Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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I cattivi artisti copiano, i geni rubano.

 

I cattivi artisti copiano, i geni rubano.

(Pablo Picasso)

 

Se dovessi inserire in un ipotetico calderone una certa percentuale d'ingredienti per mescolare la genialità - almeno da quanto suggeriscono gli studi effettuati in tal senso - prima di portare in ebollizione il filtro, dovrei amalgamare un misero 1 per cento di motivazione, un discreto 29 di ottima formazione ed un notevole 70 per cento di lavoro.

C'è anche da aggiungere, però, che la strega sono io, e l'ultimo composto - la spolverata che completa la pozione -  alla fine spetta solo a me. Ed io credo che l'elemento magico mancante si possa individuare facilmente in quel barlume che viene dato in dono solo ad alcuni e che per quanto possa venire considerato "ispirazione" non è definibile in nessun modo. Tranne, forse, con la parola "anomalia"...perché dopotutto di questo si tratta: una magnifica anomalia sul sistema della normalità.

Laddove, sia ben chiaro, la normalità sta per "24 ore di calma piatta con trascurabili rialzi occasionali."

(In tutti, tutti e ripeto tutti i sensi).

 

Il genio, al contrario, è colui che detiene la capacità di vedere dieci cose lá dove l’uomo comune ne vede una, o dove l’uomo di talento ne vede due o tre. La sua qualità principale, infatti, non è nemmeno la perfezione quanto proprio l’originalità e con essa la meravigliosa capacità di aprire senza sosta "nuovi ed imprevisti confini".

Pertanto, condannare una mente geniale alle questioni pusille di tempo, denaro, ambizione sociale e professionale - che tanto stanno a cuore a piccoli e grandi uomini comuni - è davvero come voler mettere un cavallo da corsa su di un tapis roulant.

Perché queste cose interessano solo agli spiriti mediocri. Vale a dire ai ligi ragionieri delle regole, anche se poi ragionieri propriamente non sono e magari sono ingegneri, letterati, medici oppure operai.

Ma sempre ragionieri restano. E restano ragionieri pure se fanno gli artisti.

E possiamo chiamarli indifferentemente anche burocrati della massa, pastori di greggi candide, o le classiche pecore bianche - come volete voi, tanto sono tutti sinonimi - ma gli uomini di genio, in ogni caso, sono e resteranno sempre altri.

E questi miracolose menti molto spesso non le troveremo neppure fra i primi studenti della classe o tra gli individui più lodati perché, addirittura, risultano incapaci di studiare durante la loro gioventù.

Ed in buona sostanza, parafrasando i Vangeli si puó serenamente asserire che è paradossalmente più facile trovare - accanto al notissimo cammello nella cruna di un ago - una mente geniale in un reparto psichiatrico o chiuso in un eremo, piuttosto che ben inserito tra i "vip della società".

Perché se non é affatto difficile contare uno, cento, milioni di uomini talentuosi ai vertici del successo, resta invece molto raro trovarvi un genio. Ma l'abbiamo detto: talentuosi non significa geni, ed è infinitamente più probabile che una mente prodigiosa sia un outsider tra gli outsiders che non un direttore di banca o uno scrittore di successo.

I geni molto spesso sono abbracciati da disturbi bipolari, baciati da spettri autistici o marchiati da angosce paniche e sensibilità esasperate e più o meno inconsciamente sentono che bisogna imparare tutto in modo diverso da come lo impara la massa. Anche quando la massa é composta da talenti.

Ma nel caso ve lo chiedeste, no, non basta buttare nella discarica la propria vita fatta a pezzi, chiamando in soccorso una eventuale e poco probabile sregolatezza geniale, non basta distruggersi per diventare artisti maledetti.

E non è sufficiente neppure quando si è effettivamente e tangibilmente bravi e magari davvero si sa scrivere, o si conosce profondamente la musica, si hanno buone idee,  una mente chirurgicamente e strategicamente scientifica o se,  in definitiva, artisti innovativi ed evoluti lo si è veramente.

Il punto, difatti, é molto semplice: forse si può anche dannare la propria vita nel nome della genialità; ma se si ha solo del talento, resta una mossa da stupidi.

Perché se è vero che in qualche misura la genialità non è altro che l’infanzia ritrovata a volontà,  essenzialmente è comunque un equilibrio conquistato sul bordo dell’impossibile. Ed è solo per questo che alla fine dei giochi le si può perdonare tutto (o quasi).

E se un genio nasce tale, e probabilmente (almeno in parte) é corretto dire che nulla gli deve mai essere insegnato, questo è vero per una sola ragione: perchè i suoi errori sono invariabilmente una possibile anticamera della scoperta.

Anche perché avere genio - più di ogni altra cosa - significa partecipare all’irrazionalità del cosmo ed agire come quelle temperature estremamente elevate che hanno il potere di dissociare le combinazioni di atomi e di raggrupparli in un ordine assolutamente contrario, rispondente a tutt’altro tipo.

E quindi, alla fine, non è affatto per una questione di cliché se un'anima geniale preferisce abitare al piano di sopra della casa della follia; ma per una semplice e facilmente comprensibile questione d'interessi comuni.

Il genio - lo sappiamo - altro non è altro se non una forma autorizzata di follia, una pazzia con metodo. Ma se sono abbastanza d’accordo con l’affermazione del dottor Nordau che tutti gli uomini di genio sono pazzi, mi trovo ancora di più d'accordo con Oscar Wilde quando sostiene come il dottor Nordau dimentichi che (quasi) tutti gli uomini sani di mente abbiano una buona possibilità di essere idioti.

I geni sono così, e di quel che la gente può osservare in loro, o pensare, credere e dire di loro, in poche parole (tre sole):

Se - ne - fregano!

Sono come i temporali, e vanno convintamente contro il vento. Gli sguardi incuriositi o contrari, i mormorii ed i rimproveri  intorno a loro non li avvertono nemmeno: loro fanno altro, sono altrove.

I geni non sprecano tempo a cercare o anche solo a desiderare consensi dalla gente, loro terrorizzano la gente, loro purificano l’aria.

Non a caso, infatti, si dice che solo l’idiota e le menti geniali siano capaci d'infrangere a dovere le leggi fatte dall’uomo, ed io penso che forse è per questo che, alla fine, siano proprio loro i più vicini al cuore di Dio.

 

 

E non preoccupatevi se avete dubbi sull'essere o non essere un genio, non c'è umiltà che tenga: chi lo è sa di esserlo, se non altro per una cristallina capacità di giudizio.

E se avete anche solo una briciola di talento, non temete neppure di non poterlo riconoscere nel caso lo incontraste... io credo che il genio sia sempre riconoscibile, se non si è totalmente  stupidi.

Ma attenzione, però, perché se almeno in parte é vero che quando un genio appare in questo mondo lo si può distinguere dal fatto che tutti gli idioti sono coalizzati contro di lui, è anche vero che essere platealmente riconosciuti come un incapace non è sempre una garanzia di genialità incompresa...Meglio valutare da quale aristicratico pulpito il giudizio viene espresso prima di autocelebrarsi come Il proverbiale ciuchino. 

Anche perchè, chiariamolo ancora e sempre, se nell'ambito del mero spettacolo il pubblico sará pure il solo ed indiscusso sovrano, per le arti e per le scienze la questione è un tantino diversa e quel medesimo pubblico - ammesso che presenzi ed abbia qualche interesse per le arti e per le scienze - così meravigliosamente tollerante e pronto a perdonare tutto e tutti, non solo mal sopporta la genialità ma difficilmente la capisce ed il suo consenso (o dissenso) puó avere un'attendibilitá veramente prossima allo zero.

Ancora una volta, però, possiamo stare piuttosto tranquilli perché la mediocrità non riuscirà comunque a fare danni permanenti.

Difatti é cosa nota che un genio autentico, proprio con quelle stesse pietre che il pubblico gli avrá inevitabilmente tirato addosso, si adopererá a costruire nuove strade per tutti. Perché alla fine - volendolo o meno -  la genialitá crea sempre una concordanza tra il mondo esteriore fenomenico ed il mondo (ideale) dove vive. 

Ma poi, a dirla tutta...basterebbe anche poco per essere un pochino di più - e tutti - geniali.

Dopotutto qualsiasi uomo che tenga aperti gli occhi e sappia restare fedele alle decisioni prese per poterle realizzare - ma questo, bene inteso, non esclude il fatto di sapersi evolvere, cambiando anche idea - senza neanche rendersene conto diventa un genio.

E chi proprio non riesce a trovare dentro di sé il proprio genio, almeno dovrebbe cercare la voglia - per se stesso, e non per gli altri, chi se ne frega degli altri...- di avere talento.

E chi proprio non ha talento, di avere almeno un'inclinazione.

E chi non ha nessuna inclinazione può, comunque, sempre mantenere la prestanza innocente della materia prima. Quella materia a cui, è vero, pare non spetti alcun obbligo ma d'altro canto anche nessuna intromissione...

Inoltre qualcuno sostiene - e lo penso anche io, quando non sono scioccamente occupata a contare l'idiozia del genere umano - che ogni essere sia effettivamente geniale almeno una volta l’anno, e che i veri geni alla fine siano solamente quegli individui che non hanno mai paura di esprimere in qualsiasi contesto e tempo si trovino, proprio quelle medesime idee brillanti che tutti noi talvolta, o di frequente, abbiamo.

Sono realmente convinta che tutta l’umanità giunga al mondo con più regali di quanto sia consapevole di avere e che davvero la maggior parte di noi nasca geniale, o perlomeno ne abbia ogni potenzialitá; ma sono altrettanto convinta che, subito dopo, perda tutta questa genialità molto rapidamente.

 

Ogni creatura è un genio.

Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi,

questo passerà l’intera vita a credersi un incapace.

Albert Einstein


 

"Si vive imitando il passato. Ed è oltre quell'imitazione il genio. In quella realtà in cui, uomo e dio diventano una cosa sola."

Grazie al contributo in divenire di Nat!

 

N.B.


Per questo, quando sarò in decrepitudine, vorrei poter ancora

avere la voglia e la convinzione di dire ad un giovane prudente:

 

"Vai, buttati e rischia tutto quello che hai,

perché ho vissuto abbastanza per poterti dire che nella vita

i soldi, la paura e l'orgoglio

non hanno nessunissimo valore

e queste questioncelle piccole piccole,

se non sei piccolo anche tu,

lasciale ai cervellini piccoli piccoli

e a tutti i loro rosari di buon senso.

Un buon senso piccolo piccolo piccolo..."

 

Ed un'altra cosa.


Lo so che va di moda dare raccomandazioni del tipo

"quando verrà la morte fatevi trovare vivi".

Ecco...io invece rispondo anche no, grazie.

Voi fate un po' come vi pare;

ma per quanto mi riguarda

la morte non mi prenderà affatto viva,

mi dovrà trovare già completamente morta.

E possibilmente,

 con un sorriso in volto

e con un dito ben alzato

- freddo e rigido -

pronto ad accoglierla.


 

 

 

 
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