ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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AVVISO AI NAVIGANTI...
Tutti i passanti sono gentilmente invitati a lasciare fuori da questo blog:
incontinenze di ogni genere e tipo,
pratiche onanistiche finalizzate alla pubblicazione
e manie persecutorie-vittimistiche,
grazie.
Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
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Non è un bel momento.
Sono stata cresciuta dai nonni fin da quando avevo pochi mesi e la mia famiglia è stata da sempre, ante litteram, una famiglia allargata. Non è di questo, però, che oggi voglio parlare e, per andare dritta al punto, specifico che ho sempre avuto un rapporto saltuario e non regolare, diciamo non istituzionale, con mia madre.
La mia vera mamma è stata, per me, la mia nonna paterna.
Era lei che chiamavo mami in mille modi diversi e non mia madre.
Mia madre è sempre stata Lilly - una figura giovane e indefinita, esteticamente attraente e con un ottimo profumo, pochi gioielli accuratamente scelti, vestiti eleganti e classici accompagnati da qualche accessorio singolare ed insolito - che, di tanto in tanto, circa ogni settimana, giorno più o giorno meno, si materializzava nella mia vita.
Un'ipotetica zia? Una sorella molto più grande? A tre anni non lo sapevo con certezza, nonostante fossi lievemente confusa da questa figura che m'invitava a farsi chiamare "mamma" quando io, di madre, ne avevo già una, tutti i giorni per 24 ore al giorno; ma via via che crescevo, ho imparato a capire chi fosse e a riconoscerle un ruolo nella mia vita.
Sebbene, comunque, a distanza, in case e famiglie distinte e, soprattutto, con mentalità e gusti agli antipodi.
È stato sempre diluito il rapporto tra di noi. A volte leggero e superficiale, a volte stridente e acido di attriti feroci, ma invariabilmente problematico, per quanto ci si sforzasse.
E quand'anche lei non avesse fatto le scelte che ha fatto, io credo che saremmo rimaste fondamentalmente incompatibili, come l'olio quando s'incontra con l'acqua.
Da qualche tempo, però, la sua condizione mentale è degenerata: l'ombra dell'Alzheimer ha assunto forme sempre più grandi che le valutazioni diagnostiche non avevano saputo cogliere, perché ancora non supportate da evidenze cliniche. Fino ad arrivare ad oggi. O, meglio a qualche settimana fa, quando è stata ricoverata con la polmonite, perché si sa che piove sempre e di più dove già è bagnato.
Ed oltre alla malattia neurodegenerativa, è spuntata anche una massa polmonare inoperabile e non trattabile ed io non immaginavo che sarei stata così male per lei.
Ma adesso, come sempre accade, mi vengono in mente solo le cose belle (e nemmeno così tante, in verità) che mi ha detto o che ha fatto nella sua vita: un cagnolino di legno con le rotelline che mi ha comprato quando avevo 4 anni, il pigiama con il panda che voleva darmi in ospedale (non era nemmeno suo, ma credeva lo fosse) ed il fatto che si preoccupasse se mangiavo o che avessi le mani fredde, anche se non ragionava più.
Un giorno si è commossa vedendo una ragazzina down che giocava con il padre e ripeteva - più a se stessa che a me - quanto doveva essere bello avere un papà con cui giocare, perché lei non l'aveva mai avuto. E rimpiangeva di non aver potuto crearsi una famiglia numerosa.
Ha combinato molti guai - non vi è dubbio - ed alcuni errori; ma non ho neppure una briciola di rancore verso di lei o per quello che mi ha fatto. Vorrei solo che stesse bene e che potesse essere ancora un poco felice e serena.
E soprattutto non voglio che altri medici impotenti e confusi ne parlino come se fosse un relitto da abbandonare ad una fine certa ed orrenda.
Ed allora, finché ci sarò io, vi dico che oggi qui non morirà proprio nessuno. E di certo, non così...
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