ElettriKaMente

Un desiderio lungo come un fiume che non tocca mai il mare


 Di questi tempi velati come il tempo, sanciti dalle nebbie dei climi sepolcrali, ho sempre scritto post che mi scaldassero e parlassero di fiamme, legni, sorbi e streghe, di piccole grondaie fatate dai volti del demonio e grottesche incongruenze che respingono attraendo.  Proprio come  le domande insoddisfatte che consumano tutti i riflessi dei sensi, infiammandoci di fervori e fuochi fatui per quel qualcosa - o nulla - che sta all’ombra dell’altrove.Quest’anno non ho scelto fra le streghe e gli angeli, i soggetti per le mie evocazioni da fantasma, perchè per questo indizio di novembre, i languori pallidi, bianchi come le stelle, si trovano in un brano senza nome e nell'amore mistico di un religioso verso Dio.Inizio da quest'ultimo."Voglio aver bisogno della misericordia di Dio come fosse un dono", così iniziava.Non ricordo dove, tempo fa, ne abbia letto le parole, ma ricordo chi le ha espresse, ed ancor di più quanto fossero pericolosamente vicine al mio scellerato modo di volere il desiderio.E proseguiva con: "e non esigerlo ogni volta che cado, come fosse un mio diritto".Le parole erano del missionario Peter Joseph Kentenich, un uomo dalla spiritualità spesso in contrasto con le forme di insegnamento della chiesa cattolica. Fatto prigioniero a Coblenza dal regime nazista, venne quindi mandato nel campo di Dachau, soprattutto per aver promosso una libertà interiore e di scelta non ascrivibile ad alcuna ideologia precotta e cieca, ma garante solo della libertà individuale e della coscienza intima di ogni persona.Ed io potrei parafrasare quella sua dichiarazione – per quanto, comunque, veramente di poco si discostino il mistico e il sensuale ai miei occhi defilati e discordanti - ed estenderla anche alla passione e all'αγάπη del mondo ...Così, anch'io,lo dico,che voglio aver bisogno di un desiderio insoddisfatto, e che voglio non doverlo esigere ogni volta, quando cado,come fosse un mio diritto. "Voglio annunciare quel Dio sconosciuto che riempie la vita. Che placa la sete. Che calma il pianto. Voglio parlare di quel Dio infinito e misericordioso che sazia i miei desideri infiniti", diceva Kentenich.E voglio poter parlare anch'io così di chiunque possa e voglia scegliere di amare. E poter dire anche che il mio cuore nutrirà per sempre una nostalgia di cielo insoddisfatta.  Perchè il mio amore non è mai sufficiente e non riesco a riempire ogni mio vuoto. Ringrazio, però,  di non poter amare con tutta la mia anima, perché punto all’infinito e non voglio dover dire che mi basti, mai.E, come lui, anche se forse per un amore differente, al quesito atavico “Come dev’essere il mio amore?”, risponderei senz’altro: “Dev’essere un amore insoddisfatto.”  
   “(…) Un ragazzo aveva aperto la porta e portato un vento commovente nelle stanze. Un amore impossibile, ghiaccio sulle finestre, ceppi di legno pronti per la stufa. Da allora una creatura invisibile abitava la tana del corpo, per sfamarsi della sua gioia. Così è l’amore insensato, che pretende attenzione, che ruba la voce, che fa tremare le mani. Una luna sopra un’automobile, la bellezza sublime di un viso e la tristezza lunga come un fiume che non arriverà mai al mare.”