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Il canto di Natale degli assenti


 Di norma, per il mio modo di pensare, non dovrebbe avere un senso distinguere l’omicidio di un uomo da quello di una donna in modo netto, essendo tutti esseri umani indipendentemente dal generee mi rendo conto che il fatto stesso di utilizzare un termine ad hoc per indicare l’assassinio di una donna– come, appunto, femminicidio –potrebbe ancora indurre qualcuno a pensare istintivamente ad un neologismo forzato.In realtà, però, definire l’uccisione di una donna con questo specifico vocabolo non è affatto una superflua indicazione del genere della vittima, come sarebbe in un contesto di violenza mortale “neutra”, dove è puramente accidentale che la persona uccisa sia una donna o un uomo;ma il preciso indicatore del movente.Difatti, la parola in sé specifica che l’assassino è un uomo e che il motivo per cui la donna viene uccisa è proprio il fatto di essere una donna. Va da sé che la vita di un uomo non conta certamente di meno; ma se non è mai stato necessario coniare un termine corrispettivo per il genere maschile e se non si sente mai parlare di “maschicidi” è solo perché, statisticamente, i casi di uomini assassinati per motivi legati alla gelosia, al possesso o semplicemente per misandria da parte delle donne, sono considerevolmente minori rispetto al contrario.Quindi, una motivazione per questa granguignolesca parola esiste. E ce lo gridano gli innumerevoli fantasmi delle creature di sesso femminile che restano appese tra un addobbo e una pallina colorata sui nostri alberi di Natale.Ed è per loro questo “canto” e per tutte le persone di cui sentiamo fortissima la presenza dell’assenza.  Ti diranno che ho vissuto, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria... Te lo giuro, sono morta combattendo. Te lo giuro, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto. Ti ricorderai di me quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome. Perché lo so, tu non ti fermerai. Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato. Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me. Combatti perché possano urlare più forte di me. Perché possano vivere senza paura, proprio come ho vissuto io. Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.