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IL PARADOSSO DI MADONNA TOLLERANZA

Post n°329 pubblicato il 25 Febbraio 2022 da ElettrikaPsike
 

 

 

 

Non sempre la tolleranza è una virtù.

Non sempre l’intolleranza è un vizio.

(Norberto Bobbio)

 

Mi piacerebbe sapere, però, quanti tra coloro che la invocano o la predicano, ne conoscono profondamente il significato.

Dal dizionario si può evincere che la tolleranza sia una manifestazione di rispetto nei riguardi dei comportamenti e delle idee altrui, anche quando i primi e le seconde si dimostrino in pieno contrasto con le nostre convinzioni.

Derivando dal verbo latino “toleràre”, la forma durativa di tòllere significa, appunto, “sostenere, reggere”; ma alla fine dei conti non significa altro se non sopportare, sebbene con rispetto, comportamenti e principi ideologici altrui, anche quando sono in aperto contrasto con i nostri.

"Sopportare", quindi. E sopportare non significa affatto abbracciare felicemente o senza sforzo alcuno comportamenti lontanissimi da noi ed ideologie radicalmente opposte alle nostre. E, per diretta conseguenza, non significa nemmeno abdicare alle nostre convinzioni in modo passivo o abulico.

Difatti la tolleranza esiste (e può, essenzialmente, esistere) solo fintanto che è reciproca. E ciò vale a dire che esiste solo fino a quando non si trasforma in lassismo, prima, ed infine in schiavitù.

Va da sè, quindi, che questo virtuoso atteggiamento - che non è lassismo, né tantomeno schiavitù - da un lato rende possibile che ognuno possa mantenere la propria idea ponendo in essere comportamenti consoni alle proprie volontà; ma dall’altro mantiene anche viva la regola di una lecita e necessaria limitazione di tutte quelle idee o di quei comportamenti che, implicitamente o esplicitamente, se posti in essere negherebbero proprio il concetto della tolleranza stessa...

Ed ecco servito, per chiunque ne è orfano, il paradosso insito nella tolleranza, già postulato, ai tempi, da Karl Popper. La tolleranza indiscriminatamente illimitata smette d’essere tolleranza perché nel divenire smisurata porterebbe all'eliminazione della propria esistenza.

Se estendiamo un atteggiamento d'illimitata tolleranza a coloro che sono intolleranti

e se non siamo disposti a difendere una società tollerante

laddove venga messa in rischio dall'attacco degli intolleranti,

allora

- per una conseguenza logica e diretta -

i tolleranti saranno distrutti

e, cosa ancor più grave,

la tolleranza stessa con essi.

 

Siamo arrivati fino ad oggi, al mio compleanno in questo 2022, e se ne continua ogni giorno a parlare, tentando di confutare il paradosso.

Ma già agli inizi degli anni settanta, anni prima che io nascessi, John Rawls aveva provato a replicare senza successo all'affermazione di Popper, obiettando che una società che non riconosce la tolleranza agli intolleranti è, per definizione, a sua volta intollerante. Ciononostante, proprio lo stesso Rawls, e già allora, dovette ammettere che fosse inevitabilmente necessario riconoscere all’interno del concetto stesso di tolleranza una clausola per la sua opportuna auto-conservazione.

Di conseguenza, appare piuttosto cristallino che la tolleranza - che non è lassismo, non è anarchia e non è schiavitù - debba certamente includere una sopportazione rispettosa degli intolleranti; ma soltanto finché non costituiscano attivamente un pericolo per la società e le istituzioni della libertà.

Sic et simpliciter.

 

 

N.B.

 

E, dal momento che, come diceva il nostro caro Wilde, 

il pubblico è stupendamente tollerante e perdona tutto...tranne il genio...

Si perdonerà, con tolleranza,

un:

TANTI AUGURI A ME!

 

Fetta di torta?

 

 

P.S.

Già, proprio a 4 passi dalla primavera.

Ma anche a 4 passi da una brutta primavera ucraina...

 

 


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Commenti al Post:
misteropagano
misteropagano il 25/02/22 alle 02:22 via WEB
anticipo di primavera ..e un caro augurio di buon compleanno Ellenina...( ci sono):*
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/03/22 alle 00:24 via WEB
Grazie-grazie misti ;-) Ed anche io ci sono...nonostante l'evidente ritardo. Ora passo in Olimpo a vedere che hai creato di nuovo in questo lungo tempo...
 
je_est_un_autre
je_est_un_autre il 27/02/22 alle 09:03 via WEB
Allora, per prima cosa faccio tanti auguri a te e a questo blog sorprendentemente intelligente e diverso. Poi sulla tolleranza hai già detto tanto; di mio posso solo dire che, in quanto parola assai usata in questi anni mi è sempre sembrata un tantino scivolosa, ovvero mi è sempre sembrato contraddittorio il fatto che abbia in sè una qualità "positiva" (ovvero definisce chi accoglie, accetta ecc.) epperò al tempo stesso colloca lo stesso "tollerante" in una posizione "di potere", di superiorità. Ma appunto, è per come è stata usata in questi anni. Ciao!
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/03/22 alle 00:55 via WEB
Bonsoir, je_est_un_autre, merci pour tes gentils mots. Anche il tuo blog, che ho avuto modo di leggere (non quanto vorrei, a dire la verità, ma solo per mancanza di tempo) è decisamente una bella eccezione. E sarebbe stato strano il contrario, vedendo la tua scelta di adottare per profilo niente meno che lo sconvolgimento linguistico-ontologico rimbaudiano! ;-) Riguardo alla tolleranza, è un termine borderline, la contraddizione che tu cogli esiste. La necessaria accoglienza che ogni forma di tolleranza porta con sé, essendo al tempo stesso anche legata all'inevitabile aspetto della sopportazione, non può che collocare il "tollerante" in una posizione concedente. Ed è probabilmente sotto questa luce che tu hai colto la supremazia di chi tollera, leggendone la posizione preminente. Ciao e ancora grazie!
 
rteo1
rteo1 il 02/03/22 alle 09:52 via WEB
Anzitutto, Buon compleanno, seppur ormai alle spalle. E sii "tollerante" col tempo, che agisce come tempo, e non potrebbe fare diversamente, ossia arrestarsi mentre diviene. Il tema della "tolleranza" e della "intolleranza" è cogente. Mai come in questi due anni pandemici abbiamo assistito a scene d'intolleranza. E come se ciò non bastasse è ora arrivata la guerra in Ucraìna per rialimentare le divisioni, e quindi gli intolleranti (senza se e senza ma) e i tolleranti (coloro che vorrebbero mettersi anche nei panni altrui). Ricordo (breve divagazione) che mi sorprese tantissimo Rousseau che nel suo saggio "Confessioni" si doleva dell'intolleranza di Voltaire, e questi aveva già scritto il "Trattato sull'intolleranza". Quindi, trattasi di bassezze umane che non intaccano la "grandezza" del genio artistico, ma anche scientifico, politico, ecc. E che sia proprio così lo dimostrano gli accadimenti di questi giorni, di fronte ai quali la "politica" e le istituzioni stanno assumendo posizioni ritenendo che il "giusto" sia dove esse si collocano. Dimostrando così d'ignorare che sia il giusto che l'ingiusto sono come Giano bifronte (il dio della guerra e della pace). Ma veniamo al paradosso della tolleranza che diventa intolleranza per salvare se stessa. Non credo che sia possibile: il tollerante è anch'esso intollerante, così come l'intollerante è al contempo tollerante. Tutti siamo "costretti" a condividere col nostro doppio. Nessuna soluzione, allora ? Forse si, come sosteneva Spinoza, ma bisognerebbe diventare sequestratori, carcerieri e sentinelle del "IO", perchè è questo il vero problema dei problemi.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/03/22 alle 03:31 via WEB
Assolutamente tollerante con un tempo che non considero se non per obbligata convenzione e che a sua volta mi tollera ;-) Grazie mille rteo. Il tema della "tolleranza" è decisamente attuale, infatti, in queste settimane di guerra, dal momento che non c’è molta volontà di mettersi anche nei panni altrui, nonostante le lacrime e l’indignazione (vere o presunte che siano) di chi assiste giocando a scacchi con le vite degli altri ed hai assolutamente ragione: giusto ed ingiusto sono proprio come il Giano bifronte che tu citi. Sulla tua “divagazione” illuministica molto pertinente, posso dirti che probabilmente tra tutti i filosofi del periodo illuminista, Rousseau fu il più radicale sul tema dell’ingiustizia sociale, individuando (e prima dello stesso Marx) nella proprietà privata, nel consumismo e nel lusso le reali matrici di ogni problema all’interno della comunità. Non stupisce che si potesse dispiacere di una presunta incongruenza da parte di un Voltaire che, sebbene sulla tolleranza stessa avesse imbastito un’opera sulla quale ancora oggi ci identifichiamo (nonostante il “Traité sur la tolérance” non sia stato esattamente scritto l’altro ieri) di fatto, poi, abbracciasse una raffinatezza aristocratica impostata su quei privilegi che Rousseau non poteva accogliere. Inoltre, anche la visione in merito al progresso scientifico-tecnologico (ed alla modernità in generale) li divideva. E se a questa profonda divergenza di pensiero si aggiungono, da un lato i disturbi psichici e le patologie neurologiche che affliggevano Rousseau e dall’altro l’atteggiamento un tantino sprezzante che talvolta accompagnava Voltaire, penso che l’interazione tra i due tutto potesse essere tranne che un’accondiscendente moderatezza...Quindi, davvero, una cosa è la teoria ed altra cosa sono le persone e tra lettere incendiarie e colpi più o meno bassi si consumò tra loro un vero e proprio conflitto letterario. Ed è per questo che, al di là dei paradossi e degli espediente retorici, anche io sono convinta che il tollerante sia necessariamente (anch’esso!) intollerante, così come l’intollerante necessariamente tollerante; ma è proprio per questa coesistenza che si può sintetizzare una soluzione. L’essere costantemente incostante, comprensivo di ogni cosa e del suo opposto, ci permette di accettare che insieme alla legge vi sia al primo posto la compassione e l’empatia, infatti “là dove manca la compassione una legge sarà sempre crudele” e “la fragilità umana ha diritto all’indulgenza”. Il problema del post, però, considerava il momento particolare in cui volendo tollerare ad oltranza chi non tollera (e certamente “tollerante” o “intollerante” non va letto in senso assoluto e statico come se si parlasse di un ruolo assegnato ed interamente rappresentativo di un individuo; ma inteso come condizione momentanea, vale a dire tollerante o intollerante per accidente) si accetti di disfare un fondamento che è alla base di una libertà che va in ogni modo salvaguardata, in modo che anche quello stesso intollerante (non in senso assoluto, ma colui che si ritrova ad avere, in quel momento, atteggiamenti intransigenti di chiusura o di profondo egoismo a danno degli altri) possa fruirne. Ed in quel caso, infatti, non si parlerebbe più di tolleranza; ma di lassismo/servilismo/anarchia. Sicuramente, come già affermato da Voltaire, tollerare è una conseguenza necessaria della nostra condizione umana. Siamo tutti figli della fragilità: fallibili ed inclini all’errore. E non resta, dunque, che perdonarci vicendevolmente le nostre follie. Questa la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i diritti umani. Ed è per questo che tutto ciò che possiamo scegliere di continuare a dare è il rispetto, affinché continuando a rispettare chi si sta comportando in modo per noi inaccettabile, si rispetti la sua dignità di essere umano e, così facendo, anche noi stessi. E lo si può fare rifiutando ideologie che portano a divisione e violenza, ma rispettando la libertà e la dignità umana dell’individuo che le sostiene. P.S. Riguardo a Spinoza, non ho capito cosa volessi intendere…per lui le sole cose conoscibili erano pensiero ed estensione e venivano propriamente considerate come “cose” in quanto non risiedenti in noi; ma attributi di Dio, attributi di quella che è unica sostanza. E dal momento che tutto è Dio, allora niente è Dio e di conseguenza niente è io… Alludevi al problema della conoscenza di sé del razionalismo, della serie io, non io, perché io?
 
   
rteo1
rteo1 il 21/03/22 alle 09:16 via WEB
Anzitutto, ottima riflessione e contributo che ampliano e arricchiscono il tema dibattuto. Circa Spinoza, invece, intendevo far riferimento (ma sotto traccia, per non allarmare) alle sue conclusioni nel saggio sulla volontà di vivere dove evidenzia che l'unico modo per sottrarsi a tale volontà, che è volontà della specie, è di combattere e rinunciare ad essa. Impresa impossibile, a quanto pare perché confronterà, ma è l'unico modo per arrestare la volontà di potenza (Nietzsche) correlata a quella di vivere.
 
     
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/03/22 alle 04:52 via WEB
Perdonami, rteo, ma ti stai forse riferendo a "Il Mondo come volontà e rappresentazione" di Schopenhauer? Perché mi parli di sottrazione alla volontà di vita e mi viene in mente lui, come filosofo, e la sua proposta “salvifica” di liberazione dalla voluntas per poter giungere alla noluntas... Poi, sicuramente, un rapporto tra Spinoza e Schopenhauer c’è, perché lui stesso dichiara la loro filosofia interconnessa quanto potrebbe esserlo il Vecchio con il Nuovo Testamento. Ma, per quanto per entrambi il mondo esista per una sua forza interiore e quindi da se stesso, Spinoza si limitò a spersonalizzare il Dio-Creatore (in pratica, quello del Vecchio Testamento) e non arrivò mai alla volontà schopenhaueriana (e, sempre come parallelismo, per intenderci, il Gesù crocefisso del Nuovo Testamento). In Spinoza, infatti, il Deus è una perfezione ed un’unità dalla quale nulla fuoriesce e tutto è divino - ed alla fine il suo è un ottimismo - mentre fu Schopenhauer a sostenere che l’atto di volontà dal quale scaturisce il mondo è un nostro atto, ed è un atto libero. E a formulare l'ipotesi che il principio di ragione, dal quale ogni necessità riceve il suo significato, sia solo una mera forma della sua manifestazione fenomenica. Il piano della rappresentazione governato dal principio della ragione, quindi, ci mostrerebbe come “necessaria” qualcosa che, invece, è “libera”. La nostra libertà, infatti, per Schopenhauer risiede in quello “spazio” pre-umano che pone le condizioni del nostro mondo come semplice rappresentazione. A sua volta, però, lui stesso riprende da Kant i concetti di fenomeno e noumeno. Il primo come prodotto della nostra coscienza, in sostanza il mondo come ci appare; mentre il secondo (il noumeno = la cosa in sé) come fondamento ed essenza vera del mondo. Il fenomeno materiale, quindi, diventa solo un'illusione, un sogno (il velo di Maya di cui parla la filosofia indiana) che non ci permette di accedere alla vera realtà. E la rappresentazione esterna, poi, non sarebbe rivolta solo alle cose esterne ma anche a quella interiore. Gli uomini, quindi, per Schopenhauer cercano di cogliere la coscienza di loro stessi e di un "io" che coincide con la rappresentazione del loro corpo. Con l'intelletto, infatti, ogni uomo si guarda dal di fuori conoscendo se stesso solo come una semplice “cosa” tra le altre “cose”, come un organismo corporeo tra tanti altri corpi; ma non si limita a guardarsi dal di fuori, si identifica proprio in quel corpo e tutto questo genera il dolore. Per questo Schopenhauer lo definisce come un essere dotato di un corpo che oltre ad essere oggetto tra gli oggetti è anche la sede di un senso interno che lo fa coincidere con un impulso inarrestabile: la "volontà". Scopriamo che siamo nel mondo come una sua parte, desiderando certe cose e rifuggendone altre e ripiegandoci in noi stessi scopriamo che la radice noumenica del nostro io è la volontà: noi siamo volontà di vivere, un impulso irrazionale che ci spinge, malgrado noi stessi, a vivere e ad agire. Quindi, noi siamo volontà che ci fa muovere, pensare e che si oggettiva nella realtà fenomenica come corpo; ma la volontà, essendo irrazionale e cieca, distrugge ogni visione del mondo di ordine e armonia lasciando spazio alla follia, alle pulsioni e all'irrazionalità dettate da una volontà che è per l'appunto essenza e "cosa in sé" di ognuno. La volontà, per Schopenhauer, vuole tutto senza mai avere la possibilità di ottenere un appagamento duraturo, pertanto lascia il mondo in preda al dolore cosmico. Per questo, quindi, ipotizza il noluntas - il non volere - come negazione della volontà di vivere - e letteralmente quindi la soppressione del desiderio - per potersi acquietare e dissolversi nel nirvana.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
ARGYRIA il 15/03/22 alle 02:30 via WEB
Non c'é altro che io possa aggiungere al paradosso. P.S.Auguri Ele...gia' quest'anno la data del tuo compleanno ha avuto una triste risonanza mndiale :-((
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/03/22 alle 03:33 via WEB
Già...ma ultimamente le primavere sono sempre bagnate di colori che non vorremmo vedere...Grazie Argyria.
 
ravenback0
ravenback0 il 15/03/22 alle 02:38 via WEB
Il paradosso dice già tutto ma se per l'appunto la tolleranza viene tradotta con le parole in grassetto non si può che ottenere il risultato patetico e grottesco che vediamo. Non c'è un clima di festa in questa primavera ma un compleanno merita il suo momento e va comunque celebrato perciò un brindisi e una fetta di torta (tanto é virtuale) anche se in ritardo l'accetto sempre :) Auguri streghetta! Max.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/03/22 alle 03:34 via WEB
Grazie mille, Max! ;-)
 
legrillonnoirdestael
legrillonnoirdestael il 15/03/22 alle 22:25 via WEB
Sempre acuta e precisa, peccato vivere in un mondo dove anche le menti più brillanti e vivaci debbano essere costrette a ripetere e sottolineare concetti che dovrebbero essere dati per scontati. Che dire, amica mia...gli eventi attuali parlano già chiaramente per tutti, no? Ancora mille auguri per te.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/03/22 alle 03:35 via WEB
E mille grazie, sir Niccolò ;-p
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Arwen71 il 16/03/22 alle 00:37 via WEB
Tollerare tutto, anche ogni atteggiamento intollerante é la considerazione di una tolleranza simile alla libertà di espressione senza limite alcuno, alla Charlie Hebdo, per esempio. Che pur essendo paradossale esiste. E anche al perdono ad oltranza cristiano e alla non violenza neppure come difesa e, considerando quel che sta accadendo anche alla pace ad ogni costo. Mi piacerebbe sapere che ne pensi. Ancora tantissimi auguri di buon compleanno, baby ;-) Bacini.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/03/22 alle 03:48 via WEB
Difatti, Arwen, è così. Ma non è un tollerare tutto, inteso come accogliere ogni azione, anche criminosa, a braccia aperte; ma un distinguere l'ideologia, l'azione o il reato, dalla persona che in quel momento se ne fa portavoce. Come ho appena avuto modo di scrivere a rteo, in risposta al suo commento, siamo tutti figli della fragilità e non resta che perdonarci vicendevolmente le nostre follie. Possiamo rifiutare ideologie che portano a divisione e violenza ma, al contempo, scegliere di continuare a dare rispetto alla persona che, per "n" motivi, in quel momento si ritrova a promuovere quelle idee. Il paradosso nasce, però, non riferendosi alla distinzione tra l'idea e la persona; ma nella possibilità di esprimere un'ideologia che distrugga la possibilità stessa di espressione. Grazie per gli auguri, Mony. Un bacio ;-)
 
woodenship
woodenship il 23/03/22 alle 01:40 via WEB
Che strano, credevo di aver già detto la mia sulla tolleranza. Ma non la vedo qua scritta. Non so cosa possa essere successo. Anche i miei auguri, pensavo di averti lasciato con grande affetto. Chissà dove possono esser finiti..a ogni modo: la tolleranza non è che quello spazio che ammortizza frizioni, permettendo ad un meccanismo di non incepparsi o andare i fumo per l'eccessiva aderenza. Nel caso dei rapporti umani, la tolleranza è quel necessario distacco che impedisce agli individui di impattare violentemente. Certo, l'eccessiva tolleranza può provocare disastri e malfunzionamenti. Ma ciò dipende dalla capacità di calibrarla con attenzione.......auguri ancora con un fiore ed un bacio scintillante di stelle......
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/03/22 alle 03:28 via WEB
Caro wood, mi era sembrato un po' anomalo che tu non lasciassi traccia di un passaggio; ma mi ero detta che magari eri passato per leggere senza aver avuto il tempo di scrivere, magari pensando di ritornare in un secondo momento. D'altro canto non è affatto obbligatorio scrivere commenti. Talvolta Libero inghiotte alcuni messaggi quando si è costretti a dover utilizzare la moderazione, è capitato anche a me :-( Mi dispiace che tu abbia dovuto riproporre il tuo pensiero già precedentemente espresso, ma sono felice di leggerti e di ricevere gli auguri graditissimi ;-) Un abbraccio e una buona notte a te.
 
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