Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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EPATER LES BOURGEOIS O...FAIRE PATE AVEC RESTE DE BOURGEOISIE?

 

 

 

PER CONTINUARE A FESTEGGIARE IL MIO COMPLEANNO DA POCO TRASCORSO,

E GIA' CON GLI OCCHI BEN PUNTATI SU UNA PRIMAVERA IN ARRIVO,

(NONOSTANTE LE MACCHIE COLORATE DALLE ZONE COVID)

VORREI CELEBRARE LA LEGGEREZZA CON UN NUOVO

(E SPERO SINTETICO!)

CICLO DI POST

CHE POSSA CESTINARE, UNA VOLTA PER TUTTE,

BUONA PARTE DI QUEI LUOGHI COMUNI

E DI QUELLE SAGGEZZE POPOLARI BEN POCO SAGGE

CHE MI HANNO LOGORATO ORECCHIE, OCCHI E RESPIRO

COME

ED ANCHE PIU'

DEL VIRUS.

 

 

MA VOGLIO INIZIARE PRIMA DI TUTTO...

CON UNA LETTERA.

QUINDI PERDONATEMI, LA SINTESI ARRIVERA' IN SEGUITO, GIA' DAL PROSSIMO...


FILOSOFIA PSICOLOGIA

Vorrei qui iniziare a detronizzare la psicologia, motivando la mia naturale anti-empatia nei suoi confronti, spiegando perché sia figlia di un dio minore, nonché la parente borghese e la sorella bacchettona della filosofia.

La psicologia vive di citazioni convenzionali e stereotipate composte dalle briciole di saggezza stantia, raggrumata nella morale dei padri.

Si autocelebra e trova legittimazione, fortificandosi, attraverso strade già spianate, ripercorrendo sentieri conosciuti e già battuti, passo dopo passo, da secoli di ordinarietà imbiancante, senza accorgersi di proporre sepolcri al posto di reali soluzioni.

La psicologia, cellula amputata dalla costola del pensiero filosofico, con quell’ambizione presuntuosa e un po’ arrogante che appartiene ad ogni novizia, pecca d’ingenuità dilettantistica, pensando di detenere una saggezza originale e inaudita; al contrario, ormai separata dalla matrice filosofica e volendo proseguire autonomamente dalla medicina, non fa che appellarsi all’ordinarietá più insidiosa, rimestando inverosimilmente nell’ovvio ed etichettando senza sosta ogni processo senza concedere reali aperture verso lo stupore e la libertà evolutiva del pensiero e della coscienza.

In nome del sapere crea morte o, alla meno peggio, percorsi incarcerati e assordante prevedibilità.

Laddove, infatti, la filosofia è ricerca ricorrente e rincorrente di un sapere e di una conoscenza liquidi, continuamente trasmutanti e, per loro stessa definizione, mai del tutto acquisibili, la psicologia crede di aver compreso senza cercare, avvalendosi, tra l'altro, di piatti già riccamente apparecchiati e predisposti da altri e, non paga, ritiene anche di poter apporre etichette indelebili sul suo presunto sapere.

Così, mentre la filosofia fa del mistero il suo luogo d’azione e dello stupore fa lo strumento e il fine, la psicologia vive quieta nel suo prefabbricato recinto, premurandosi di far rientrare presto ogni pecora nel proprio ovile e dispensando consigli da buon pastore su ciò che è bene e ciò che è utile, buono o doveroso.

Laddove la scienza seleziona, studia, seziona e classifica solo per ottenere strumenti da utilizzare durante la scoperta infinita sui cammini del dubbio, sempre disposta e pronta ad essere meravigliata in ogni suo passo, la psicologia fa della classificazione il suo fine ultimo ed il punto di arrivo imperituro.

La disciplina che dovrebbe indagare la mente, in sintesi, compie tre gravi errori fondamentali, imperdonabili sul viaggio del sapere.

Prima di tutto si fa chiamare maestra, giocando a dare i famosi consigli come Gesù nel tempio, alla deandreana maniera, con un qualunquismo dai natali fin troppo illegittimi; secondo poi, dopo essersi lasciata facilmente sedurre dalle saggezze più popolari e benpensanti, si prodiga nella prestazione di maestrina illudendo deliberatamente - nella più disonesta delle ipotesi - i propri sedicenti pazienti o, in alternativa - nella visione più ottimistica da un punto di vista etico ma più agghiacciante da tutti gli altri punti - illudendo soprattutto se stessa di promuovere la libertà e l’autenticità, mentre sta semplicemente indottrinando sul bene e sul male, sul diritto e sul rovescio, sul bianco e sul nero delle nostre vite.

E persino quando, in alternativa al dogmatismo, in pieno spirito emulativo, tenta d'indurre parti socraticamente maieutici attraverso il silenzio, lo fa mettendo in scena un mutismo sterile, imbarazzante, inconcludente e dilettantistico.

Ed infine, al terzo posto ma non ultimo nell’ordine d’importanza, conoscendo soltanto la soluzione di un "finale da pecore bianche" declinato e nascosto in ogni sua variante possibile; quando deve gestire il lieto fine di una qualsivoglia pecora nera, per quanto proclami il rispetto e la salvaguardia dell'unicità individuale, non trovando l'ipotesi contemplata nelle sue già definitive etichette, solertemente cerca di lavarla e di redimerla dalla sua eccezionalità. Ed infine, con la presuntuosa certezza di farla felice, immancabilmente prova a ricondurla dentro il gregge, magari convincendola che è la cosa più giusta, assennata e utile per lei.

Niente male davvero per una disciplina che della varietà di soluzioni dovrebbe nutrirsi e dell'eccezionalità fare la sola regola.

Cara, ingenua, insoluta e nevroticamente irrisolta, Psicologia, a te che sei arrivata al mondo un po’ per caso, senza aver compreso ancora bene quale sia il tuo ruolo e dove stai andando, voglio dire una cosa soltanto: la pecora nera, gialla, verdeacqua o a stelle e strisce che sia, non va lavata né redenta, tanto meno ricondotta tra le pecore bianche. E lo sai perché? Perché se non riesci a capirla, classificarla o a riconoscerla nei libretti d'istruzione allineati tra le confetture già inscatolate sulla credenza, é sempre e solo un problema tuo. Mai della pecora.

Tua,

Filosofia.

 

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 28/03/21 alle 08:52 via WEB
Le leggi della psicologia necessariamente risultano essere diverse dalle leggi scientifiche, avendo anche una differente materia d'indagine: mondo interiore all'uomo e mondo materiale, esterno ad esso. Ma senza voler banalizzare o tralasciare l'universo che sta dietro, intorno e all'interno della disciplina psicologica, e senza voler ignorare i suoi metodi statistici, di campionamento e studio sulle condizioni più oggettivabili (le capacità cognitive e di percezione o il rapporto con il cervello e il linguaggio e così via), va riconosciuto che, in ogni caso, la psicologia si aggira necessariamente nei meandri di quel campo minato che è la mente umana. Ed in tutta la complessità data dall'incontro da un'indole soggettiva con il proprio vissuto, il non vissuto immaginato, il conscio, l'inconscio, tenendo conto delle variabili date dall'ambiente, dalle relazioni interpersonali, dall'educazione ricevuta, dal tipo di affettività etc. Un mondo sconfinato e confuso, di per sé difficilmente prevedibile e difficilmente riconducibile in meccanismi ordinati che, al di là della teoria e delle intenzioni affermate sulla carta, la psicologia sembra poi voler ricondurre ad inevitabili equazioni matematiche nei fatti ed in più con l'aggravante di porgere soluzioni dall'esterno. Ed è proprio questo aspetto fatto di "buoni consigli dati come Gesù nel tempio" - e qui tralascio volutamente l'ambito di psicologia clinica che si affianca alla medicina - più che la rispettabilissima indagine rigorosa sull'interiorità della psiche umana di per se stessa, ad essere fallimentare, rendendola inevitabilmente dogmatica e presupponendo una supremazia della realtà sull'idea, dell'oggetto sull'individuo in una tendenza alla percezione stereotipata e, suo malgrado, ad una predisposizione verso un passato conservatore piuttosto che a un presente e un futuro creativi e sconosciuti. Già Ippocrate, primo fra tutti gli iniziatori del pensiero psicologico, ideò una tradizione medica trasmessa fino all’epoca moderna in base alla quale agli umori corporei corrisponderebbero altrettanti temperamenti ed in questa prospettiva costruì una teoria generale dell’uomo come un insieme costituito da umori. La filosofia, quindi, non ha mai negato le categorie, anzi lavora con esse e con le relazioni che esistono tra di esse ma è aperta a qualsiasi metodo. La psicologia, invece, si basa solo sul metodo empirico e statistico; pretendendo poi di procedere da quelli per creare una terapia…Quindi, caro raven...tranquillo, chiamami pure Psiche senza timori ;-P
 
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