Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

« E LA GENTE RIMASE A CASA...TRA NUOVE FASI ED ETERNE... »

IN QUESTO PERIODO ANOMALO

 

 

Da quando è iniziato questo periodo anomalo - quasi lontano dalle leggi spazio-temporali, apparentemente molto chiaro, ma in realtà più confuso di quanto si abbia voglia di pensare - ho prima guerreggiato contro gli atteggiamenti di sconsiderato assalto ai viveri e ai disinfettanti, ricordando chiaramente che il panico travolge e trasforma la coscienziosità e la prudenza in follia, ammalando e abbassando le difese immunitarie anche laddove gli anticorpi avrebbero fronteggiato corone ed eserciti di virus ed, infine, sono riuscita, pur commuovendomi per qualche suggestione empatica, a non farmi sedurre da un buonismo che non mi appartiene.

I medici sono diventati improvvisamente eroi per la doxa, gli esseri umani sono diventati trepitanti anime immacolate ed incarcerate senza colpa nè reato e tutti sembrano non riuscire più a contenersi, orfani di abbracci, desiderosi di vicinanza con chicchessia.

Ecco. Tutto questo è molto sentimentale e anche rassicurante; ma io non sono per nulla sentimentale, semmai romantica - che poi è proprio il contrario - e le cose le vedo in un altro modo. 

I medici, e tutti i sanitari in genere, sono da sempre in prima linea e, per definizione, chi cura, a contatto diretto con un contagio o con situazioni precarie e in emergenza di tempo, è sempre esposto a rischi: fa parte del mestiere essere chiamati a decisioni eticamente dolorose, razionalmente scomode ed abitualmente lavorare in condizioni difficili. E questo tutti i giorni, in tempi di pace come in tempi di guerra, sotto il sole della primavera o sotto le bombe, in tempi di contaminazioni o di scarsità - di mezzi, di personale, di presidi - perchè si chiama medicina, il lavoro è questo. Ed il giuramento di Ippocrate non è un vezzo storico.

Peccato, però, che per la doxa i medici diventino eroi, all'improvviso, solo quando egoisticamente le fa comodo e che siano glorificati quando il singolo ingrato teme per la propria salvezza, così come lo diventano in ugual modo i poliziotti, ma solo dopo che sono stati lì a difenderlo o i vigili del fuoco, se arrivano in tempo, quando gli crolla addosso il fragile tetto della sua vanagloria.

Ed è per questo che voglio ancora ricordare a tutti che, proprio fra coloro che squittiscono ringraziamenti a destra e a manca, ci sono moltissimi di quegli individui intransigenti e boriosi, pretenziosi e pretestuosi che fino all'altro ieri blateravano accuse di malasanità, impugnando l'arma del reclamo ad ogni minuto di ritardo prima di una visita e ad ogni conto da pagare, ignorando completamente l'essere umano che stava dietro la divisa sanitaria con la stanchezza di turni infiniti o l'esigenza umana di assentarsi senza preavviso per andare al funerale del proprio genitore e che, probabilmente, di nuovo, dal primo giorno in cui finirà l'emergenza torneranno ancora, senza un minimo di assennatezza, vergogna o umiltà a vomitare le loro inutili rimostranze.

Io, di questi ringraziamenti dettati solo dall'opportunità e dalla paura, me ne faccio talmente poco che nemmeno li sento.

Sono ben altri i grazie che si possono dimostrare senza tanti stucchevoli sentimentalismi, tra un'accusa e l'altra. Sarebbe già più che sufficiente, infatti, che invece dell'eroismo si riconoscesse almeno l'umanità nelle persone.

E per quanto riguarda gli abbracci, vi ricordo che in tempi non sospetti, vale a dire fino all'altro ieri, l'unico desiderio di buona parte della popolazione mondiale era quello di sgomitare il vicino di casa anche per arrivare prima all'ascensore e ricordo che questa gente, adesso tutta farcita di buoni sentimenti e piena di rosea fratellanza, era disposta ad usare anche le spranghe per avvalersi di un parcheggio.

E adesso? Saranno, forse loro quegli stessi che si sentono morire per l'insopprimibile desiderio di abbracciare il loro prossimo?

Non ho la risposta e forse nemmeno m'interessa averla; ma aggiungo ancora una cosa.

In tutto questo è anche piuttosto penoso pensare che sia la televisione a dover offrire consigli su come impiegare il tempo in casa.

E' difficile da credere che sia necessario che qualcuno ti ricordi che si può leggere - tanto per cambiare - o accostarsi anche solo vagamente all'arte e all'attività del sogno, invece di cucinare e pulire tapparelle compulsivamente dalle cinque del mattino alle cinque della sera no stop.

Davvero esiste una volontà umana che si pregia di esistere solo attraverso la possibilità di leggersi un caffè al bar e si manifesta nella sola espressione di aggirarsi tra le bancarelle di un mercato rionale al mattino e guardare contenitori televisi al pomeriggio?

Mi augurerei di no, ma evidentemente la risposta è si.

Basta, ho concluso con la mia crociata fuori dal coro di Mameli.

Ma, in sintesi, dovessi dire, ancora adesso, come continuo a vedere tutta questa roba...direi che la risposta l'ho trovata saltellando fra le pagine de Il Maestro e Margherita di Bulgakov.

 

Fu allora che qualcosa mi successe. Il diavolo sa che cosa, ma Stravinskij deve averlo capito da tempo. Cioè, mi piombò addosso l'angoscia ed ebbi strani presentimenti...  

Il secondo stadio fu quello dello stupore.

In ogni riga di quegli articoli si sentiva qualcosa di estremamente falso e incerto, nonostante il loro tono minaccioso e sicuro.

Mi sembrava che gli autori di quegli articoli dicessero cose diverse da quelle che avrebbero voluto dire...

Poi, capisce, giunse il terzo stadio, quello della paura. Paura di fronte ad altre cose, che non riguardavano assolutamente né gli articoli, né il romanzo. 

Mi perdoni, - replicò con dolcezza lo sconosciuto - per dirigere bisogna avere un piano esatto per un periodo abbastanza lungo. Mi permetta perciò di chiederle come l'uomo può dirigere, se non solo gli manca la possibilità di fare un piano perfino per un periodo ridicolamente breve come, diciamo, un millennio, ma non è neppure in grado di rispondere del proprio domani... -

Ma succede anche di peggio: uno magari ha appena deciso di andare a Kislovdsk - qui il forestiero guardò Berlioz strizzando gli occhi -

una cosuccia da nulla, si direbbe, ma non riesca a fare neppure quella, perché scivola e va a finire sotto un tram!

 

N.B.

 

Ah, si, e auguri per domani; ma ricordiamoci che per avere una risurrezione è necessario prima morire a noi stessi e che non c'è cambiamento nè rinascita se si continuano ad immolare e crocifiggere agnelli, credendo di fare cosa gradita a chi, a sua volta, si è immolato per portare la vita, o se si continua a lavarsene le mani - esattamente come Pilato - perchè se il marcio è dentro, l'Amuchina non serve. Nemmeno pagata a caro prezzo.

Buona Risurrezione a tutte/i,

EleP.

 

 


 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 20/04/20 alle 21:20 via WEB
Sai wood, come ho avuto modo di dirti anche in altre circostanze, io mi sento (almeno mentalmente) tanto apolitica quanto apolide, pur rendendomi pienamente conto che è impossibile non far parte di una politica - vale a dire rientrarci, anche nostro malgrado, almeno nella misura in cui dobbiamo convivere con le regole sociali e le direttive della polis - ed allo stesso modo, per gli stessi motivi, non subire gli effetti di un'appartenenza ad una specifica cittadinanza; ma qui si va oltre la politica. Ed oltre le fazioni, le preferenze. Davvero, soprattutto in questi casi, si dovrebbe solo pensare in modo autonomo, ragionare e guardare con un minimo di lucidità (il che, però, proprio in virtù all'appartenenza faziosa insita nella natura stessa della politica, diventa, in moti casi quasi impensabile). E come sempre devo dirti più di grazie per i tuoi interventi e la tua attenzione. A presto, caro wood.
 
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