ElettriKaMente

CHI, COSA ESSER TU?!?


 
 Come un’anima errabonda a cavallo fra il mese di ottobre e la nebbia di novembre, in una inquieta ricerca di pace, Alice cammina attraverso il di qua e il di là, ed il velo si solleva per lei fra i mondi; ma non incontra la lanterna che illumina lo spirito vagante dell’irlandese Jack, l’astuto ed improbo fabbro che raggirò il diavolo, bensì un grande bruco blu, seduto in cima ad un fungo, a braccia conserte, intento a fumare in silenzio un lungo narghilè.Quello stesso bruco che gli adattatori italiani della Disney, tra le volute bianche del suo fumo, ribattezzano “Brucaliffo”. 
 Ed in questi giorni in transito tra la vita e la morte, il qui e l’altrove, in uno scambio di figure in cerca di mimesi e di vicinanza, la leggenda vuole che per sfuggire all’avvento delle anime errabonde in giro per il mondo, l'unica soluzione per i viventi fosse tentare di mimetizzarsi travestendosi da spettri, demoni e streghe per confondersi con loro.Differenziarsi per avvicinarsi.Avvicinarsi per sfuggire.Mascherarsi per diventare, così, invisibili.  Brucaliffo: Cosa essere tu? Alice:  Bè non so più neanche io signore, mi sono trasformata così tante volte oggi che... Brucaliffo: Io non capirci, spiegati meglio... Alice: Temo di non potermi spiegare diversamente signore, perchè, al momento io non sono più io e... Brucaliffo: Un bel garbuglio.Alice: Non so spiegarlo più chiaramente perchè non è chiaro neanche a me!   Socraticamente ironico, in un processo di giochi verbali, nel suo ostinato non rispondere alle domande e nel riproporre altri interrogativi, il Bruco Blu suggerisce tutti i mezzi ad una giovanissima e puntigliosa Alice che, invece di captare i suggerimenti, si indispettisce perché il Bruco la costringe ad una non immediata deduzione e le indica lo strumento senza, però, mostrarle alcuna modalità per l’uso. Alice: Bè...non le pare che potrebbe prima dirmi che cosa esser lei? Brucaliffo: Un’incognita, ad ora un Bruco Blu. Alice: Oh, quant’è confuso, sembra un rebus! Brucaliffo: Allora scioglilo...  Il punto, infatti, (e non solo di domanda, ma della questione intera...) potrebbe essere  questo: Davvero quando chiediamo qualcosa, è sempre perché non la sappiamo?Sicuri, sicuri?In realtà, per formulare una domanda “giusta”, bisogna, di fatto, già conoscerne la risposta…Quando si chiede per ottenere qualcosa, non si pone, forse, la richiesta proprio a chi, di fatto, sappiamo che ci potrà fornire la cosa che vogliamo, piuttosto che rivolgerla a chi già reputiamo non potrà aiutarci?Se, invece, domandiamo qualcosa riguardo ad un evento o ad una circostanza futura che noi non conosciamo né possiamo conoscere, non potremo comunque scoprirlo, neppure ricevendo una risposta.Ma in tutti i casi, il cervello non sa evitare di rispondere alle domande.Per utilizzare bene questa funzione del domandare, la condizione inderogabile, però, è quella di conoscere prima, in modo dettagliato, almeno quello che vogliamo sapere o desideriamo ottenere. Ma la mente può essere anche la nostra peggiore prigione e quando ci accorgiamo che le risposte fornite sono negative o disfunzionali, per scardinare la prigione da noi stessi costruita, dobbiamo deciderci a cambiare il nostro quesito...La soluzione, infatti, è già nella domanda.E se una domanda è ben posta, a volte, non necessita neppure di una risposta...