ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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Tutti i passanti sono gentilmente invitati a lasciare fuori da questo blog:
incontinenze di ogni genere e tipo,
pratiche onanistiche finalizzate alla pubblicazione
e manie persecutorie-vittimistiche,
grazie.
Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
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Una volta ho letto una domanda su internet che mi sembra si articolasse più o meno così: Cosa resta dopo?
In un periodo in cui mi interrogo quotidianamente su cosa resti per me – dopo gli impegni inderogabili, dopo un lavoro intransigente, dopo tutto ciò che incombe decurtandoci sistematicamente la razione di tempo necessaria a mantenerci biologicamente vivi – per esistere al di là del respirare, quella domanda chiedeva che cosa rimanesse
dopo l’amore, dopo il disastro, dopo il silenzio.
Ed ho pensato di rispondere, istintivamente, di getto, in una sera di metà giugno torinese, incerto se tuffarsi nell'estate o abbracciarsi ancora ai cieli plumbei, piovendo altri scrosci ventosi e umidi su una primavera ancora fredda. Ci ho pensato e, inevitabilmente, mi sono risposta che rimane il prima che non si perde, il non ancora che preme sul bordo, il durante che si spalanca nell’ovunque e una temporalità che, in verità, è configurazione apparente. Allora, cosa resta dopo? Dopo l’amore, dopo il disastro, dopo il silenzio (ma anche dopo gli impegni inderogabili, dopo un lavoro intransigente, dopo ciò che incombe decurtandoci sistematicamente la razione necessaria a mantenerci biologicamente vivi) resta il prima e il non ancora. Il durante. E tutta l’infinita possibilità che porta con sé un tempo che, in sostanza, nemmeno esiste.
E ho pensato che non è affatto poco.
Immagini TIME – curiouscat RobertoUno – InnerREALISM
N.B. Lancio qui un'altra domanda - che mi era stata posta da misteropagano nei commenti del post precedente e data la mia lunga assenza era rimasta in moderazione - perchè l'interrogativo si rivolga a tutti: ... in merito alla tua chiosa e l'energia emanata dalle parole, e le molteplici e riassuntive tesi sul valore della parola: non trovate che il bi pensiero che in parte ci affligge epocalmente abbia bisogno di essere annoverato in lista aggiornata e discusso, compreso e in qualche modo pertanto superato? L'instabilità del senso, della forma e della sostanza, la fibrillazione continua dell'osservazione, non ci fa irrimediabilmente provare una vertigine dello stesso senso? GRAZIE MISTI... |
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Quanto al cosa fare del bi pensiero e della vertigine di senso confrontarsi su tale tema è arduo cara bella mia, coraggioso, e coglierlo implica un certo training a questo genere di riflessione che tuttavia, appunto, provoca anche vertigini: una spirale turbinosa, una tromba d'aria in cui si è in ogni dove e mescolati in ogni cosa: lasciarsi portare dll'onda, dalla risacca, dalla marea ed uscirne incolumi. Forse anche un fanciullo vi può giocare . Stiamo parlando di parole grazie ELETTRIKA , saltiamo nel tuo blog:*
Non tutti si è artisti, e il tempo fluttuante e instabile suggerisce con forza solo l'adattamento meno doloroso all’arco vitale temporaneo, l’autoinganno strutturato citato da Niccolò, con la vertigine in agguato per chi lo elude: premiabile con lo stesso studio che lì ci ha condotto. La conoscenza non è immobile