ElettriKaMente

Ognuno ama come sa


Premessa In quest'estate olimpica e parigina, sotto un cielo che non accenna ad ammorbidire i conflitti bellici in zone già da tempo devastate da stragi, rovine e lutti - e che, anche nella mia vita ha segnato una perdita ed un momento complicato - mi appresto a scrivere un post che nasce dal commento di un utente - rteo - che ringrazio, perché mi ha dato già altre volte agganci e più di un pretesto per sviluppare qui un mio pensiero.
Genitori e figli Tutto ha inizio con il fatto che nel suo commento ha scritto che per lui i figli sono la sostanza e la continuazione dei loro genitori e che da loro sono anche indistintamente amati, ed infine, che i padri e le madri sono sovente incompresi. Io sono in disaccordo con le prime due cose e parzialmente d'accordo con la terza.Parto subito dall'ultima e dico, semplicemente, che è vero che, talvolta - anche solo per una questione di diversità contestuale, anagrafica, oltre che individuale - i figli possono non capire i genitori, ma è altrettanto vero che è una cosa reciproca e, allo stesso modo, non tutti i genitori capiscono i propri figli. Non tutte le figlie vivono il complesso di Elettra (o se lo vivono, non le tocca allo stesso modo) come non tutti i figli maschi quello di Edipo.Nel mio caso, ad esempio, ho capito mia madre e le sue scelte al punto tale di averla io stessa rassicurata sui suoi "errori". Ma probabilmente è stata lei a non essersi mai perdonata e, di conseguenza, non è riuscita mai nemmeno a perdonare gli altri. Ed arriviamo al punto scomodo e dolente che gli esseri umani vogliono rimuovere energicamente, pur essendo una realtà sotto gli occhi di tutti e violentemente lampante ad ogni coscienza, e cioè che non tutti i genitori amano i propri figli.E non mi riferisco solo ai casi più scellerati ed estremi - perché si sa, la storia ce lo racconta e la vita ce lo dimostra con estrema e meticolosa precisione, che molti genitori compiono azioni terribili sui figli - ma anche soltanto a quegli individui che, molto semplicemente, non sono capaci di amare secondo le più comuni aspettative, vale a dire nel modo in cui ci si aspetterebbe da un padre e da una madre.E questo perché non ci si ricorda mai che i genitori sono, prima di ogni altra cosa, persone e non già entità distinte dagli altri esseri umani ed ogni persona ama - o non ama - a seconda di ciò che è nelle sue possibilità. Non di più e non diversamente.Ed è una verità risaputa e vecchia quanto il mondo quella che ci mostra che non è affatto sufficiente generare biologicamente un figlio per diventare immediatamente un genitore. La genitorialità richiede impegno, affetto, comprensione ed un apprendimento continuo. E per quanto ci siano mille e uno motivi per i quali un genitore potrebbe (anche comprensibilmente!) non essere in grado di amare o curare adeguatamente il proprio figlio - motivi che spaziano dai traumi infantili ai disturbi psicologici o alle difficili e disagiate condizioni socio-economiche, fino alla mancanza di modelli positivi e di competenze necessarie - va, però, anche ammesso che non è neppure scontato che sia innato l'amore di un genitore per un figlio. Perchè se così fosse, e se realmente bastasse concepire per potersi trasfigurare all'istante in un genitore amorevole, non ci sarebbero abbandoni, maltrattamenti, abusi ed omicidi. E nemmeno aborti e adozioni.Se fosse tutto così meccanicamente predisposto, non sarebbero mai esistite le persone che hanno compiuto azioni terribili sui figli, ma neppure esisterebbero e sarebbero esistiti coloro che, molto semplicemente, non sono in grado di fare i genitori. E non si sentono di farlo. Perché non tutti sono padri e madri, pur avendo un figlio.  E sul fatto che un figlio sia la sostanza di chi l'ha concepito che prosegue nel tempo, che dire...? E' chiaro che i genitori contribuiscano geneticamente e che influenzino (parzialmente) il contesto iniziale in cui un individuo viene al mondo, ma ogni persona, in seguito, sviluppa la propria identità attraverso un'indole soggettiva e attraverso le proprie personalissime scelte ed esperienze e, non ultimo, in virtù delle influenze esterne. Esperienze di vita e crisi evolutive, difatti, formano l'identità di un individuo che, a sua volta, è poi libero di creare il proprio significato e il proprio personale destino al di là delle influenze iniziali. Ognuno di noi è unico anche nella possibilità di trascendere liberamente le proprie origini.E, aggiungo, per fortuna...O non ci sarebbero "riscatti evolutivi" e saremmo tutti mere clonazionidi chi è venuto al mondo prima di noi.