guardarlo e sostare un attimo per riuscire a puntare correttamente una luce che possa differenziarlo e delimitarlo, in modo da riuscire più velocemente a distanziarlo, una volta riconosciuto.Da piccola, e forse non solo da bambina, se avessi potuto scegliere in dono una prerogativa divina, avrei voluto possedere (e poter trasmettere) la speranza. Forse per annullare l’incantesimo della paura prima ancora di vederla nascere.Ma lo so che l’orrore esiste. Lo conosco e ne sono consapevole.Però so anche, ed altrettanto bene, che per quanto le nostre esistenze siano visitate da ogni forma del terrifico, siamo tutti equipaggiati per rispondergli.  Così, ogni qualvolta un animale esercita il suo dirittoin libertà, abbandonandosi nel fluire luminoso di specchi trasparenti sotto la scia schiumosa dei movimenti ondosi nell’oceano, correndo su sterminati campi d'erba nata sopra il ventoo dispiegando ali sui fondali azzurriper puntare oltre il celeste intorno a lui e ancora, ogniqualvolta vedo negli occhi ammansiti di un canelo sguardo infinito farsi umidodi gratitudini e alleanze, o un nuovo nato s’abbandona nella ricerca di un contattocon pugnetti schiusi di fiducia cieca  ed infine, ogni qualvolta un uomo alza il braccio e allarga il palmo,piegando le dita in segno di vittoria in risposta a un altro in fratellanza complice,  perché ha vinto la più grande gara con se stessoe sta reggendo nel suo Olimpol'eterna fiaccolacon il sorriso del trionfo… Ogni volta,indistintamente,in tutte quelle vite  io vedo musica  e potrei giurare sia la stessache è stata dipintasul volto di Dio.