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RIFLESSIONI DI MEZZA ESTATE (o giù di lì)


  
  La notte di San Lorenzo è da poco passata,e fino a due giorni fa avrei voluto scrivereche, però, le stelle continuano a cadere e che i nostri desideri continuano a sostenerci,ma evidentemente è accaduto qualcosache di luminoso non ha niente. Mentre scrivevo, in attesa di una romantica proroga che facesse piovere brandelli di cometee pezzi di roccia infuocata dispersi lungo l'orbita originariabenignamente disposti ad illuminare ancora i nostri cieli estivi,cadevano,- insieme a tutti i miei auspici -anche le bracciaper il crollo di un ponte lunghissimo, tagliato in due. E così, le riflessioni di mezza estate da mettere in valigia, di colpo, sono cambiate.  E come sempre accade, dopo restano soltanto le voci svuotate che si aggrappano a condizionali fatti di monotoni "avrebbe dovuto essere".Qualcuno dice che il Ponte Morandi di Genova fosse un gioiello dell'ingegneria ideato da una mente feconda e intuitiva che, però, difettava di pratica e di calcolo; altri sostengono fosse soltanto un enorme monumento al fallimento che presentava segni di cedimenti fin da subito.C'è chi parla d'infrastruttura obsoleta, chi di affaticamento e corrosione dei componenti strutturali.Alcuni sostengono che avesse bisogno di una manutenzione straordinaria e che, di fatto, andasse proprio ricostruito; altri, invece, negano tutto, replicando che il ponte già si trovava in una situazione di costante monitoraggio e che era sottoposto ai lavori di consolidamento.   Ma si sa, una disgrazia tutti sanno cos’è. È una cosa che lascia senza difesa. E quando ci si ritrova disarmati, si gioca a moscacieca nel tentativo di afferrare per la coda almeno la scia di una qualsiasi risposta.  "Saliva e scendeva, e il rumore dei giunti sotto le ruote sembrava quello di una vecchia ferrovia"dicono le persone che lo attraversavano ogni giorno;ma evidentemente quelle parole non pesavano abbastanza.  E così, adesso, nel cielo estivo resteranno anche i fantasmi dei sogni di mezza estate di chi, da quel ponte, è crollato.E da questo momento in poi, agosto non sarà più solo il mese delle stelle cadentima anche dei ponti che cadono, insieme alle braccia.   
  "Alla disgrazia uno non si può abituare, mi creda, perché sempre abbiamo l’illusione che quella che stiamo sopportando debba essere l’ultima, sebbene in seguito, con l’andare del tempo, incominciamo a persuaderci – e con quanta tristezza! – che il peggio deve ancora venire."(Camilo José Cela)