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VERGOGNOSE PARTIGIANERIE IN GUERRA


 Premessa al post cit. rteo "Per comprendere la storia di quel territorio e dei suoi abitanti più o meno stanziali bisognerebbe risalire nei secoli. Gli accadimenti di oggi devono far ampliare il campo della riflessione. Bisognerebbe, perciò, osservare anche il ruolo delle superpotenze rispetto ai conflitti in atto, perchè ci sono sempre potenze egemoni, che lucrano sulle tragedie degli altri popoli. E tuttavia neppure basterebbe per poterne trarre delle conseguenze..." Per questo, qui, oggi voglio dire semplicemente questo... 
 Non sopporto questa spaccatura che suddivide in tifoserie ciò che sta accadendo, neanche si trattasse di una partita allo stadio. Le varie fazioni, infatti, in casi come questo, oltre ad essere evidentemente fuori luogo non possono che essere anche inevitabilmente ipocrite.L'unica cosa per la quale vale la pena di parteggiare, ed è evidente, è la risoluzione equa del conflitto e la sola cosa che dovrebbe avere un senso, se davvero non fossimo impegnati a strumentalizzare ogni disperazione altrui, è la garanzia dei diritti di entrambe le parti ma, ovviamente, perché questo possa accadere sarebbe necessario che esistesse una cosa semplice e rara chiamata rispetto.Lo stesso rispetto che manca anche a noi quando, guardando due popoli farsi a pezzi con la loro guerra, parteggiamo per l'uno o per l'altro con le nostre bandiere sventolanti, ma senza il quale nessuna pace potrà mai diventare un minimo duratura.E se, da un lato, è piuttosto chiaro che il rispetto non possa essere contemplato da chi si trova all'interno di scenari oltre ogni possibilità di un'umana comprensione, è però evidente che può essere almeno dimostrato da coloro che li osservano da una debita distanza.In guerra è essenzialmente impossibile non oltrepassare la linea di confine tra ideali e torti, ragioni e cadaveri; ma le uccisioni, le torture e le esecuzioni con tanto di esibizione eclatante dell'oltraggio e della deturpazione delle vittime non possono essere assolti con alcuna giustificazione comprensibile.E' lampante che Hamas ed altri gruppi armati palestinesi abbiano flagrantemente violato il diritto internazionale contro Israele in un modo impossibile da scordare; ma è ugualmente palese la strage sui civili di Gaza perpetrata dalla rappresaglia israeliana.E non è certo seppellendo altrettanti bambini, adolescenti, uomini e donne - già di fatto impotenti e poveri e a loro volta vittime di Hamas - né mettendo in atto la sistematica oppressione di un popolo con la cessazione delle forniture di acqua potabile, di elettricità, di sostentamento, di medicinali e carburante o con il trasferimento forzato di massa (anche questo - esattamente come la punizione collettiva - facente parte dei crimini di guerra) che Israele troverà la sua giustizia o la sua pace. Perché tutto questo esula dal suo legittimo diritto di difendersi e di rispondere all'orrore subito. Inoltre, così facendo, non troverà mai neppure la sua effettiva vendetta, perché non sono quelli i nemici da colpire. Gli obiettivi di Israele, ovviamente, sono Hamas e la Jihad islamica nella Striscia, mentre i colpi dell’esercito di Tel Aviv raggiungono le scuole, gli ospedali e le persone terrorizzate in fuga.Qui ci troviamo nell'ambito del tutto sbagliato. Si sono passati i limiti e si sono inceneriti. Resta la polvere dell'umanità, la polvere della giustizia e quella della morte. E così anche le armi al fosforo bianco, il cui utilizzo è regolamentato dal terzo protocollo della Convenzione delle Nazioni Unite - e chiaramente vietato contro i civili - inceneriscono ogni residuo di lucidità umana.Ma se Israele sembra avere firmato già a suo tempo la convenzione pur non sentendosi vincolata sull'utilizzo delle armi incendiarie, non è certo la sola ad eludere i divieti legali perché queste armi chimiche (che, ricordiamolo, provocano ustioni fino alle ossa e danni permanenti quando respirandone le esalazioni) risultano essere utilizzate tanto in Palestina quanto in Ucraina, indipendentemente dalla loro proibizione.D'altro canto, viene da chiedersi, in quale scenario bellico una convenzione internazionale sia stata realmente rispettata. Personalmente non conosco guerre senza stragi di civili consapevolmente impotenti.Tutte le Costituzioni vengono parzialmente inapplicate ed ognuno di noi assiste continuamente al paradosso politico in cui viene affidato al potere stesso il compito di riformare il potere e ciascuno di noi guarda inerte chi, seduto al Consiglio di sicurezza, si trova ad assolvere autonomamente se stesso dai crimini bellici commessi.Oggi è Israele che sta evidentemente compiendo un crimine e non si può negare; ma pensare che sia la sola a non rispettare i diritti umani sarebbe ingenuo, inesatto e, non ultimo, anche un poco ipocrita. Difesa e crimine non sono affatto sinonimi, sia chiaro, benché molto spesso si sovrappongano con estrema facilità, ma i terroristi di Hamas - qualcuno si è risentito, obiettando addirittura l'utilizzo del termine, sebbene la parola sia tristemente letterale e non richieda affatto di essere avvalorata - sono il nemico numero uno dei palestinesi, prima ancora degli stessi israeliani. Il loro attacco, infatti, non può in alcun modo essere realisticamente accolto come esempio di una semplice resistenza finalizzata per sovvertire i soprusi che i palestinesi hanno dovuto subire da Israele perché così non è. L'integralismo politico-religioso di Hamas si può definire solo con un termine: aberrante.Purtroppo, però, esiste anche l'altra faccia, quella dell'integralismo ebraico volto a condizionare il governo. Ed è per questo che trovo semplicemente raccapricciante una tifoseria di Israele che resta pressoché insensibile davanti alle vittime palestinesi, esattamente quanto trovo ripugnante quella che, nell'essere pro-Palestina, oltraggia senza ritegno le vittime israeliane. Va ricordato, infatti, che nel corso degli anni di questa prolungata e lugubre storia dell'orrore, innumerevoli morti imputati ad Israele sono stati, invece, gli ignari capri espiatori di Hamas, utilizzati come scudi umani dall'organizzazione terroristica durante le esercitazioni nei campi di addestramento.Allo stesso tempo, però, va anche specificato a chiare lettere che, per quanto effettivamente nella Striscia di Gaza la maggioranza delle persone abbia votato favorevolmente all'elezione di Hamas, questo non deve in alcun modo significare che tutti i palestinesi siano automaticamente potenziali terroristi disposti a diventare martiri della Jihad. E lo dimostrano con i numeri e con i fatti quelle 600 mila persone in fuga che si sono mosse verso sud. Inoltre, si dovrebbe tenere anche in considerazione il fatto che un milione e mezzo di quegli stessi palestinesi che vengono assiduamente accusati di non ribellarsi e di non possedere sufficiente volontà per reagire sono profughi sin dalla nascita e che la quasi la totalità di essi riesce a sopravvivere esclusivamente attraverso agli aiuti umanitari.Dovremmo ricordarlo noi e dovrebbe ricordarlo Israele perchè non vi è alcun dubbio che il genocidio sia quanto di più abnorme si possa pensare e - sia chiaro - quello ai danni del popolo ebraico non va dimenticato (e nemmeno si potrebbe mai farlo) pertanto chiunque abbia un barlume di lucidità non può non riconoscerlo e chiunque abbia un briciolo di cuore, dinanzi ad esso, non desidera aggiungere altro; ma, al contempo - ed anzi, proprio in virtù del loro passato - mi chiedo come gli israeliani possano esprimere la volontà di sterminare un altro popolo, dal momento che loro stessi hanno subito tutto l'orrore dell'Olocausto.Dopo la Seconda guerra, infatti, consegnare nelle mani israelitiche una personale e sicura Terra Promessa è stato probabilmente il segno emblematico di un risarcimento che il mondo non si è sentito di negare alle vittime della Shoah ma, nello stesso tempo, proprio alla luce di quella ricompensa, i palestinesi hanno visto affidare al popolo ebraico una nuova nazione collocata proprio all'interno dei loro legittimi territori. Quindi no, non banalizziamo con troppa disinvoltura una questione lunga quasi 100 anni e non liquidiamola con eccessiva sicumera appellandoci alle solite ragioni economiche che fondano l’asse Usa-Israele.Non ci sono mai morti di valore superiore rispetto ad altre e naturalmente la morte dei soldati è cupa e triste come quella dei civili, ma quella di questi ultimi è un effetto collaterale e proprio per questo ci stravolge con una portata devastante. Pertanto non ci sono e non ci dovrebbero essere popoli per cui è più giusto rattristarsi ed altri per cui è onesto non rattristarsi affatto.Di fazioni e fratture estremiste, saccenti, pretenziose e pretestuose ne abbiamo già decisamente troppe e Palestina ed Israele ne sono un'insana dimostrazione; ma anche noi che le sosteniamo o le condanniamo, dividendoci in due tifoserie e puntando allo stesso modo il dito verso l'una o verso l'altra, non ci dimostriamo troppo diversi.Non fosse altro che per la medesima e grossolana supponenza.